Il libro «Papa Francesco e il “Messale Romano per le Diocesi dello Zaire”»

Esempio e modello
per altre culture

SS. Francesco - Basilica Vaticana - Altare della Cattedra: Santa Messa per la Comunità Congolese  ...
02 dicembre 2020

È stato presentato ieri pomeriggio, martedì 1° dicembre, il volume Papa Francesco e il «Messale Romano per le Diocesi dello Zaire» (Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano, 228 pagine, 20 euro), curato da suor Rita Mboshu Kongo, delle Figlie di Maria Santissima Corredentrice, docente di Teologia spirituale e formazione alla vita consacrata alla Pontificia università Urbaniana. Ai partecipanti all’incontro, svoltosi nella sala Marconi del palazzo dei media vaticani, il Pontefice ha inviato un videomessaggio di cui pubblichiamo il testo di seguito. Lo stesso Francesco è autore della prefazione al libro, nella quale sottolinea che il rito zairese del Messale Romano è «finora l’unico rito inculturato della Chiesa latina approvato dopo il Concilio Vaticano II» e che «questo processo di inculturazione liturgica in Congo è un invito a valorizzare i diversi doni dello Spirito Santo, che sono una ricchezza per tutta l’umanità». In proposito il Pontefice evidenzia che «ogni popolo dopo avere fatto l’esperienza personale dell’incontro trasformante con Cristo, cerca di invocare Dio, che si è rivelato attraverso Gesù Cristo con le sue parole, con il suo linguaggio religioso, poetico, metaforico, simbolico e narrativo». Ed è proprio «in questa dinamica che la Conferenza episcopale del Congo ha forgiato una personalità propria volendo pregare Dio, non per procura o con parole prese in prestito da altri, ma assumendo tutta la specificità spirituale e socio-culturale del popolo congolese, con le sue trasformazioni». Citando la Evangelii gaudium, il Papa ricorda ancora che «il cristianesimo non dispone di un unico modello culturale», ma «restando pienamente se stesso, nella totale fedeltà all’annuncio evangelico e alla tradizione ecclesiale, esso porterà anche il volto delle tante culture e dei tanti popoli in cui è accolto e radicato». Dunque, «nei diversi popoli che sperimentano il dono di Dio secondo la propria cultura la Chiesa esprime la sua autentica cattolicità e mostra “la bellezza di questo volto pluriforme”». Il volume, che sarà in libreria dal 9 dicembre, contiene — oltre al contributo della curatrice — scritti di Maurizio Gronchi, Jean-Pierre Sieme Lasoul, Oliver Ndondo Akwel-Mpem e Silvina Pérez. Del saggio «L’evoluzione del Messale Romano e l’inculturazione liturgica» di Gronchi pubblichiamo le parti dedicate a «Senso e valore dell’inculturazione liturgica» e «Il rapporto tra inculturazione liturgica e interculturalità».

Mi rallegro di potermi collegare con voi in questo evento così importante per la Chiesa in Africa. Grazie per avermi dato l’opportunità di unirmi a questo evento della presentazione del volume sul Rito Congolese della celebrazione della Messa. A un anno di distanza dalla celebrazione della Santa Messa che ho presieduto in Rito Congolese nella Basilica di San Pietro, la Libreria Editrice Vaticana pubblica un volume sull’evento. Il volume è curato da suor Rita Mboshu Kongo e ha come sottotitolo «Un rito promettente per altre culture». Proprio questo sottotitolo indica il motivo fondamentale che è alla base di questa pubblicazione: un libro che è la testimonianza di una celebrazione vissuta con fede e con gioia. Il significato spirituale ed ecclesiale e la finalità pastorale della celebrazione eucaristica in Rito Congolese sono stati alla base della redazione del volume. I principi della necessità dello studio scientifico, dell’adattamento e della partecipazione attiva alla Liturgia, fortemente voluti dal Concilio, hanno guidato gli autori di questo volume. Essendo il primo e unico rito inculturato della Chiesa latina approvato dopo il Concilio Vaticano ii, l’esperienza del Rito Congolese della celebrazione della Messa può servire da esempio e modello per altre culture. Uno dei contributi principali del Concilio Vaticano ii è stato proprio quello di proporre norme per l’adattamento all’indole e alle tradizioni di vari popoli. Vi esorto — come diceva San Giovanni Paolo II ai Vescovi del Congo in visita ad limina Apostolorum il 23 aprile del 1988 — ad impegnarvi allo stesso modo per l’insieme del rituale dei Sacramenti e i sacramentali che avete in vista per completare tale Rito.

Ricordiamo ciò che abbiamo detto esplicitamente in Querida Amazonia: di «raccogliere nella liturgia molti elementi proprio dell’esperienza degli indigeni nel loro intimo contatto con la natura e stimolare espressioni native in canti, danze, riti, gesti e simboli. Già il Concilio Vaticano ii aveva richiesto questo sforzo di inculturazione della liturgia nei popoli indigeni, ma sono trascorsi più di 50 anni e abbiamo fatto pochi progressi in questa direzione» (n. 82).

Il Rito Congolese della celebrazione eucaristica valorizza i diversi linguaggi, colori, movimenti del corpo, che interagiscono facendo leva su tutte le dimensioni della personalità dei fedeli, sempre tenendo conto degli specifici valori di ogni popolo.

Questa pubblicazione, cari fratelli e sorelle, ci ricorda che il vero protagonista del Rito Congolese è il Popolo di Dio che canta e loda Dio, il Dio di Gesù Cristo che ci ha salvato tutti. Spero che questa pubblicazione aiuti nel progredire in questo senso. Grazie!