La pandemia ha creato centinaia di milioni di nuovi poveri

Virus: l’Onu chiede più sostegno per le persone
in difficoltà

Nouran Faraj, a 24-year-old Palestinian, holds her niece as she dons a handmade crochet wool mask ...
01 dicembre 2020

Ginevra, 1. Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per fornire 35 miliardi di dollari (29 miliardi di euro) di aiuti nel 2021 di fronte alle centinaia di milioni di persone che l’epidemia da coronavirus ha ridotto in povertà.

Una nota dell’Onu da Ginevra indica che, proprio a causa della pandemia, il numero di persone bisognose di aiuti umanitari nel mondo raggiungerà un nuovo, drammatico record: ben 235 milioni, con un aumento del 40 per cento in un anno. I fondi richiesti potranno però aiutare solo 160 milioni di persone in 56 paesi, quelle più vulnerabili, esposte alla fame, ai conflitti, alle migrazioni forzate e alle conseguenze del cambiamento climatico.

Secondo i dati della Johns Hopkins University, il numero di casi di covid-19 nel mondo ha superato i 60 milioni. In Europa, mentre si assiste a un lieve calo dei contagi, l’Eurogruppo ha dato ieri il via libera alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), o Fondo salva-Stati. La riforma del Mes porta con sé anche il paracadute (backstop) per il fondo salva-banche comune: grazie all’ok dell’Eurogruppo la rete di sicurezza sarà in vigore due anni prima rispetto al previsto, cioè dal 2022 invece che dal 2024. L’intento della riforma, avviata oltre due anni fa, è quello di rafforzare e di semplificare l’uso degli strumenti a disposizione del Mes prima del salvataggio di un Paese, cioè linee di credito precauzionali, utilizzabili nel caso in cui una nazione venga investita da uno shock economico e voglia evitare di finire sotto stress sui mercati. La riforma elimina il contestato Memorandum — quello passato alla storia per aver imposto condizioni rigidissime alla Grecia —, sostituendolo con una lettera d’intenti che assicura il rispetto delle regole del Patto di stabilità.

Il Recovery fund, rimane invece bloccato dal veto di Polonia e Ungheria. In vista del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre, Varsavia e Budapest hanno ribadito la loro contrarietà al meccanismo negoziato dalla presidenza tedesca del Consiglio Ue e dal Parlamento europeo, che lega l’utilizzo dei fondi europei al rispetto dello Stato di diritto.

In una nota, il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, ha detto che, nel tentativo di superare lo stallo, l’Ue «è sempre pronta a lavorare con le autorità polacche e ungheresi per risolvere tutte le problematiche».

In Italia, così come nel resto d’Europa, le modalità di celebrare le festività natalizie sono al centro del dibattito. Nelle linee guida sulle misure anti-covid, la Commissione europea raccomanda di valutare di «non permettere assembramenti». In particolare, si chiede di «considerare di evitare cerimonie religiose con grossi assembramenti, sostituendole con iniziative online, in tv o alla radio». Il ministro della salute italiano, Roberto Speranza, è intervenuto oggi sottolineando che «il messaggio è ridurre tutte le occasioni in cui il virus si può diffondere». Tuttavia, «una valutazione sarà fatta nei prossimi giorni».

Su questo tema sono intervenuti questa mattina i vescovi italiani, come riferiamo a pagina 5, che hanno espresso «la loro vicinanza» e «ammirazione» a «tutti i medici e agli operatori sanitari, che stanno vivendo appieno la loro vocazione nella custodia del fratello malato e sofferente».