Ricordo di don Luigi Mazzucato storico direttore di Medici con l’Africa - Cuamm

Prete umile dal cuore forte

varobj3162977obj2035841.jpg
30 novembre 2020

Una figura «di prete umile dal cuore forte»: con queste parole don Dante Carraro, attuale direttore di Medici con l’Africa - Cuamm (Collegio universitario aspiranti e medici missionari), ricorda il suo predecessore don Luigi Mazzucato (1927-2015) scomparso il 26 novembre di cinque anni fa a Padova. «Perché era un prete vero, un grande motivatore capace di portare in Africa circa duemila volontari tra medici, infermieri e tecnici, con un impegno di servizio di tre-quattro anni e altri anche per otto-dieci anni e alcuni addirittura tutta la vita». Prosegue con voce emozionata don Carraro, contattato telefonicamente: «Don Luigi per me è stato un amico, un fratello maggiore: arrivato nel Cuamm nel 1955 è rimasto direttore per cinquantatré anni fino al 2008. Nei ventuno anni di stretta collaborazione — sono arrivato al Cuamm nel 1994 — ho imparato tanto da lui. Era ammirevole, da una parte, la sua capacità di abbinare contemporaneamente attenzione profondissima verso le persone e soprattutto verso i poveri, caratteristica quest’ultima che tutti gli hanno sempre riconosciuto; è stato un grande insegnamento che ci ha lasciato. E dall’altra la grande capacità di agire nelle realtà complesse e complicate. Ricordo quando lui più di altri decise di portare Medici con l’Africa - Cuamm nel 1997 in un Paese come l’Angola, che in quel momento era in guerra; le condizioni sembravano non consentire l’apertura di un intervento di lavoro di lunga permanenza sulla formazione. E lui: “Se non lo facciamo noi chi è che lo fa?”. Ecco, era questa la forza che portava dentro al cuore e da lì la determinazione nelle decisioni che diventavano scelte coraggiose».

L’ong sanitaria, impegnata soprattutto nelle nazioni dell’Africa sub-sahariana (Angola, Etiopia, Tanzania, Repubblica Centrafricana, Mozambico, Sierra Leone, Uganda, Sud Sudan) nella promozione e tutela della salute delle popolazioni africane, nasce nel 1950 a Padova con Francesco Canova, diventandone poco dopo direttore don Mazzucato. «Egli — ha detto Papa Francesco durante l’udienza a Medici con l’Africa - Cuamm nel 2016 — è stato il vero ispiratore delle scelte di fondo, prima fra tutte la povertà. Così ha lasciato scritto nel suo testamento spirituale: “Nato povero, ho sempre cercato di vivere con il minimo indispensabile. Non ho nulla di mio e non ho nulla da lasciare. Il poco vestiario che possiedo lo si dia ai poveri”». Don Mazzucato oggi riposa nel cimitero di Creola-Saccolongo, paesino in provincia di Padova dove era nato. «Ha voluto essere seppellito nel cimitero di un paesello nella periferia di Padova fra la gente comune», sottolinea don Carraro.

Ordinato sacerdote nel 1950, nel  1955 consegue la laurea in teologia presso l’Università Gregoriana e a settembre viene chiamato a dirigere il Collegio universitario degli aspiranti medici missionari (Cuamm), all’età di 28 anni. Fin da subito fa suo il motto evangelico Euntes curate infirmos  (Matteo, 10, 6-8) scolpito sulla vetrata d’ingresso della sede, scelto dai fondatori del collegio a indicare le finalità e l’ispirazione di Medici con l’Africa - Cuamm, il senso del suo esistere e lo scopo del suo operare.

In una delle lapidarie considerazioni don Mazzucato ebbe a dichiarare: «Nei miei centodieci viaggi in missione in Africa ho visto la povertà, la sofferenza. Ho provato l’angoscia davanti al primo reparto di quaranta letti per malati di aids. Ho provato l’angoscia davanti alle vittime della guerriglia in Mozambico, alle chiese piene di cadaveri nel genocidio in Rwanda, ai bambini malnutriti gravi in Etiopia. Ho sentito il grido straziante di una madre in una notte a Catió, in Guinea-Bissau, che piangeva disperata la morte del suo bambino».

Una figura interessante e avvincente, come ebbe a rimarcare nel telegramma di cordoglio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «È stato l’animatore, instancabile e appassionato, di Medici con l’Africa - Cuamm. Don Mazzucato è stato un grande italiano che ha speso la sua intera vita per i valori di solidarietà, pace e giustizia sociale».

di Roberto Cutaia