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Una spirale di violenza travolge l’Etiopia

Famiglie in fuga dai combattimenti nel Tigray (Reuters)
27 novembre 2020

L’emergenza umanitaria è già in corso al confine tra Eritrea, Etiopia e Sudan: migliaia di persone stanno fuggendo dai combattimenti che imperversano nella regione del Tigray tra le forze del governo centrale etiope e quelle del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf). Il rischio è che l’Etiopia possa cadere in una grave spirale di violenza.

«L'Unicef chiede alle parti in conflitto in Etiopia di risparmiare i bambini dalle conseguenze delle ostilità nella regione del Tigray, adesso alla terza settimana. Circa 500.000 persone vivono a Macallè, la metà sono bambini» si legge in una nota. L’Unicef «è profondamente allarmato perché la minaccia di un’ulteriore escalation dei combattimenti dalle due parti potrebbe esporre le loro vite e il loro benessere a rischi immediati» ha dichiarato Henrietta Fore, Direttore generale Unicef. «Chiediamo a tutte le parti in conflitto un cessate il fuoco e di raggiungere una risoluzione pacifica».

Dopo settimane di combattimento, il premier etiope Abiy Ahmed ha lanciato l’offensiva finale su Macallè e si dice ancora convinto di poter chiudere la crisi con una rapida operazione. Nel Tigray — stando a fonti di stampa — resistono almeno 250 mila combattenti addestrati che non hanno mai deposto le armi.

Secondo gli analisti, un ruolo non secondario in questa vicenda potrebbe averlo l’Eritrea in funzione anti-Tplf. Non bisogna dimenticare che nell’ultimo anno ci sono stati ripetuti incontri tra i governi di Asmara e Addis Abeba. Nella scorsa primavera il capo di stato maggiore dell’esercito eritreo, Philipos Woldeyohannes, si è recato ad Addis Abeba dove ha avuto diversi incontri. Lo scorso ottobre, invece, il presidente eritreo Isaias Afwerki è stato in visita ufficiale in Etiopia, la seconda quest’anno.

Va detto che tra Asmara e il Tigray c’è ancora aperta una spinosa questione riguardante i confini. Alla fine del conflitto tra Etiopia ed Eritrea, che durò dal 1998 al 2000, la città di Badme divenne territorio eritreo. La città si trova proprio al confine col la regione del Tigray. I tigrini, dal canto loro, si sono sempre rifiutati di cedere Badme. Dal 2002 le autorità di Macallè hanno «lavorato alacremente» — dicono gli analisti — per riassorbire il territorio di Badme nella loro regione e ora si rifiutano, in modo più o meno chiaro ed ufficiale, di consegnarlo all’Eritrea.

di Luca Possati