PER LA CURA DELLA CASA COMUNE
L’installazione all’Orto Botanico di Roma

Una “cappella vivente” sussurra le parole del creato

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05 dicembre 2020

Il compositore australiano-canadese Julian Darius Revie legge l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco e ne rimane colpito: già nel 2015 sente forte l’esortazione a ritrovare «un’armonia tra uomo e natura» e riflette su come l’«armonia sia una parola della musica»: «quindi si sente come chiamato in causa in prima persona, cercando di trovare una sintesi per poter rappresentare» concretamente i principi messi in luce dal Pontefice. Nasce così l’idea di realizzare una “Cappella vivente”, la Living Chapel, inaugurata nel giugno scorso all’Orto Botanico di Roma. Si tratta di una installazione architettonica ispirata alla Porziuncola di Assisi e alla Laudato si’ che unisce natura, arte e religione, fatta di piante, materiali riciclati e, appunto, armonie musicali. A parlarne in una intervista rilasciata a Vatican News e a raccontarne la genesi è l’architetto paesaggista Consuelo Fabriani, direttrice del Programma Living Chapel, che ha seguito e curato l’intera realizzazione.

È il frutto, spiega, di un lavoro corale promosso dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, che vede coinvolti inoltre l’architetto canadese Gillean Denny, un centinaio di allievi della Pennsylvania State University, l’Università La Sapienza di Roma, l’Onu, il Movimento cattolico mondiale per il clima.

L’installazione


Composta da decine di steel drums, strumenti a percussione ottenuti in questa occasione dal riuso di barili di petrolio e altri materiali, le cui armonie sono “mosse” dall’acqua che le cattura tra i rami di piante ed arbusti, la struttura è stata realizzata negli Usa, da dove «è partita a fine gennaio 2020 in due grandi container», racconta l’architetto Fabriani: «È arrivata a Roma a metà marzo, quando la città era completamente in lockdown, e abbiamo iniziato a costruirla».

È il primo esemplare di Living Chapel realizzato al mondo e nei prossimi mesi — monitorando l'evoluzione della pandemia da coronavirus — è previsto un pellegrinaggio anche in altre zone d’Italia, dove ne stanno sorgendo già altri. Questa installazione «è diventata un simbolo particolare, proprio perché è stata assemblata in un momento molto difficile, quello dell’emergenza covid».

«Stiamo ora lavorando — aggiunge la responsabile del progetto — per realizzarne una in Sahel e una nell’Amazzonia ecuadoriana, quindi in punti del pianeta particolarmente vulnerabili, con l'obiettivo di accendere un faro e un’attenzione su queste zone e per portare avanti anche il progetto di azione che porta con sé la Living Chapel, quello della riforestazione».

Tutta la terra è casa di Dio


«Il suo progetto concreto — prosegue Consuelo Fabriani — è quello di andare a piantare alberi, sostenendo la One Trillion Tree Campaign delle Nazioni Unite». Il contesto rimane quello di ristabilire un’armonia tra il Creatore, l’umanità e tutto il creato, per dirla con le parole di Papa Francesco, riproposte da don Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore del settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, intervistato da Vatican News. «La Living Chapel, come ogni cappella, ci fa ricordare — evidenzia il salesiano — che tutta la terra è la casa di Dio, come il Pontefice ha detto anche nel Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato del primo settembre: questa terra è la casa di Dio perché Dio stesso, nell'incarnazione, si è fatto carne su questa terra. La Living Chapel — sottolinea ancora — ci fa ricordare che questa terra è sacra, che dobbiamo rispettarla, dobbiamo prenderci cura di questa casa. Come ogni cappella, è un luogo prezioso, importante che ci mette in contatto con Dio stesso».

La prima Cappella vivente


L'idea di un polmone verde sorto tra l’edilizia metropolitana di Roma, sia storica sia più recente, risponde a quella crisi ambientale e sociale messa in risalto da Papa Francesco, in cui — gli fa eco don Kureethadam — rimbomba il “il grido della terra e dei poveri”. Di fronte all’emergenza climatica in atto, ricorda, «gli scienziati ci dicono che, piantando almeno un trilione di alberi, riusciremo a rispondere quasi a un terzo del problema: allora questa cappella diventa il luogo da cui parte la missione di distribuire piante e semi che a loro volta creeranno migliaia di alberi qui a Roma e in tutto il mondo: questa è la cappella “madre”, la prima “Cappella vivente”, ma sogniamo di avere migliaia di queste cappelle in tutto il mondo, che poi a loro volta porteranno alla creazione di Giardini Laudato si’, Parchi Laudato si’, a tantissimi nuovi alberi, come già sta succedendo, in modo da ricoprire di nuovo questo pianeta di verde».

Un atto di generosità


Nell'Anno dell'anniversario speciale per la Laudato si', alla Living Chapel è infatti cominciato il programma di distribuzione delle piante destinate ad associazioni, scuole, parrocchie, persone di buona volontà. «Stiamo creando degli eventi all'Orto Botanico, per distribuire — a chi ne ha fatto richiesta precedentemente — dei piccoli alberi che abbiamo messo a dimora a partire dallo scorso autunno e che stanno crescendo in prossimità della Living Chapel», annuncia l’architetto Fabriani. «Sono perlopiù alberi forestali tipici dell'area del centro-sud Europa, principalmente piccoli frassini, querce, aceri, cipressi e alberi da frutto, anche di frutti antichi donati al progetto dalla Fondazione di Archeologia Arborea, che fa un lavoro molto importante di recupero di antiche varietà da frutto».

«Piantare un albero — ci tiene a mettere in luce la direttrice del Programma Living Chapel — è un atto di generosità nei confronti della vita ed è per questo che è importante passare all’azione anche attraverso i giovani, perché i ragazzi di oggi sono quelli che pianteranno gli alberi per i ragazzi di domani. C’è una catena che si sta mettendo in atto: noi adulti oggi possiamo trasmettere ai giovani una conoscenza e un’attitudine nei confronti dell’ambiente affinché siano proprio questi ragazzi a costruire qualcosa di migliore per le generazioni future». D’altra parte, aggiunge don Kureethadam, «la cura del creato è un tema universale e il sottotitolo della Laudato si’ può aiutarci: “Sulla cura della casa comune”. Tutti noi abitiamo in questa unica casa, possiamo essere cristiani, musulmani, buddisti. La “Cappella Vivente” ispirata alla Laudato si’ potrebbe allora davvero essere un simbolo di questa fraternità, di cui adesso abbiamo anche la nuova enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti”: per dire che, come in una famiglia, siamo chiamati a prenderci cura “gli uni degli altri”».

di Giada Aquilino