Ambasciatori
di riconciliazione
per costruire ponti

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24 novembre 2020

Esce in libreria oggi, martedì 24 novembre, il volume Il cielo sulla terra. Amare e servire per trasformare il mondo (Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano, pagine 288, euro 19), con un testo inedito di Papa Francesco e la prefazione del segretario generale della Federazione luterana mondiale, Martin Junge, della quale riportiamo uno stralcio. Il libro, che fa parte della collana Scambio dei doni — caratterizzata da un taglio specificamente ecumenico — ripropone il tema dell’amore cristiano e dei valori a esso collegati attraverso una raccolta di frasi di Papa Bergoglio.

Il cammino dal conflitto alla comunione, che ci conduce gli uni verso gli altri, è sempre un itinerario nella comunione con l’intera famiglia umana, in un atteggiamento di cura verso tutto il creato. Questa dinamica è stata resa manifesta, durante la Commemorazione Comune, quando ci siamo spostati dalla cattedrale di Lund all’Arena a Malmö, dove il Lutheran World Federation World Service e Caritas Internationalis si sono impegnati a servire insieme il nostro prossimo sofferente nel mondo. Si è trattato di un movimento dalla preghiera all’azione, dalla liturgia di rendimento di grazie, di lamento, confessione e assoluzione all’impegno ecumenico verso ogni nostro prossimo, chiunque sia. Insieme testimoniamo la misericordia di Dio sia con la confessione della fede sia con il comune servizio al mondo.

L’evento di Lund è stato una chiamata. La liturgia ha reso visibile l’unità profonda, fondamentale, che già esiste e che, allo stesso tempo, ci impegna a incarnare questa unità, cioè a esercitarci in essa, a metterla in pratica, a improvvisare e a continuare a cercare i modi affinché prenda continuamente forma nelle nostre vite, nella nostra comunità e nel nostro mondo.

Nel libro Il cielo sulla terra. Amare e servire per trasformare il mondo, il legame che è costitutivo della famiglia umana plasma la nostra vocazione cristiana. La chiamata di Dio ci raggiunge attraverso i nostri fratelli e sorelle, attraverso coloro che sono stati emarginati e oppressi dai potenti e dalle forze economiche e politiche che hanno creato sistemi ingiusti e iniqui di distribuzione della ricchezza della terra.

Dal punto di vista luterano, questa chiamata è definita missione. Per i luterani la missione è globale. Include la proclamazione della fede, il servizio al prossimo e la testimonianza pubblica. La missione — proclamare la giustizia di Dio e opporsi a ogni sistema oppressivo, palese o celato — è possibile perché siamo stati liberati dalla grazia di Dio.

La libertà cristiana è un dono unico e bello. La persona è veramente libera, eppure allo stesso tempo è serva di tutti. Martin Lutero lo ha espresso in questo modo: «Il cristiano è libero signore su ogni cosa e non è soggetto a nessuno. Il cristiano è servitore volonteroso in ogni cosa ed è soggetto ad ognuno». I cristiani vivono in Cristo mediante la fede e nel prossimo mediante l’amore.

Il tema della libertà e del servizio è presente nelle pagine di questo libro. «L’Apostolo [Paolo] insegna che la libertà che ci è stata donata con la morte e risurrezione di Gesù Cristo è per ciascuno di noi una responsabilità per mettersi al servizio degli altri, soprattutto dei più deboli. Non si tratta di un’esortazione facoltativa, ma di una condizione dell’autenticità della fede che professiamo».

Il cielo sulla terra ci mostra che la promessa di Dio è già presente qui e adesso. La nostra speranza non è orientata al di là di questo mondo ma a questo mondo, al prossimo e al creato. Siamo chiamati alla solidarietà e alla cura. Cristo incarna questa promessa senza riserve: in Cristo l’escatologia ha messo radici nel mondo.

Per coloro che, in Cristo, hanno visto un barlume del regno di Dio, sarà difficile adeguarsi all’ingiustizia, alla divisione e all’oppressione, così come spesso se ne fa esperienza in questo mondo. Cristo è la sorgente della speranza, la nostra ragione e la nostra possibilità di oltrepassare le realtà di questo mondo così com’è, per immaginare e costruire un mondo così come lo immagina Dio, una visione che ci è offerta attraverso il dono di Cristo.

Questa speranza ha sostenuto la nostra gente in America Latina; è una parte delle nostre storie personali che Papa Francesco e io condividiamo e che ci ha formati. E questa è oggi la speranza, mentre l’umanità si confronta con gli effetti della pandemia del covid-19 e affronta le sfide della devastazione ecologica, della crescente ineguaglianza e del sottostante peccato di indifferenza.

Durante la Preghiera Comune a Lund è stato proclamato questo brano del Vangelo di Giovanni:

«Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15, 4-5).

La visione di una comunione fondata in Gesù Cristo, con tutta la sua bellezza e con la speranza che infonde in noi, include anche la sofferenza proveniente dalle ferite della nostra separazione. Aggrappiamoci, allora, all’annuncio profetico e pieno di speranza del solido legame tra la vigna e i suoi tralci, che portano frutti di guarigione e vita in abbondanza.

Consapevoli delle numerose forze centrifughe che rischiano sempre di separarci e di separare l’intera famiglia umana, confidiamo pieni di fede nella forza centripeta del Battesimo. La grazia liberatrice del Battesimo è un dono divino che ci chiama insieme e ci unisce! Il Battesimo è l’annuncio profetico della guarigione e dell’unità nel nostro mondo ferito; diventa così dono di speranza per l’umanità che anela a vivere in pace, con giustizia e in una diversità riconciliata. Che profondo mistero: il grido dei popoli e dei singoli che vivono sotto il peso della violenza e dell’oppressione è in sintonia con ciò che Dio continuamente sussurra nelle nostre orecchie attraverso Gesù Cristo, la vera vite cui siamo uniti. Rimanendo in questa vite, porteremo i frutti della pace, della giustizia e della riconciliazione, della speranza e della solidarietà che il popolo chiede con forza e che Dio compie.

Gesù Cristo ci chiama a essere ambasciatori di riconciliazione. Che Dio possa trovarci impegnati a costruire ponti per avvicinarci di più gli uni agli altri, a costruire case dove ci possiamo incontrare, e a costruire tavole — sì tavole — dove possiamo condividere il pane e il vino, la presenza di Cristo, che non ci abbandona mai e che ci chiama a dimorare in lui affinché il mondo creda. Cristo continuamente invita tutti a tavola. A tavola offre se stesso come nutrimento per il cammino, rafforza la comunione dei santi stabilita nel Battesimo, riconcilia tutti poiché i muri di separazione vengono abbattuti. E lo stesso Cristo, che ci dona se stesso a tavola, è il «povero che tende la mano». La comunione è vissuta come solidarietà.

Poco prima del viaggio a Lund per la Commemorazione Comune della Riforma, nostro fratello Papa Francesco ha concesso un’intervista in cui si è rivolto a tutti noi: «Andare, camminare insieme! Non restare chiusi in prospettive rigide, perché in queste non c’è possibilità di riforma». In queste pagine, potenti e profetiche, de Il cielo sulla terra, l’esortazione continua: non comando, ma promessa, radicata nell’immensa bontà di Dio, nella misericordia di Dio, che non desidera altro che vita in abbondanza per tutta l’umanità e per l’intero creato.

Così sia.

di Martin Junge
Segretario generale della Federazione luterana mondiale