L’America centrale devastata dagli uragani Eta e Iota

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30 novembre 2020

Il mese di novembre, con il passaggio di ben due uragani — Eta e Iota — a distanza di quindici giorni l’uno dall’altro, ha messo in ginocchio l’America centrale. In tutta la regione circa tre milioni di persone hanno visto le proprie abitazioni, il proprio raccolto o le proprie attività commerciali subire ingenti danni a causa del passaggio dei due violenti fenomeni atmosferici, con venti fino a 240 chilometri orari. Lo fa sapere l’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), che sta coordinando la distribuzione di migliaia di razioni alimentari, prodotti per l’igiene, litri di acqua potabile, mascherine e altri generi di prima necessità negli Stati più colpiti. In questi giorni sta emergendo la vera entità della devastazione portata dal passaggio successivo dei due uragani sulla stessa zona.

Primo fra tutti l’Honduras, seguito da Guatemala, Nicaragua, El Salvador, e per finire l’arcipelago colombiano di San Andrés e Providencia, dove il 100% della popolazione è stata colpita e sono stati rilevati danni al 98% delle infrastrutture. Secondo i dati ufficiali, più di 200 persone sono morte in tutta la regione, 94 delle quali in Honduras, dove il governo deve ancora calcolare la perdita economica: quasi 300 strade sono state danneggiate, 48 ponti distrutti e altri 32 sono stati danneggiati; San Pedro Sula, il polo industriale del Paese è stato devastato.

L’uragano Iota è stato il 30° dall’inizio dell’anno abbattutosi in America centrale. Numeri in crescita per questi fenomeni sia nella frequenza che nell’intensità, a causa dei cambiamenti climatici. Secondo alcuni studi recenti il riscaldamento delle acque degli oceani, dovuto proprio ai cambiamenti climatici, comporta una maggiore frequenza e intensità. Un fenomeno, secondo gli esperti, destinato ad aumentare nei prossimi decenni.