Due manifestanti uccisi durante le proteste

Perú: si dimette il presidente

TOPSHOT - A woman gestures in front of police officers standing guard as people celebrate outside ...
16 novembre 2020

Il Perú attraversa una fase di grave instabilità. Sulla scia delle proteste popolari, il presidente Manuel Merino ha rassegnato ieri le dimissioni: si era insediato il 10 novembre dopo la controversa destituzione di Martín Vizcarra. Il mandato di Merino avrebbe dovuto concludersi alla fine di luglio 2021, con le elezioni generali. Ma la sua presidenza è durata solo 5 giorni.

Le proteste erano iniziate in modo spontaneo nella capitale Lima lunedì dopo il voto con cui il parlamento aveva deciso la rimozione di Vizcarra accusato di corruzione, ma si sono allargate a tutto il paese coinvolgendo soprattutto i più giovani. La polizia ha reagito usando in più occasioni gas lacrimogeno e proiettili di gomma, ferendo decine di persone e ricevendo accuse di violenze e abusi. Sabato, a Lima, due giovani sono morti negli scontri e tredici ministri del nuovo governo di Merino si sono dimessi. Ieri Merino ha chiesto, in un messaggio, «pace e unità per tutti i peruviani».

La rete dei gruppi per i diritti umani ha riferito che in realtà i feriti sarebbero almeno 112, mentre 41 persone risultano “disperse”. Le violenze della polizia sono state condannate da numerose forze politiche, dall’Ufficio del difensore del popolo e dalla Corte costituzionale. Si è levata anche la voce dello scrittore premio Nobel, Mario Vargas Llosa, che ha condiviso su Twitter una sua dichiarazione in video: «Due giovani sono stati assurdamente, stupidamente, ingiustamente sacrificati dalla polizia. Questa repressione— che è contro tutto il Perù — deve finire».

Va detto che in Perú la situazione politica è molto precaria da anni. Gli ultimi quattro presidenti prima di Merino sono stati tutti accusati di corruzione.

Dal 2000 al 2010 il paese è stato governato da Alberto Fujimori, che terminò i suoi mandati tra accuse di corruzione e di violazione dei diritti umani, e che ora è in carcere dopo essere stato condannato in diversi processi a suo carico. Ollanta Humala, presidente dal 2011 al 2016, è a sua volta stato accusato di corruzione: arrestato nel 2018, adesso è in attesa di essere processato. Pedro Pablo Kuczynski, economista e politico molto noto nel paese, fu eletto presidente nel 2016 ma si dimise due anni dopo: anche lui fu accusato di corruzione nell’enorme scandalo Odebrecht (lo stesso che in Brasile ha portato all’impeachment di Dilma Rousseff). Kuczynski ora è in carcere in attesa di processo.