«Gli invincibili» del poeta e scrittore Kwame Alexander e dell’artista Kadir Nelson

Lettera d’amore all’America nera

Particolari da alcune tavole di Kadir Nelson
10 novembre 2020

«Raccontami una storia», si troverà a chiedere un figlio, un nipote, un alunno, un piccolo amico. E il relativo interlocutore risponderà che, sì, lo farà, prendendo in mano Gli invincibili (Roma, Orecchio Acerbo, 2020, pagine 44, euro 16, traduzione di Paola Quintavalle): libro illustrato del poeta, educatore e scrittore Kwame Alexander e dell’artista Kadir Nelson, le cui opere attraversano le copertine del «The New Yorker». Dunque, verranno raccontate e lette una storia, molte storie. Narrazioni, in altre parole, rivolte non solo ai più piccini — che impareranno a conoscerle e ad approfondirle —, ma anche ai grandi, a quegli adulti a cui servirà ricordarle, non dimenticare.

Gli invincibili, tramite poesia e immagini dal profondo realismo, parla, infatti, delle vite indimenticabili di donne e uomini indiscutibili, impassibili, temerari, immensi, incredibili. Di persone che hanno avuto il coraggio di sognare e far brillare il proprio sogno, che hanno marciato e lavorato sodo per ottenere diritti e uguaglianza in contesti ed epoche ricchi di pregiudizi e discriminazioni. Si tratta dei più importanti atleti, poeti, musicisti, artisti e attivisti afroamericani della storia che, nel volume, giganteggiano tra una pagina e l’altra, svettando, a un certo punto, tra le colombe bianche che pure sono rappresentate.

Tra di loro — nell’opera, per ogni persona citata e illustrata, si riporta una breve biografia — ci sono, ad esempio: Martin Luther King jr, premio Nobel per la pace, con il suo I Have A Dream; Muhammad Ali, il grande pugile che per le sue idee rifiutò di combattere in Vietnam e per questo perse i propri titoli fino alla sentenza della Corte Suprema che annullò la precedente condanna; John Lewis, tra i leader dei diritti civili, recentemente scomparso e celebre per essere tra gli organizzatori della marcia su Washington del 1963 e per aver partecipato a quella del 1965 nota come “Bloody Sunday”. E poi ancora: Phillis Wheatley, prima poetessa afroamericana pubblicata negli Stati Uniti; Ella Fitzgerald, 14 Grammy, che con la voce ha distrutto qualsiasi pregiudizio nei confronti del suo ruolo artistico; Addie Mae Collins, Cynthia Wesley, Carole Robertson e Carole Denise Mcnair, quattro giovani ragazze uccise nel 1963 a Birmingham nel corso di un attentato razzista; e tantissime altre donne, nel tempo, emarginate due volte: perché nere e perché, appunto, donne.

Emergono, pertanto, persone note, meno note, del passato e del presente e, allo stesso modo, discriminate, in alcuni casi anche oggetto di violenza da parte della polizia. Nel volume cartonato che ha fatto incetta di premi (Cadelcott Medal 2020, New York Times Bestseller, National Book Award Longlist) si rintracciano, inoltre, le menzioni, non solo ai singoli, ma anche ai fatti realmente accaduti: dalla guerra civile, alla tratta atlantica degli schiavi, passando per il già citato movimento per i diritti civili degli anni Cinquanta e Sessanta e per il rinascimento di Harlem con la Black Art, fino agli episodi di barbara discriminazione avvenuti nel 2014 a Ferguson, in Missouri. In totale si contano una quarantina di riferimenti a persone ed eventi: un vero e proprio tributo a chi ha dato la vita per compiere passi in avanti e fondamentali per l’umanità intera, a chi è sopravvissuto, a chi ancora deve nascere e contribuire al cambiamento.

Nell’era del Black Lives Matter — e, cioè, del movimento attivista internazionale impegnato nel contrasto al razzismo, che con la morte di George Floyd del 25 maggio scorso è sceso nuovamente in piazza per manifestare contro le disuguaglianze perpetrate negli Stati Uniti verso le persone nere — Gli invincibili diventa, a fortiori, un modo per riconoscere le ingiustizie e amare la giustizia, per onorare le proprie radici e conoscerne di nuove, per trovare esempi, modelli di comportamento e d’azione, nonché bellezza. Lo dicono gli autori di questo particolarissimo albo, consigliato (come si diceva) a tutti, qualsiasi sia l’anno di nascita.

E Alexander e Nelson lo dicono — incisivamente — nel modo in cui meglio sanno esprimersi, con penna e pastello rispettivamente: «Questa è una lettera d’amore all’America. All’America nera. Alla forza, alla passione e alla perseveranza dei suoi più grandi artisti, atleti e attivisti. Ai sognatori. È una poesia che scava nel passato per portare alla luce la resistenza e il coraggio di chi sopravvive nel presente. E nel futuro».

di Enrica Riera