L’impegno delle Settimane sociali in Francia

Una società da ricostruire

Un senzatetto davanti al museo del Louvre a Parigi
01 dicembre 2020

Poiché oggi in Francia si osservano numerose disuguaglianze sociali e territoriali che minano il Paese, e una frammentazione della società in piccole particelle che non comunicano più tra di loro, i partecipanti alla novantaquattresima edizione delle Settimane sociali hanno sottoscritto un Manifesto che mira a «suggerire idee per ricostruire questa società danneggiata, rendendola più giusta e fraterna», risultato di un percorso di riflessione durato due anni. Lo hanno annunciato i 2.500 partecipanti al tradizionale incontro annuale di questa piattaforma di confronto e formazione sul bene comune che trae la sua ispirazione dal pensiero sociale cristiano, svoltosi on-line dal 27 al 29 novembre.

Le fratture che dividono la società francese «non risalgono a ieri, ma la loro realtà è apparsa in modo nuovo con la crisi dei gilet gialli», viene indicato in introduzione al Manifesto, un documento di una ventina di pagine. Il clima è peggiorato ulteriormente con i movimenti di protesta contro la riforma delle pensioni. Poi è arrivata la pandemia da Covid-19, «senza precedenti per quanto riguarda i mezzi sanitari ed economici messi in atto per combatterla, ma terribilmente rivelatrice della povertà in termini di alloggio, istruzione, reddito, lavoro». Infine, «come per ferire di nuovo il nostro paese, ci sono stati i tragici atti terroristici».

Di fronte a tale situazione, l’ambizione delle Settimane sociali consiste nell’«impegnarsi per la ricostruzione della società», «non cedere al disfattismo e allo scoraggiamento», «trovare la forza e le ragioni per agire». «Attingendo alla fonte del pensiero sociale della Chiesa, principio vitale della nostra associazione — lo si legge sempre nel documento — vogliamo lavorare con gli altri per riparare il nostro tessuto sociale lacerato. Molti sperano che le crisi successive porteranno a profonde trasformazioni nella nostra società. È infatti necessario ritrovare fiducia in noi stessi e nelle nostre istituzioni». Bisogna anche «ripensare l’esercizio della democrazia, in modo che la voce di chi ne è troppo spesso privato venga ascoltata di più e che le persone che si sentono dimenticate o disprezzate siano prese in considerazione».

Nell’intento di dare un contributo a questa trasformazione, «nonostante la complessità degli argomenti», i firmatari del Manifesto hanno individuato tre obiettivi per «una società francese più umana, inclusiva e riconciliata con se stessa»: l’attenzione ai più poveri, ai lasciati in disparte, ai migranti, da porre al centro del patto sociale francese ed europeo; la lotta per la giustizia e contro le disuguaglianze nelle imprese, nella società e nel mondo; la necessità di un consumo più sobrio ed ecologicamente responsabile. Per raggiungere questi obiettivi sono state elaborate una trentina di proposizioni, da attuare a livello personale, associativo, politico o istituzionale, e che riposano su tre linee guida: l’attenzione costante alla sussidiarietà; l’educazione e la formazione; la ricostruzione di un consenso nella società. Il metodo utilizzato per definire le proposte contenute nel Manifesto «è stato quello di concentrarsi su otto aree di azione prioritarie: ecologia, salute, alloggio, territori e democrazia locale, lavoro, istruzione, tecnologia digitale, solidarietà oltre i confini».

Un esempio di proposta in ambito educativo è l’aggiunta di una Carta dell’istruzione alla Costituzione francese, come è stato fatto nel 2004 per la Carta ambientale. Sul tema del lavoro, emerge tra l’altro l’auspicio di un «obbligo di rispettare un rapporto da uno a venti tra lo stipendio più basso e quello più elevato all’interno di una stessa struttura». A livello sanitario, i partecipanti suggeriscono la creazione di una convenzione cittadina per la salute sul modello della convenzione sul clima. Per quanto riguarda l’ecologia, si pensa ad esempio di utilizzare gli appalti pubblici per sostenere l’agricoltura verso una produzione sana e sostenibile, consentendo al contempo alle famiglie a basso reddito di avere accesso a questi alimenti.

Seguono poi tante altre proposte. In termini di politica abitativa, i membri delle Settimane sociali ritengono necessario sviluppare aree di accoglienza per aiutare ogni persona con alloggio inadeguato nel suo percorso verso l’ottenimento di un tetto. Sul capitolo solidarietà, un’idea è quella di assicurarsi che il governo non abbandoni gli impegni della Francia al servizio degli aiuti internazionali. Nell’ambito del mondo digitale, sarebbe necessario, secondo il Manifesto, garantire un “diritto alla connessione”, incoraggiando i luoghi di accoglienza istituzionali, associativi o parrocchiali a dotarsi di una connessione Internet di qualità e di nuovi computer. Infine, nell’ultimo tema approfondito — territori e democrazia locale — i partecipanti sottolineano l’importanza, tra diverse priorità, di «rinnovare i quartieri insieme ai residenti»: lo strumento “territorio zero disoccupati”, in particolare, deve essere utilizzato per favorire la cooperazione tra artigiani e persone in cerca di lavoro nel rinnovamento termico degli edifici».

di Charles de Pechpeyrou