L’impegno della Caritas

Anticorpi della solidarietà

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05 dicembre 2020

Un tempo difficile e di grande sofferenza in tutti gli angoli del mondo questo attuale della pandemia, di fronte al quale i volontari di Caritas sono ancora più impegnati nel fronteggiare le diverse situazioni di emergenza a vari livelli che ne sono conseguite, sempre in costante collegamento con gli altri organismi nazionali tramite la “rete” di Caritas internationalis. Nello specifico della realtà italiana, forti di un esercito di cura e assistenza formato da circa 62 mila operatori a partire dai giovani impegnati nel servizio civile, con oltre cinquemila “nuove leve” sotto i 34 anni attivate per il drammatico momento visto che 19 mila over 65 sono stati costretti a fermarsi per ragioni di sicurezza sanitaria. Da nord a sud del Paese, sono circa sette milioni, secondo recenti cifre rese note dall’Istat, le persone che si impegnano in attività volontarie, o tramite organizzazioni, gruppi più o meno formalizzati (circa quattro milioni), o individualmente, cioè senza far ricorso ad alcuna intermediazione organizzativa. Tra cui quelle che forniscono il loro contributo nei 16.700 servizi socio-assistenziali ecclesiali in cui operano in circa 488 mila tra collaborazioni gratuite e retribuite, secondo dati aggiornati dalla Caritas, continuando in tempo di pandemia a non far mancare la loro prossimità e generosità verso i più poveri e i più vulnerabili.

Segnali, questi, della presenza di “anticorpi della solidarietà”, per citare il titolo del rapporto Caritas 2020 su povertà ed esclusione, che rappresentano un significativo messaggio di speranza davanti a tanto scoramento causato da una crisi infinita. Una crisi che, secondo recenti dati pubblicati da Banca d’Italia, ha provocato una riduzione di reddito per la metà delle famiglie italiane, anche tenendo conto degli eventuali strumenti di sostegno ricevuti; addirittura per il 15 per cento del campione considerato il calo è di oltre la metà del reddito complessivo, con molti giovani che dal precariato sono passati alla disoccupazione. Le stesse Caritas diocesane hanno registrato da inizio pandemia un incremento del 12,7 per cento del numero di persone accompagnate rispetto al 2019: un quadro di impoverimento ingigantitosi in pochi mesi e che ha visto passare nel 2020 la percentuale di coloro che si rivolgono per la prima volta ai centri di ascolto dal 31 al 45 per cento.

Un dato confortante è rappresentato dal sempre più intenso coinvolgimento della comunità con un’attivazione solidale che riguarda enti pubblici, enti privati o terzo settore, parrocchie, gruppi di volontariato, singoli. Di fronte al mutare dei bisogni e delle richieste, sono cambiati o si sono adattati anche i servizi e gli interventi, in particolare i servizi di ascolto e accompagnamento telefonico con oltre ventimila contatti registrati o anche in presenza negli ospedali e nelle Rsa; la fornitura di pasti da asporto e consegne a domicilio per oltre 55 mila bisognosi; la distribuzione di dispositivi di protezione individuale e di igienizzanti a circa 290 mila persone; le attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi costretti alla stanzialità; la rimodulazione dei servizi per i senza dimora; i servizi di supporto psicologico; le iniziative di aiuto alle famiglie per smart working e didattica a distanza; gli interventi a sostegno delle piccole imprese; l’accompagnamento all’esperienza del lutto. Fondamentale in questi ambiti l’apporto dei volontari a sostegno delle disparate e innumerevoli esigenze: nella metà dei casi i servizi e gli operatori Caritas sono stati identificati come la principale forma di aiuto e supporto, sia concreto che psicologico durante l’emergenza covid.

di Rosario Capomasi