Si apre ad Assisi in modalità online «The Economy of Francesco» l’appuntamento voluto dal Papa con giovani imprenditori di tutto il mondo per ripensare in chiave solidale i modelli economici

L’economia di Francesco

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19 novembre 2020

La chiave del futuro è nei sogni dei giovani, nel loro vedere senza orpelli e pregiudizi a un domani che sia speranza vera, non calcolo matematico, interesse o speculazione. È al loro entusiasmo, alla loro fantasia e creatività che Papa Francesco ha guardato, sulla scia della  Laudato si’,  che al mondo ha consegnato “il grido della terra e dei poveri”, per rilanciare una sfida grande e impegnativa: “restituire un’anima all’economia”.

Nella  lettera del primo maggio 2019, il Pontefice ha spiegato il senso profondo di «The Economy of Francesco», inizialmente previsto ad Assisi dal 26 al 28 marzo di quest’anno e poi spostato a causa della pandemia. Chiaro il messaggio del Papa: convocare economisti, imprenditori, ricercatori, attivisti under 35 ai quali chiedere di praticare un’economia diversa.

Quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda. Un evento che ci aiuti a stare insieme e conoscerci, e ci conduca a fare un “patto” per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani.

Un’umanità in fermento


Una chiamata alla quale hanno risposto da tutto il mondo. Dalla Guyana, dove c’è chi difende i diritti delle culture indigene sapendo che da lì passa il progresso, dai giovani del Sud Africa che guardano ai bisogni dei poveri perché è nella lotta alle disuguaglianze che si costruisce la fraternità, dall’Uganda dove, investendo nel microcredito, si conquista il diritto di far sentire la propria voce e di far crescere così una società più inclusiva e attenta alle donne. C’è l’Argentina di Papa Francesco con una fabbrica di cioccolatini che guarda al bene degli operai più che al profitto.

Oltre tremila le candidature arrivate da 120 Paesi: studenti, dottorandi, ricercatori, imprenditori di start-up, i cosiddetti “changemakers”, coloro che sono capaci di creare cambiamenti con un forte impatto sociale e quindi, in questo caso, promotori di attività economiche che mirano al bene comune. Un tessuto sociale attivo, entusiasta e ricco di proposte in ambiti diversi dalle nuove tecnologie, all’intelligenza artificiale, dal consumo responsabile alla tutela dell’ambiente. Duemila i giovani — il 56 per cento sono uomini e il 44 donne — che prenderanno parte a «The Economy of Francesco», organizzato con il contributo del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, della diocesi di Assisi, dell’Istituto Serafico, del comune di Assisi e con il supporto di Economia di comunione.

Da Assisi al mondo


Casa dell’evento è Assisi, dove san Francesco si spogliò della sua ricchezza. «Un gesto spettacolare e profetico — ha scritto monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino e presidente del Comitato di “The Economy of Francesco” — che ricorda tutti gli  spogliati  della storia, invocando per loro un’etica della solidarietà capace di vicinanza, di premura, di condivisione». Un «atto di fondazione di un’economia alternativa». Un flusso che dal cuore dell’Umbria arriva al mondo collegato online attraverso il portale  francescoeconomy.org  con i luoghi simbolo del francescanesimo: la basilica di San Francesco d’Assisi, la chiesa di San Damiano, il santuario di Rivotorto, la basilica Santa Chiara, il santuario della Spogliazione, il palazzo Monte Frumentario.

Il dialogo delle esperienze


Il via oggi pomeriggio ma alla vigilia dell’incontro è stato diffuso il documento: Ma io cosa posso fare?, che mette in luce esperienze concrete vissute nei cinque continenti dalle quali si può imparare e trarre ispirazione per cambiare l’economia «perché — si legge — tutti siamo “attori economici”, attraverso le decisioni che prendiamo ogni giorno, a volte liberamente, a volte spinti dalla necessità». Spazio poi al dialogo e al confronto tra i giovani e alcuni importanti nomi come tra gli altri Jeffrey Sacks, direttore del Centro di sviluppo sostenibile alla Columbia University, o il premio Nobel Muhammad Yunus più volte definito “il banchiere dei poveri”, fondatore in Bangladesh della Grameen Bank, che eroga microcrediti alle persone indigenti per l’avvio di attività imprenditoriali.

Ci saranno nei tre giorni dell’evento anche Vandana Shiva, insignita nel 1993 del Right Livelihood Award, un riconoscimento che viene assegnato a chi si distingue nella promozione di una società migliore e un’economia più giusta. Tra i partecipanti vi è anche l’economista inglese Kate Raworth, che ha elaborato una sua teoria — “economia della ciambella” — che individua il conseguimento di condizioni economiche migliori attraverso l’appianamento delle diseguaglianze e nel pieno rispetto delle risorse del pianeta.

Ospite di «The Economy of Francesco» è certamente Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali, e molti altri esperti, come la professoressa canadese Jennifer Nedelsky, di cui è famoso il motto: «Lavoro part-time per tutti, attività di cura per tutti», cuore della sua filosofia. Infine ci sarà anche suor Cécile Renouard, autrice di numerosi libri sulla responsabilità etica delle imprese, fondatrice di Campus de la Transition, una istituzione accademica francese che promuove nuovi modi di affrontare le sfide del nostro tempo come ad esempio il riscaldamento globale, ponendo attenzione alle risorse, al loro consumo e alla loro gestione.  Importante e prezioso il contributo dell’economista suor Alessandra Smerilli o di padre Paolo Benanti, francescano che da sempre si occupa di etica, bioetica ed etica delle tecnologie.

La pandemia impone un cambiamento


Lo scorso marzo, l’Italia come gran parte del pianeta viene travolta dall’emergenza coronavirus. Tutto si ferma, anche «The Economy of Francesco» arresta la sua corsa verso Assisi. Lo stop dettato dal tempo del dolore in realtà rende più necessarie le parole del Papa: «Nessuno si salva da solo». Da quella spinta alla condivisione, amplificata dall’ultima enciclica  Fratelli tutti, l’evento riparte e, lentamente, si rimodella. Perché la pandemia fa emergere con durezza anche i limiti di un’economia che spesso ha messo da parte il più debole, il più fragile e che oggi mostra il suo fallimento. Ripartire significa quindi dibattere, studiare, approfondire confrontandosi con il nuovo scenario e a questa esigenza vogliono rispondere i 27 webinar organizzati in ordine a 12 ambiti tematici (lavoro e cura; management e dono; finanza e umanità; agricoltura e giustizia; energia e povertà; profitto e vocazione; policies for happiness; Co2 della disuguaglianza; business e pace; economia è donna; imprese in transizione; vita e stili di vita). Tutti riflettono il dinamismo di un processo che non si arresta. 

La conclusione dei lavori con Francesco


Dunque, i tre giorni di «The Economy of Francesco» saranno scanditi, in versione online, dalle proposte e dalle riflessioni maturate in questi mesi con il desiderio di dare vita a un confronto franco, in grado di «mettere in atto — aveva scritto il Papa il primo maggio 2019 — un modello economico nuovo, frutto di una cultura della comunione, basato sulla fraternità e sull’equità». E Francesco interverrà sabato, il 21 novembre, con un videomessaggio per concludere l’incontro destinato a riaccendere i riflettori nell’autunno 2021, con l’augurio che in quella circostanza sarà possibile partecipare di persona. E proprio sabato, alle 23 ora italiana, il Brasile renderà omaggio a «The Economy of Francesco», illuminando il monumento al Cristo Redentore di Rio de Janeiro con i colori simbolo di «The Economy of Francesco»: verde, marrone e giallo.

Artigiani del futuro


«Il mondo ha bisogno della creatività e dell’amore dei partecipanti — scrivono gli organizzatori di «The Economy of Francesco», diretto dal professor Luigino Bruni — che come artigiani di futuro stanno tessendo l’Economia di Francesco, fra il già e il non ancora».

Artigiani ai quali il Papa ha guardato, confidando nel desiderio «di un avvenire bello e gioioso», nel loro essere «profezia di un’economia attenta alla persona e all’ambiente»: «Carissimi giovani, io so che voi siete capaci di ascoltare col cuore le grida sempre più angoscianti della terra e dei suoi poveri in cerca di aiuto e di responsabilità, cioè di qualcuno che “risponda” e non si volga dall’altra parte. Se ascoltate il vostro cuore, vi sentirete portatori di una cultura coraggiosa e non avrete paura di rischiare e di impegnarvi nella costruzione di una nuova società».

Un rischio che vale la pena di correre.

di Benedetta Capelli