Il romanzo di Andrew Norriss su un adolescente diviso tra le proprie aspirazioni e quelle della famiglia

Non avere fretta

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01 dicembre 2020

Qual è lo scaffale giusto? Ci sono romanzi difficili da collocare tra libri per adulti, giovani lettori o addirittura giovanissimi. Il piacevole dubbio accompagna nella lettura di Mike (Crema, 2020, pagine 208, euro 15), che Uovonero ha da poco proposto al pubblico italiano nella traduzione di Sante Bandirali. Scritto da Andrew Norriss — autore inglese vincitore del Costa Children’s Book Award, che prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura ha insegnato per anni storia al college —– Mike è un romanzo che, qualunque sia l’età del lettore, avrà qualcosa di importante da dirgli.

Il protagonista è Floyd, giovane promessa del tennis inglese. Gioca da quando ha tre anni e ora che ne ha 15 sembra proprio che il lungo tempo di fatica e impegno sia finalmente pronto a dare i suoi frutti: sta infatti per iniziare il torneo di Roehampton, dove si selezionano i campioni che parteciperanno a Wimbledon, imprescindibile trampolino di lancio per una carriera internazionale. E Floyd pare avere ottime probabilità di riuscita.

Il sogno del ragazzo è anche il sogno dei suoi genitori che da sempre, passo dopo passo, lo seguono e lo incoraggiano, specialmente il padre che è anche il suo manager e allenatore. Non è dunque solo la vita di Floyd a ruotare attorno al tennis, è quella della famiglia intera a essere modellata attorno a esso con grande entusiasmo. Grande, forse troppo.

Vicino a Floyd, però, a un certo punto compare Mike, un po’ più grande di lui, piuttosto silenzioso, vestito con uno strano soprabito nero. Tutte caratteristiche in fondo piuttosto trascurabili rispetto al fatto inquietante che Mike nessuno lo vede. Nessuno, tranne il quindicenne. Nei momenti meno opportuni infatti, anzi proprio nei momenti topici, Mike gli compare davanti: a volte sta fermo in silenzio, altre volte passeggia, altre ancora parla o fa qualcosa. Fatto sta che ogni volta è lì a disturbare Floyd. O meglio, i suoi piani: Mike infatti sembra essere il solo convinto che il tennis non sia la strada dell’amico, e per questo fa di tutto per impedirgli di giocare.

Preoccupati, i genitori decidono di mandarlo da uno psicologo che gli suggerirà di prendere una pausa per cercare di capire cosa Mike vuole davvero da lui. E sarà proprio grazie al medico che Floyd guarirà, un medico che non è un mago o un ciarlatano, ma una guida. «A volte, mi ha detto lo psicologo, l’unico modo per andare avanti è passare attraverso il dolore, non girandoci attorno».

È dunque un romanzo per gli adulti Mike, un romanzo sul peso e sui danni prodotti dalle aspettative che riponiamo sui figli e non solo. Ma è anche un romanzo per adolescenti e preadolescenti, un delicato invito ad avere il coraggio di non avere fretta; di prendersi il tempo di trovare la propria strada, ascoltando i desideri e, soprattutto, dialogando con la coscienza. Mike, infine, è un libro che ci invita a non temere il disagio mentale in sé, perché quando questo viene opportunamente affrontato può costituire solo una fase, come molte altre nella vita. Mike non sarà mai un nemico per Floyd; un problema, sicuramente sì, ma non un nemico. Anzi, tutt’altro.

di Silvia Gusmano