Etiopia: il rischio di un disastro umanitario

Un sopravvissuto all’attacco del 24 novembre in cui sono stati uccisi oltre seicento civili (Eduardo Soteras, Afp)
26 novembre 2020

Rischia di precipitare la situazione in Etiopia. Il primo ministro, Abiy Ahmed, ha ordinato oggi all’esercito federale di lanciare l’“offensiva finale” contro le forze separatiste della regione autonoma del Tigray, dove da settimane è in corso un conflitto armato. «L’esercito — ha dichiarato il premier, Nobel per la pace 2019 — ha ricevuto l’ordine di lanciare la fase finale dell’offensiva» sul capoluogo del Tigray, Macallè, contro le forze armate ribelli tigrine facenti capo al Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tpfl). «Si farà di tutto — assicura Abiy — per proteggere i civili» e «perché la città di Macallè non subisca gravi danni». Ahmed ha chiesto agli abitanti di Macallè di rimanere in casa. Nel conflitto fra il Tplf e il governo centrale sarebbero morte finora centinaia di persone; non sono però disponibili bilanci ufficiali. Entrambe le parti in conflitto accusano l’altra di atrocità e di aver bloccato l’accesso agli aiuti umanitari. L’Onu aveva già parlato del rischio di un disastro umanitario, con milioni di persone che potrebbero presto rimanere senza cibo e carburante, e oggi riferisce di migliaia di persone che stanno lasciando Macallè. Tuttavia, avere un’immagine chiara della situazione è molto difficile: le comunicazioni e i collegamenti con il Tigray sono interrotti da settimane e non è chiaro quante persone nella capitale della regione siano venute a conoscenza della notizia dell’offensiva governativa sulla città. I toni da entrambe le parti sono estremamente aggressivi, al punto che Michelle Bachelet, Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha espresso timori: «L’accusa che i leader tigrini si nascondano fra la popolazione non dà alle truppe etiopi via libera per l’uso dell’artiglieria sui civili», ha detto Bachelet.

Ieri il premier ha lanciato un monito alla comunità internazionale perché non interferisca nella crisi in Tigray. «Come stato sovrano, l’Etiopia ha tutto il diritto di sostenere e far rispettare le leggi sul proprio territorio. Respingiamo ogni interferenza nei nostri affari interni» ha detto Abiy in una dichiarazione diffusa alla scadenza dell’ultimatum di 72 ore lanciato domenica scorsa alle forze tigrine. Diversi Paesi e leader africani hanno provato a proporre mediazioni nel conflitto armato scoppiato il 4 novembre fra il governo centrale di Addis Abeba e il governo regionale del Tigray, ma entrambe le parti le hanno sempre respinte. Nei giorni scorsi i leader del Tplf hanno cercato di allargare lo scontro, lanciando missili sull’Eritrea e chiedendo l’intervento della comunità internazionale. Ma l’attacco verso il Paese a nord è caduto nel vuoto, e Asmara — alleata di Addis Abeba — ha evitato di lanciare una rappresaglia.

L’emergenza più grave è quella umanitaria. Il numero di rifugiati etiopi che si stanno riversando nel Sudan orientale ha ormai superato le 40.000 unità dallo scoppio della crisi; secondo l’Unhcr, l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, lo scorso fine settimana oltre 5.000 persone sono fuggite dagli scontri in corso, secondo l’Unhcr, l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati. L’Agenzia Onu e i partner hanno potuto consegnare e distribuire aiuti salvavita, compresi alimenti, ad alcune migliaia di rifugiati. Tuttavia, criticità logistiche legate alla sicurezza stanno compromettendo la risposta umanitaria, che al momento risulta del tutto inadeguata. Non vi è sufficiente capacità di alloggi per soddisfare le crescenti esigenze. L’Unhcr continua a trasferire lontano dal confine i rifugiati in Sudan, ma le strutture assistenziali si trovano troppo lontano e il numero di persone che possono essere trasferite è ancora limitato. Basti pensare che finora sono state trasferite nelle strutture Onu soltanto circa 8.000 persone. Integratori alimentari e alimenti terapeutici sono attualmente assicurati a circa 300 bambini malnutriti, donne incinte e madri che allattano. Continuano a essere assicurati pasti caldi e sono stati installati ulteriori punti di distribuzione dell’acqua e latrine.