L’agenda 2021 della Biblioteca Apostolica Vaticana

Gesti, sguardi e sentimenti che hanno segnato la storia

Montuschi_13_x.jpg
13 novembre 2020

Un viaggio attraverso le collezioni di manoscritti, stampati, disegni, incisioni, monete e medaglie è ciò che propone ogni anno l’Agenda della Biblioteca Apostolica Vaticana, con le immagini dei tesori in essa custoditi e alcune notizie storiche sulla Biblioteca e i suoi fondi. Il viaggio si snoda sempre sulla traccia di un tema specifico (nel 2011 le feste liturgiche; affreschi del Salone Sistino nel 2012; nel 2013 manoscritti dei testi classici; incunaboli nel 2014; collezioni orientali nel 2016; monumenti di Roma antica nel 2018; alfabeti e scritture nel 2019). Tema talvolta ispirato a ricorrenze o celebrazioni particolari (Dante nel 2015, Giovanni Battista Piranesi nel 2020), all’attualità e alla vita della Chiesa (nel 2017 il Creato, per meditare sulla Laudato si’). L’agenda della Vaticana, infatti, non è soltanto una galleria di immagini gradevoli, ma il frutto di una ricerca e dell’elaborazione di un percorso da parte di coloro che curano il progetto. Essa può dunque proporre a chi la usa anche un’occasione per individuare, collegare, scoprire nuove piste di ricerca.

La riflessione di Papa Francesco sulle donne riportata nelle prime pagine annuncia il tema di quest’anno. Sfogliando l’agenda, si trovano raffigurazioni di gesti, sguardi, sentimenti, testi di donne che hanno segnato la storia, l’arte, la letteratura, o semplicemente la vita quotidiana, i cui nomi sono molto noti o sconosciuti. A guidare la ricerca delle immagini — solo alcune delle tante che potrebbero essere considerate — è stata una selezione di citazioni bibliche relative alle figure femminili che popolano la storia di salvezza. L’ordine in cui si susseguono è quello dei libri biblici da cui sono tratte. Le citazioni si incontrano con le illustrazioni per tessere un sottile gioco di richiami tra testi e immagini, con l’ausilio dei particolari figurativi ripresi in sottoimpressione, stabilendo un ponte tra le figure bibliche e quelle letterarie o storiche, tra il passato e il presente, tra realtà e personificazioni femminili (Giustizia e Pace, Carità…).

Sono stati volutamente accostati materiali diversi, tipologie iconografiche afferenti a varie epoche e culture, specchio della straordinaria eterogeneità e infinita ricchezza del patrimonio dell’umanità conservato in Vaticana e ogni giorno messo a disposizione, in diversi modi, degli studiosi di tutto il mondo.

All’inizio è la Creazione: Eva (Stampe i.163) e, a fronte, Filemone e Bauci (Stampe iii.440), simbolo dell’amore che unisce, all’origine di tutto. Rebecca è illustrata dal disegno di una donna alla fonte (Cappon. 237, pt. a) e da una medaglia che riprendono l’episodio biblico, mentre una danzatrice giapponese (Vat. estr. -or. 32) richiama cori di lode e danze delle donne dell’Esodo. La promessa del pianto mutato in gioia nel libro di Tobia parla anche alla ragazza moderna che guarda attonita gli effetti di una catastrofe naturale (Marangoni Stampe iv.1). L’autografo di santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein, Autogr. Paolo vi 561) è sullo sfondo della storia di Ester che lotta per il suo popolo; a fronte la madre che nell’Hercules furens cerca di difendere i figli dall’aggressore (Ott. lat. 1420). Sono di mano femminile i ricami in seta delle legature riprodotte in corrispondenza del giorno di Pasqua che alludono al passaggio dalla Passione alla Vita nuova, rispettivamente con il profilo della croce (Stamp. Ross. 7253) e con una luminosa composizione di fiori (Stamp. Barb. ttt.ii.5). Il Cantico dei Cantici esprime l’amore di tutti i tempi e di ogni popolo. Le citazioni di questo libro sono associate agli innamorati della mitologia classica, come Ero e Leandro nelle Heroides di Ovidio (Ross. 893), protesi l’una verso l’altro ma separati sul foglio dallo specchio scrittorio come dal mare nella loro storia, e Didone, ritratta nel suo gesto disperato (Ashby Disegni 933); agli amori di Bayāḍ e Riyāḍ (Vat. ar. 368), al matrimonio di una principessa ungherese a Costantinopoli (Vat. gr. 1851). Alla saggezza e al desiderio di conoscenza che percorre i libri sapienziali fanno eco alcune figure femminili della storia (Matilde di Canossa, Vat. lat. 4922, e Cristina regina di Svezia, Vat. lat. 8171, Md. Uom. Ill. Cristina di Svezia, 22 e Pont. Alexander viii, 46); la promessa di una terra non più «devastata» né «abbandonata» risuona nelle vicende delle ferite subite da donne di epoche diverse (Stamp. Barb. p.ix.4). Oltre a Maria, donna per eccellenza, in corrispondenza delle citazioni del Nuovo Testamento scorrono le tante protagoniste degli incontri con Gesù, le donne che lo avvicinano e lo interpellano, che se ne prendono cura e che si lasciano guarire e cambiare profondamente: di questi episodi gli artisti hanno colto gesti e sguardi eloquenti.

Anche qui, oltre alle illustrazioni letterali delle frasi evangeliche, si trovano esempi che spaziano nella letteratura: vicino all’adultera (Vat. lat. 39), per esempio, la Bacchis meretrix dell’Hecyra di Terenzio (Vat. lat. 3868), commedia innovativa e caratterizzata da personaggi non stereotipati, che all’epoca non ebbe successo tra il pubblico; alla raffigurazione, in un codice siriaco (Vat. sir. 559), dei miracoli in cui Gesù prende per mano una fanciulla (la figlia di Giairo) ed è toccato da una donna (l’emorroissa) è avvicinata la mano che nel linguaggio dei segni per sordomuti è veicolo di comunicazione, raffigurata sul frontespizio di un manuale stampato nel secolo xviii da una tipografa (Stamp. Ross. 7802). In associazione alle citazioni tratte dalle lettere paoline spicca la donna dei nostri giorni che ha tradotto in azione concreta e rivoluzionaria la Carità: santa Teresa di Calcutta, ritratta da un’artista contemporanea (Moede Jansen, Disegni 211a).

La presenza femminile emerge anche attraverso la riproduzione dei testi di alcune autrici: nelle prime pagine, per esempio, due fogli di un manoscritto de La Cité des Dames di Christine de Pizan (Pal. lat. 1966), intellettuale e scrittrice di professione vissuta in Italia e in Francia tra il xiv e il xv secolo.

Più avanti un manoscritto vergato e ornato da mano femminile contenente vite di sante (Ross. 941). E ancora il lavoro di copiste, il ruolo di dedicatarie, le immagini dei cataloghi delle loro raccolte librarie. Esempi di sottoscrizioni autografe, dediche, firme, colophon, note di possesso, legature personalizzate con le sigle di una regina (Vat. lat. 14936) o il nome della ancilla Dei che ne fu la committente (S. Maria in Via Lata i.45) sono raccolti nelle pagine finali, testimonianze vive del legame tra le donne e i libri nella storia: Maria in primis, raffigurata con un libro aperto proprio nel momento in cui diventa madre.

La legatura scelta per l’agenda non appare immediatamente riconducibile al mondo femminile, poiché vi allude in modo discreto: si comprende solo osservandola attentamente. Riprodotta fedelmente anche nella controguardia annotata, è costituita — come capita spesso di vedere nelle biblioteche — da un foglio di manoscritto riusato come copertina di uno stampato, un’edizione dell’opera De mulieribus claris di Giovanni Boccaccio (1506), in volgare italiano, corredata da xilografie raffiguranti le protagoniste (R.G. Lett. It. iv.1060). Il foglio è un frammento di un Salterio: vi si leggono, tra l’altro, espressioni di fiducia nel Signore «fin dal grembo materno» (Salmi 71, 6).

È Beatrice ad aprire e chiudere l’agenda (Barb. lat. 4112; R.G. Lett. It. i.49[2]), richiamando le celebrazioni dantesche previste per l’anno 2021. Beatrice con Dante: l’agenda è dedicata alla donna nella realtà che più le appartiene, quella del dialogo, della relazione e della comunicazione, di cui il libro è la massima espressione. Richiamando alla memoria la poesia di una nota canzone (Fabrizio De André, Ave Maria, in La Buona Novella, 1970), «femmine un giorno e poi madri per sempre»: madri della vita donata, madri di testi, di scoperte, di progetti.

di Claudia Montuschi