Paolo vi e Papa Francesco di fronte alla questione del celibato sacerdotale

Preferirei dare la vita

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17 novembre 2020

La nota più caratteristica del pontificato di Giovanni Battista Montini è stata la ricerca del dialogo. Lo conferma il recente volume a cura del religioso rogazionista reggente della Prefettura della Casa pontificia Paolo VI - Non esistono lontani (Edizioni San Paolo 2020, pp. 256, euro 18). Il libro presenta discorsi e scritti, alcuni dei quali inediti; come la trascrizione del colloquio avuto sul celibato sacerdotale dal santo Pontefice lombardo il 10 luglio 1970 con il cardinale olandese Bernard Alfrink — che pubblichiamo in questa pagina — da cui emerge quanto fosse viva in lui la preoccupazione di appianare ogni via al ritorno dei fratelli lontani.

Durante l’ultimo Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia (ottobre 2019) si è rinnovata in diversi ambienti la polemica e la critica sul celibato sacerdotale. Papa Francesco ha ripetuto spesso la convinzione di Paolo VI. L’ultima volta, nel volo di ritorno da Panama (28 gennaio 2019), Papa Francesco ha detto: «Per quanto riguarda il rito latino, mi viene alla mente una frase di San Paolo VI “preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato”. Questo mi è venuto in mente e voglio dirlo perché è una frase coraggiosa, lo disse nel 1968-1970, in un momento più difficile di quello attuale».
Non riuscendo a trovare in nessuno scritto di Paolo VI la frase riportata da Papa Francesco, incuriosito, mi sono permesso di chiedere dove l’avesse letta. Mi ha risposto di averla ascoltata da diverse persone; ma di continuare la ricerca, perché interessava anche lui. Con l’aiuto dei validi Archivisti della Segreteria di Stato, si è riusciti a trovare l’origine del pensiero di Paolo VI.

Venerdì 10 luglio 1970 Paolo VI riceve in udienza il Cardinale Bernard Alfrink, Arcivescovo di Utrecht. L’incontro, previsto alle ore 11 si prolunga oltre l’orario. Data l’importanza degli argomenti trattati, il Papa invita il Cardinale a tornare il giorno dopo. E l’esito del colloquio lo abbiamo dalla trascrizione conservata in Segreteria di Stato, e che di seguito riproduciamo.

 

11 luglio 1970

II Udienza al Cardinal Alfrink, Arcivescovo di Utrecht, 11-VII-’70 (cfr. Relazione della i Udienza, 10-VII-1970)

Il S. Padre afferma di aver pensato molto al colloquio di ieri; dopo la accurata diagnosi fatta, la situazione olandese appare grave; bisogna tenerne conto con comprensione e carità; non si può esigere una prassi perfetta quando c’è questo turbamento; non vogliamo essere uniformi o giuridisti nell’applicazione, comprendiamo la necessità di essere attenti.

Il Cardinale ha fatto il quadro.

Il Papa non ha voluto aggiungere nulla; avrebbe potuto farlo.

Il viaggio ha avuto come scopo la questione del celibato.

Alfrink si riferisce alla dichiarazione dei Vescovi ed in particolare ai due seguenti punti: uomini sposati e riammissione nel ministero di sacerdoti sposati. Su questo secondo punto Alfrink non insiste.

Il Papa aggiunge: impossibile.

Il Cardinale dice che vi è una categoria di preti che si illude ed ammette che si tratti di una illusione.

Il Papa aggiunge: bisogna essere espliciti.

Il Cardinale afferma di non aver avuto una risposta alla sua relazione circa il caso Grossouw; il Cardinal Seper non avrebbe scritto! Se riceve istruzioni, [parole aggiunte a penna al dattiloscritto, n.d.r.] il Cardinal Alfrink farà ciò che gli sarà detto: chiamerà Grossouw.

Il Papa pensa che bisogna tener fermo.

Cardinal Alfrink: ma la ragione impressionante è che non ci sono più candidati al Sacerdozio; egli insiste per il sacerdozio agli sposati.

Il S. Padre dice che sarebbe una cosa che si diffonderebbe subito: non si deve fare. Il Papa ha la visione, la responsabilità; crederebbe di tradire la Chiesa.

Alfrink reagisce: lasciare la Chiesa senza preti è un grande “malheur”; è una situazione che si manifesta in Olanda, ma anche altrove. Questa maniera di aiutare la Chiesa può essere un bene.

S. Padre: il problema è complesso. Nelle missioni, le voci più autorevoli sono, contrarie. C’è qualche rimedio nell’ammissione del diaconato uxorato. Certo manca il ministero sacerdotale. La situazione può essere studiata collegialmente. Occorre riservare un tema di questo genere ad un Sinodo. Ma questo esige due anni almeno.

Alfrink: certo è lungo, ma la Chiesa è eterna. Noi siamo i primi in Europa a conoscere questa scarsezza, che già esiste nell’America Latina. È la preoccupazione dell’Episcopato olandese.

S. Padre: sarebbe da approfondire l’analisi del problema; i Vescovi non avendo clero vogliono chiamare uxorati. Ma introducono un cambiamento di concetto, una decadenza da cui non si guarisce più.

Alfrink: stabilire dei criteri.

S. Padre: non convinto.

Alfrink: questi uomini esistono; noi li conosciamo e ne riconosciamo le qualità.

S. Padre: che facciano dell’apostolato laico.

Alfrink: ne abbiamo bisogno. Bisogna studiare il problema. Non aspetto una risposta per questa sera.

Papa: non vorrei dare una speranza “fallacieuce” e richiama Lettera del 2 febbraio c.a.

Alfrink: ma la Lettera ne parla.

S. Padre: io non penso che ciò si applichi per l’Olanda. Una grande riflessione si richiede per situazioni ecumeniche.

Alfrink: alcune parti della Chiesa universale possono trovarsi in situazioni analoghe.

S. Padre: non avrei la coscienza tranquilla. Questo sarebbe uno sconvolgimento della disciplina della Chiesa latina.

Alfrink: io non sono così pessimista.

S. Padre: “moie non plus. La jeunesse viendra. Vous avez eu un siècle si fécond devocation. Amour au Christ”.

Alfrink: non perdere questo.

S. Padre: non si può avere un doppio clero.

Alfrink: pensate che non vi sarebbe più clero celibatario?

S. Padre: no. Noi avremmo dei preti assorbiti da altri compiti, famiglia, lavoro.

Alfrink: ciò è vero; una delle ragioni del celibato, è in effetti questa: la disponibilità; espone le prospettive di un clero sposato: una parte libera completamente, l’altra avente una professione (full time - part time).

S. Padre: dedizione del prete alla sua famiglia; non si farà più il reclutamento del clero celibatario.

Alfrink: studiare più a fondo.

S. Padre: la Commissione teologica studierà le questioni che saranno oggetto del Sinodo del 1971, ma queste non sono state ancora fissate. Questo sarà senza dubbio uno dei punti. Ma per dovere di sincerità, non voglio darvi la speranza che si arrivi al clero sposato. Non voglio decidere da solo, perché la mia opinione sarebbe negativa; chiederò il parere degli altri Confratelli nell’Episcopato. Ciò avverrebbe per dei casi estremi, non sarebbe la regola, né la norma. Sarebbe la rovina.

Alfrink: mantenere il celibato e accanto cercare delle vocazioni di uomini maturi sposati.

S. Padre: pensa V.E. che una simile legge della Chiesa resisterà? o si dirà “si può essere sposato e buon prete”?

Preferirei essere morto o dare le dimissioni !

 


È da notare la sfumatura delle parole e dei sentimenti di Paolo VI durante il colloquio:

bisogna essere espliciti

bisogna tener fermo

crederebbe di tradire la Chiesa

introduciamo una decadenza da cui non si guarisce più

non sono convinto

non avrei la coscienza tranquilla.

Fino ad arrivare alla conclusione «esplosiva», che il Cardinale Villot segnala a lato di «non trasmettere».

«preferirei essere morto o dare le dimissioni!».

Papa Francesco mi trasmette questo incartamento, con un biglietto autografo, in cui scrive:

«Questo assomiglia al “dare la vita” [che Lui ricordava]

Io penso lo stesso di S. Paolo VI, solo con una differenza: lui è santo».

E conclude con una notazione umoristica:

«... e non le venga in mente di sposarsi».

Così; ancora una volta, appare tutta la sofferenza di Paolo VI, che proverà ancora per un altro Documento contestato, l’Humanae vitae.

Ma appare, anche, la sua passione della fedeltà alla Chiesa, alla tradizione, al «depositum fidei» che gli è stato affidato.

La fedeltà per Montini è impegnativa e difficile, ma necessaria, se si vuol essere fino in fondo fedeli al messaggio. Anche se dovrà mestamente concludere: «Ora, la fedeltà non è la virtù del nostro tempo» (11 ottobre 1972).

di Leonardo Sapienza