Adottata dall’Onu il 20 novembre 1989

La Convenzione compie trentuno anni

Palestinians school children, clad in masks and face-shields due to the COVID-19 coronavirus ...
20 novembre 2020

La Convenzione internazionale sui diritti del bambino, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite presso la sede di New York esattamente il 20 novembre di 31 anni fa, costituì «un avvenimento per la storia del diritto internazionale umanitario». Così allora il nostro giornale definì quel momento in cui per la prima volta i diritti dei minori venivano riconosciuti in 54 articoli e inseriti in un trattato che sarebbe stato vincolante per i Paesi che lo avrebbero ratificato. Quel giorno il testo fu firmato all’unanimità dai 165 Paesi al tempo membri e da allora il 20 novembre viene commemorata la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. A oggi, ad eccezione degli Stati Uniti, il testo è stato ratificato da tutte le nazioni del mondo, sebbene in alcuni casi con riserve e dichiarazioni che ne limitano l’applicabilità. Il documento venne elaborato dopo un intenso lavoro di mediazione tra le differenti esperienze culturali e giuridiche. Gli incontri preparatori durarono circa un decennio. La sua ancestrale formulazione, infatti, venne avanzata nel 1978 dalla Polonia alla vigilia dell’Anno internazionale del bambino del 1979. La Convenzione sancì e completò il concetto fondamentale del bambino come soggetto di diritti, superando quello del bambino come oggetto di tutela e cura.

Il documento dove per la prima volta in assoluto è presente un riferimento sulla tutela dell’infanzia fu emanato nel 1919 dall’Organizzazione internazionale del lavoro che, nell’anno della sua stessa fondazione, adottò la Convenzione n. 5 sull’età minima relativamente all’industria e la Convenzione n. 6 sul lavoro notturno degli adolescenti nell’industria. Tuttavia fino al 1989 la comunità internazionale si era basata su due documenti in favore dell’infanzia, entrambi orientativi ma non vincolanti: la Dichiarazione di Ginevra adottata nel 1924 dalla Società delle Nazioni e la Dichiarazione dei Diritti dei Bambini del 20 novembre 1959. Fu nel marzo 1924, durante i lavori della quinta Assemblea generale della Società delle Nazioni, che avvenne la prima significativa attestazione dei diritti del bambino. Gli eventi drammatici della Prima Guerra Mondiale, con migliaia di minori rimasti orfani, sollevarono la questione delle generazioni più giovani prive di protezione. La Società delle Nazioni con la Dichiarazione di Ginevra, costituita da 5 punti, riconobbe che «l’umanità deve al bambino quanto di meglio possiede». Dopo la Seconda Guerra Mondiale, in prima battuta con la nascita dell’Onu e poi, al suo interno, con l’istituzione del Fondo Internazionale per l’Infanzia (Unicef), prese corpo il piano di formulare una Dichiarazione, una sorta di statuto, sui diritti dei bambini che andasse ad integrare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. La sua approvazione, senza voti contrari e astensioni, avvenne il 20 novembre 1959. Il testo introdusse e identificò per la prima volta i minori come individui aventi diritti, al pari di qualsiasi altro essere umano.

Tuttavia i due testi del 1924 e del 1959 «si riferivano ad una realtà sociale e politica ormai superata dal corso della storia» scrisse ancora «L’Osservatore Romano» sulla prima pagina del 22 novembre 1989.

di Fabrizio Peloni