A quarant’anni dall’uccisione delle quattro missionarie in Salvador

La vittoria della luce sulle tenebre

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03 dicembre 2020

Jean, Dorothy, Ita e Maura sono i nomi delle quattro missionarie in Salvador ricordate dal Papa durante l’udienza generale di mercoledì mattina, 2 dicembre, a quarant’anni esatti dall’uccisione avvenuta nel 1980. Della loro significativa testimonianza di servizio agli ultimi ha fatto memoria anche il cardinale Michael Czerny durante la messa celebrata nel pomeriggio nell’oratorio del Caravita a Roma.

«Furono testimoni di un Dio» il cui amore «preferenziale è per i poveri e gli emarginati», ha detto il porporato all’omelia. Lo fecero «non tanto con le parole, ma ri-creando e certamente re-incarnando quello che narra il Vangelo» nel brano di di Matteo della liturgia del giorno: «Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì» (15, 30). Come fece Gesù con i potenti della sua epoca, anche «le quattro missionarie dettero testimonianza a chi ha orecchi ma non ascolta il grido dei poveri, e i cui occhi arroganti e cinici non vedono che il regno di Dio è vicino».

Le statunitensi Jean Donovan, Dorothy Kazel, Ita Ford e Maura Clarke «furono evangelizzatrici e martiri». La prima era una volontaria di Cleveland, la seconda una suora orsolina e le altre, due domenicane di Maryknoll. «È loro, misteriosamente, ma senza dubbio alcuno, la vittoria, perché le azioni energiche e coraggiose di solidarietà e compassione persistono in condizioni terribili e pericolose» ha sottolineato il cardinale gesuita. I crimini brutali «fallirono e non riuscirono a fermare l’evangelizzazione». E Cristo «continua a offrire la sua vita, anche in questo anno di pandemia», con «la promessa sicura» che Egli «vincerà la morte per sempre», ha osservato il celebrante attualizzando la riflessione. Il cardinale ha ricordato il racconto di un testimone di quel brutale assassinio, il missionario canadese Gregory Chisholm, che attualmente lavora a Pucallpa, nell’Amazzonia peruviana. Egli afferma che, il 27 novembre 1980, a distanza di otto mesi dal martirio dell’arcivescovo Óscar Arnulfo Romero y Galdámez, vennero sequestrati e uccisi cinque alti dirigenti del Fronte democratico rivoluzionario. Una delegazione della Chiesa ecumenica composta da cinque persone di nazionalità canadese e statunitense si recò in El Salvador per partecipare ai funerali. Tra questi, vi era proprio padre Chisholm, che giunse nel pomeriggio del 2 dicembre all’aeroporto della capitale. Lì incontrò Dorothy e Jean, che attendevano il ritorno da Managua delle due religiose domenicane di Maryknoll. Nel tratto di strada che portava dall’aeroporto alla città, il pulmino della delegazione ecumenica venne fermato dalle forze di sicurezza nazionale. «Poco dopo — ha ricordato il cardinale — nello stesso luogo, le stesse forze di sicurezza fermarono un veicolo identico». A bordo c’erano le quattro missionarie, che furono picchiate, violentate e uccise. I loro corpi vennero scoperti poi con un proiettile in testa, interrati in una fossa.

Ma questa non è «l’ultima parola della passione di Jean, Dorothy, Ita e Maura», ha fatto notare Czerny, rimarcando che qualche anno dopo quattro ex-membri della guardia nazionale furono condannati per l’assassinio e uno di loro «chiese perdono».

E ciò, ha osservato, «non costituisce una vendetta che viene dalla mano della giustizia umana imperfetta, ma dalla riconciliazione divina: questa è senza dubbio una vittoria della misericordia, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte».