L’impegno in Costa d’Avorio dei missionari della Consolata

Camminando con i poveri

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02 dicembre 2020

Il cristianesimo ha cominciato in questo modo la sua storia: con piccole comunità, vulnerabili e imperfette, che — fondate sull’eucaristia, sostenute dal Signore al quale si affidavano — hanno trasmesso il calore della presenza di Dio custodendosi fra loro e accogliendo e risollevando la vita di quanti trovavano sul loro cammino. Così ha funzionato la storia del cristianesimo e così sta funzionando anche oggi nella savana africana: nel nord della Costa d’Avorio sorge una missione composta da due parrocchie (nelle cittadine di Dian-ra e Dianra Village) e da un centro pastorale (a Sononzo): fondata nel 2001 dai missionari della Consolata, si estende su un territorio di 3.009 chilometri quadrati abitato da circa centomila persone, il 3 per cento delle quali cattoliche, il 7 per cento cristiane. La maggioranza della popolazione è musulmana o seguace della religione tradizionale.

Tutti hanno patito sofferenze e privazioni a causa di un conflitto durato quasi dieci anni: il nord della Costa d’Avorio è rimasto in mano ai ribelli dal 2002 al 2011 e per tutto questo tempo sono mancati i funzionari statali, inclusi medici e insegnanti. «Qui si vive in condizioni di grande povertà, la denutrizione infantile è diffusa, il tasso di analfabetismo è il più alto del Paese e anche quello di mortalità materna e neonatale è molto elevato», racconta Matteo Pettinari: 39 anni, padre della Consolata, dal 2011 guida la missione insieme a due confratelli, è parroco a Dianra Village e amministratore del centro sanitario Giuseppe Allamano. Questa struttura — cui si affidano gli abitanti (diecimila) di undici villaggi — dispone di dispensario, farmacia, laboratorio di analisi, studio dentistico, reparto maternità, centro per la diagnosi e la cura della tubercolosi e centro nutrizionale. Nei cinque villaggi più grandi della zona i missionari hanno anche costruito e gestiscono con personale sanitario qualificato alcune “casette della salute”. Qui le donne in gravidanza sono controllate e i bambini vengono vaccinati, visitati e pesati. Alle mamme dei piccoli che mostrano i segni della denutrizione si offrono pappe molto nutrienti preparate con alimenti locali; inoltre — nel corso di regolari incontri — si spiegano i principi della corretta alimentazione.

In questa area del Paese l’81 per cento della popolazione è analfabeta, per questo sono stati avviati alcuni centri di alfabetizzazione che propongono lezioni serali. «Per noi la maggiore difficoltà è stata far comprendere l’importanza di imparare a leggere e scrivere a persone che non ne hanno mai sentito l’esigenza», afferma padre Matteo. «Abbiamo svolto un capillare e paziente lavoro di persuasione e i risultati sono incoraggianti: abbiamo un buon numero di studenti e recentemente uno si è iscritto al liceo: ne siamo fieri». Nel 2005 i missionari hanno promosso anche un progetto di microcredito destinato alla popolazione femminile: a beneficiarne sono attualmente duecento donne che sono riuscite ad aprire piccole attività commerciali e hanno cominciato a seguire gli incontri organizzati per loro, che sono dedicati alla salute, all’educazione dei figli, all’economia domestica.

«Il personale impegnato nelle nostre attività non è costituito solo da cattolici e cristiani di altre confessioni: vi sono anche musulmani e seguaci della religione tradizionale», prosegue il sacerdote. «Riteniamo importante coinvolgere l’intera popolazione e promuovere il dialogo interreligioso che, in questo contesto sociale, è sostanzialmente il dialogo della vita ossia la prossimità, l’intesa serena che lega le persone di diversa fede nella quotidianità e nel lavoro. Naturalmente noi sacerdoti ci dedichiamo all’annuncio, alla catechesi, all’amministrazione dei sacramenti e all’accompagnamento di quanti chiedono di intraprendere un cammino di fede». In questo territorio l’evangelizzazione è cominciata nel 1983 e i primi missionari hanno iniziato a vivere stabilmente qui solo nel 2001. I cattolici sono un gregge giovane e piccolo ma cresce piano piano: ogni anno si celebrano mediamente sessanta battesimi. «È commovente vedere lo stupore di donne e uomini che cominciano a conoscere Gesù, è commovente constatare l’azione del Signore nei cuori di persone che si sentono guarite e liberate da molte paure», dice padre Matteo, che aggiunge: «I miei due confratelli ed io abbiamo specifici incarichi ma guidiamo la missione insieme testimoniando la fraternità che ci lega: riteniamo importante, ai fini dell’evangelizzazione, mostrare questa comunione. Quanto a me, non ringrazierò mai abbastanza il Signore per l’esperienza che sto vivendo in questo Paese: mi dona la possibilità di annunciare il Vangelo e di viverlo camminando con questo popolo. Testimoniando Gesù ne sono sempre più afferrato e conquistato. Inoltre, essendo inserito in un contesto che non è prevalentemente cristiano, comprendo e gusto la differenza cristiana in modo speciale e si accresce in me il desiderio di trasmetterla e condividerla». È la felicità del piccolo seme della fede che incorpora nel dinamismo dell’amore di Dio per tutti i Suoi figli, che attendono segni di Lui.

di Cristina Uguccioni