La realtà dell’America latina al centro di due recenti interventi del Pontefice

Come si esce dalla crisi

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26 novembre 2020

Qual è la “ricetta” per uscire dalla crisi provocata dalla pandemia? La domanda attraversa come un leitmotiv due recenti interventi del vescovo di Roma sull’America latina.

Il primo, reso pubblico giovedì 19, è un videomessaggio rivolto ai partecipanti al seminario virtuale «America latina: Chiesa, Papa Francesco e gli scenari della pandemia», organizzato dalla Pontificia commissione per l’America latina, dalla Pontificia Accademia delle scienze sociali (Pass) e dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam). Una riflessione, che dà modo al Pontefice di sottolineare ancora una volta come il coronavirus abbia «reso ancora più visibili le nostre vulnerabilità preesistenti».

La disparità di accesso alle cure e alla prevenzione è un’espressione eloquente delle disuguaglianze strutturali che permangono, nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni.

Un circolo vizioso la cui radice profonda è sintetizzata nel trinomio «possesso, esclusione, accumulo». Il Papa chiede invece con forza «responsabilità, trasparenza e onestà» per «riprendere coscienza della nostra appartenenza comune», del riconoscersi fratelli, soprattutto davanti alle ineguaglianze provocate dall’emergenza sanitaria.

La pandemia, evidenzia il Papa, mostra il peggio e il meglio dell’uomo e dei popoli. Da qui l’invito a ritrovare il senso dell’appartenenza comune e a riscoprire la solidarietà nel prendersi cura e nel proteggere gli altri.

Senza dimenticare che oltre al covid-19 ci sono sempre gli altri «malesseri sociali». D’altra parte, fa notare Francesco, si intravedono segnali di speranza, perché «i popoli latinoamericani hanno saputo affrontare con coraggio le crisi». Ecco allora l’esortazione a non lasciarsi rubare la speranza e a riscoprire «il cammino della solidarietà come giustizia», che è «la migliore espressione di amore e di vicinanza».

Un altro grido di allarme è stato lanciato dal Papa durante l’udienza alla comunità del Pontificio Collegio Pio latino americano di Roma, svoltasi venerdì 20. «Il virus — ha ribadito nell’occasione — si diffonde senza freni, però non siamo capaci di dare una risposta congiunta».

Il mondo, è l’amara analisi del Pontefice, continua a chiudere «le porte, rifiutando il dialogo e la collaborazione». Per questo, è richiesto a tutti uno sforzo comune, perché la vera cura per questo virus «deve arrivare dal basso, dai cuori e dalle anime che un giorno saranno ricompensate, con proposte concrete nell’ambito dell’educazione, della catechesi, dell’impegno sociale, capaci di cambiare le mentalità, aprire spazi, guarire questo male e dare a Dio un popolo unito». Anche perché, ha rimarcato il Papa, la Chiesa non è «uniformità, ma poliedro, in cui ciascuno mantiene la propria identità».

Ai sacerdoti ospiti del collegio, agli studenti e agli educatori il Pontefice ha indicato tre punti concreti di azione che valgono sia a livello personale, sia comunitario. Il primo è «aprire la porta del cuore e dei cuori»; il secondo è «rimboccarsi le maniche e invitare gli altri a farlo» per lottare contro la cultura dello scarto, la segregazione sociale, la sfiducia e il pregiudizio, perché «il sentimento di fraternità» si imponga su ogni differenza. Infine — terzo punto — occorre «curare il mondo» accettando la sfida che la pandemia ha reso più visibile e urgente.

di Nicola Gori