Maia Sandu eletta presidente

La Moldavia sceglie la via europeista

L’ex premier Maia Sandu vincitrice delle presidenziali in Moldavia (Epa)
17 novembre 2020

Il secondo turno delle elezioni presidenziali moldave, svoltosi domenica 15 novembre, ha avuto un esito inatteso: a trionfare con il 57,7% dei consensi è stata infatti l'ex premier Maia Sandu, leader dello schieramento di centro-destra Azione e Solidarietà, diventando la prima donna nella storia del Paese balcanico a ricoprire la carica di capo di Stato. Sandu ha avuto la meglio nel ballottaggio sul presidente uscente Igor Dodon, del Partito dei Socialisti della Repubblica di Moldavia (Psrm), dato per favorito dai sondaggi fin dalla vigilia del primo turno.

Come previsto, i due candidati avevano staccato nettamente gli altri nella prima votazione, ottenendo percentuali molto simili (36,2% Sandu e 32,6% Dodon). Nonostante fosse già in leggero vantaggio, Sandu era considerata sfavorita in vista della ripartizione dei voti di Renato Usatîi, il candidato del Partito popolare repubblicano (Ppr) che aveva raggiunto un inaspettato 16,9%. Questi consensi erano infatti visti dagli osservatori come destinati a Dodon, più vicino all'euroscetticismo del candidato sconfitto. Tutti gli altri candidati erano invece rimasti largamente sotto il 10%.

Il testa a testa fra Dodon e Sandu, che si era già verificato nel 2016, quando il primo vinse con uno stretto margine, riflette la forte polarizzazione politica del Paese balcanico: il presidente uscente rappresenta infatti la corrente più vicina alla Russia, con la quale Dodon ha sempre mantenuto uno stretto rapporto; la sua sfidante promuove invece un percorso per l'integrazione nell'Unione europea nel segno dell'accordo commerciale firmato nel 2014, seguendo il modello della Romania. Questa marcata divergenza trova riscontro nella differente composizione della base elettorale dei due candidati: Dodon gode infatti del sostegno della numerosa comunità moldava residente in Russia e della significativa minoranza di etnia russa presente nella regione separatista della Transnistria, mentre Sandu risulta essere più popolare nella capitale Chişinău. La netta divisione politica del Paese si può osservare anche nella composizione del Parlamento: l'attuale coalizione di governo ha infatti una strettissima maggioranza, con solo 51 dei 101 seggi totali.

I cittadini moldavi risultano inoltre essere estremamente sfiduciati verso le istituzioni e i partiti politici, fra i quali la corruzione è molto diffusa. La Commissione affari esteri del Parlamento europeo, che monitora il Paese balcanico per verificare la sua conformità agli standard comunitari, ha rilasciato lo scorso maggio un rapporto che ne metteva in luce l'elevato tasso di corruzione sistemica e la spiccata politicizzazione degli organi giudiziari. Dal documento risulta anche un elevato tasso di disinformazione fra i cittadini e una larga diffusione di fake news, le quali vengono indicate come ulteriore causa della netta polarizzazione politica moldava. Il Parlamento europeo ha definito le elezioni presidenziali come «un test per la democrazia e per lo stato di diritto moldavi». Come già accaduto per il primo turno, le votazioni si sono svolte in presenza di una missione Osce incaricata di valutarne la correttezza.

Lo scenario di queste elezioni è stato reso ancora più critico dalla difficile situazione del Paese balcanico: la Moldavia risulta infatti essere il Paese più povero d'Europa, e l'economia nazionale ha subito un duro colpo per la pandemia di covid-19.

di Giovanni Benedetti