Firmato un accordo con l’Onu per gli aiuti al Tigray

L’Etiopia consente l’accesso umanitario

epa08858036 An Ethiopian refugee woman with her child from Tigray region wait to receive aid at the ...
03 dicembre 2020

L’Etiopia e le Nazioni Unite hanno firmato un accordo per garantire un accesso «senza ostacoli» agli aiuti umanitari nella regione settentrionale del Tigray, teatro ormai da quasi un mese di sanguinosi scontri armati tra le forze federali e il Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf).

L’intesa, annunciata ieri dall’Ufficio Onu per gli affari umanitari (Ocha), consentirà «un accesso illimitato, sostenuto e sicuro» per il personale e i servizi umanitari alle popolazioni vulnerabili nel Tigray e nelle aree confinanti delle regioni di Amhara e Afar.

Le Nazioni Unite da tempo hanno messo in guardia da una possibile catastrofe umanitaria nella regione. Dall’inizio degli scontri il 4 novembre scorso, le comunicazioni e i collegamenti sono stati interrotti ostacolando la fornitura di cibo, medicinali e altri beni di prima necessità a una popolazione stremata. Il conflitto, che ha già causato migliaia di vittime e costretto circa 45.000 persone a rifugiarsi in Sudan, ha infatti aggravato ulteriormente le sofferenze nella regione del Tigray dove la sopravvivenza di oltre 600.000 persone dipende da aiuti alimentari e sanitari provenienti dall’esterno. Particolarmente precaria è, inoltre, la condizione dei 96.000 rifugiati eritrei che vivono nei campi in Etiopia vicino al confine. Alcuni di questi rifugiati sarebbero stati attaccati o rapiti durante gli scontri tra forze federali e regionali.

Cibo e carburante e scarseggiano nei campi, riferisce l’Ocha, mentre il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) afferma che mancano le attrezzature mediche di base.

L’accordo arriva dopo l’appello dell’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) al governo di Addis Abeba, di consentire l’accesso immediato alle decine di migliaia di rifugiati eritrei bloccati nel Tigray per il rifornimento di scorte alimentari.

L’apertura di un corridoio umanitario nel Tigray segue anche l’incontro di lunedì scorso fra il vicepremier e ministro degli Affari esteri etiope, Demeke Mekonnen, e l’inviato speciale delle Nazioni Unite per il Corno d’Africa, Parfait Onanga. In quell’occasione le autorità etiopi si erano dette pronte a «facilitare il lavoro degli attori umanitari nella regione». Parlando con l’inviato speciale, Mekonnen è tornato a sottolineare che l’operazione condotta dal governo federale aveva come unico scopo quello di «ripristinare la costituzionalità e lo stato di diritto», e ha aggiunto che le autorità etiopi stanno prendendo «tutte le precauzioni necessarie per la protezione dei civili» e per evitare danni collaterali.

Stando alle ultime notizie, con la conquista della capitale tigrina Macallè si sarebbe da pochi giorni conclusa l’offensiva militare lanciata da Addis Abeba. I leader regionali del Tigray hanno dichiarato invece che i combattimenti continuano nonostante la presunta vittoria proclamata dal primo ministro. L’interruzione delle telecomunicazioni rende estremamente difficile verificare quanto avviene sul campo, ma l’apertura dei corridoi umanitari riaccende perlomeno la speranza per una popolazione stremata.