Si potrebbe dire che quella dell’Immacolata Concezione di Maria è la festa dell’ammirazione. Oggi si ammira il mistero di una donna «umile e alta più che creatura» (Dante), elevata a un privilegio altissimo.
A noi non resta che ammirare, e adorare l’azione che Dio svolge in una creatura che si abbandona pienamente in lui.
La società in cui viviamo si regge sull’ammirazione. Ma i modelli proposti alla nostra ammirazione sono personaggi che durano lo spazio di un mattino, o di una trasmissione televisiva.
Oggi fa notizia la novità pittoresca e sensazionale, la figura più stravagante. Il fuoco di paglia, l’esplosione pirotecnica, la spettacolarità.
Il modello che ci mostra la liturgia, invece, è più profondo; ci indica che dobbiamo camminare «in santità e purezza di spirito» (Colletta).
Ci ricorda che dobbiamo essere «santi e immacolati» (seconda lettura).
È su questo modello che dobbiamo concentrare la nostra ammirazione e la nostra imitazione.
Imitiamo Maria nella sua purezza di pensieri e di azioni.
Imitiamo Maria nella sua lotta al peccato (prima lettura).
Imitiamo Maria nel suo abbandono alla volontà di Dio .
Imitiamo Maria la «piena di grazia».
E saremo capaci di rinnovare la nostra vita.
Perché — sono parole di san Paolo vi —: «La grazia è la più alta bellezza dell’anima».
di Leonardo Sapienza