Ogni minuto e 40 secondi un minore o un giovane di età inferiore ai 20 anni è infettato

I bambini nel mondo continuano a morire

varobj3174848obj2035841.jpg
01 dicembre 2020

I bambini nel mondo continuano a morire di aids. La pandemia da covid non deve farci dimenticare la piaga dell’hiv che, solo l'anno scorso, ha ucciso 110 mila minori. Per questo l’Unicef ha rivolto un appello ai governi perché «sostengano e accelerino gli sforzi per combattere il virus dell’immunodeficienza umana». Ogni minuto e 40 secondi, un bambino o un giovane di età inferiore ai 20 anni è infettato dall’hiv, sostiene il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia in base ai dati del 2019. La prevenzione e il trattamento nei bambini rimangono un servizio residuale tra le popolazioni più colpite, tanto che l’anno scorso metà dei bambini del mondo non aveva accesso a cure salvavita.

I dati più recenti forniti dall’Unicef parlano di oltre 320.000 bambini e adolescenti recentemente infettati dal virus dell’hiv.

«L’infezione tra i bambini aumenta ancora a un ritmo allarmante» ha dichiarato la direttrice esecutiva dell’Unicef, Henrietta Fore. «E questo accadeva anche prima che il covid-19 interrompesse i servizi vitali di trattamento e prevenzione dell’hiv, mettendo a rischio innumerevoli altre vite». L’Unicef sottolinea come la pandemia ha esacerbato le disuguaglianze nell’accesso ai servizi per l’aids per bambini, adolescenti e donne incinte in tutto il mondo, e ci sono seri timori che un terzo dei Paesi dove l’infezione da hiv è alta dovranno affrontare gravi ridimensionamenti dei servizi a causa del coronavirus.

Dunque «mentre il mondo è alle prese con una pandemia globale in corso, centinaia di migliaia di bambini continuano a subire le devastazioni dell’epidemia di hiv» ha detto Fore.

I dati del Programma comune delle Nazioni Unite sull’hiv (Unaids), mostrano il grave impatto della nuova pandemia sulle misure di controllo, le interruzioni della catena di approvvigionamento, la mancanza di dispositivi di protezione individuale e la riduzione degli operatori sanitari nei servizi correlati all’hiv.

In alcuni Paesi, il trattamento pediatrico dell’hiv e i test di carica virale nei bambini sono scesi dal 50 al 70%, e l’inizio di nuovi trattamenti è diminuito del 25-50% in aprile e maggio, che ha coinciso con il confinamento per il controllo dell’infezione da coronavirus.

Anche le nascite nelle strutture sanitarie e nelle cure materne sono diminuite del 20-60%, i test hiv tra le madri e l’introduzione della terapia antiretrovirale (Art) del 25-50%, e i servizi di screening infantile di circa il 10%. Inoltre, nonostante si registrino alcuni progressi nella lotta decennale contro l’hiv e l’aids, secondo l’Unicef, persistono profonde disparità regionali tra tutte le popolazioni, in particolare per quanto riguarda i bambini. Mentre la regione mediorientale e nordafricana ha registrato una copertura dell’81% delle terapie antiretrovirali pediatriche, i tassi sono stati rispettivamente del 46% e del 32% in America Latina e nei Caraibi, nell’Africa occidentale e centrale. La regione dell'Asia meridionale ha registrato una copertura del 76%, l’Africa orientale e meridionale del 58% e l’Asia orientale e il Pacifico del 50%.

Dunque rimangono aperte le sfide contro l’aids e il mondo è ancora lontano dal raggiungere l'obiettivo di cancellare entro il 2020 l’hiv pediatrico, conclude l’Unicef.

di Anna Lisa Antonucci