In India le Chiese a sostegno dei dalit

Abbattere ogni ostacolo

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10 novembre 2020

Affermare la dignità delle donne dalit: questo è il tema dell’annuale giornata contro la discriminazione di questa casta nella società indiana, promossa dal Consiglio nazionale delle Chiese in India (Ncc-India) e dalla Conferenza episcopale. L’evento, celebrato l’8 novembre, è stato dedicato alla condizione delle donne dalit all’interno della questione più generale delle forme di discriminazione che ancora impediscono ai fuori casta di vivere la pienezza dei diritti in India; queste forme hanno assunto in quest’ultimo anno una drammatica dimensione anche a causa della pandemia del covid-19, tanto da causare la morte di molti dalit, dopo la crescita esponenziale della precarietà della loro vita.

L’istituzione di questa giornata risale al 2007, quando venne deciso di dedicare la seconda domenica di novembre a momenti di preghiera e di riflessione, accompagnati da gesti concreti con i quali i cristiani dovevano favorire la costruzione di una prassi quotidiana di denuncia, condanna e rimozione delle forme di discriminazione che colpivano i dalit; questa domenica si è inserita in un programma ecumenico di azioni per la loro liberazione che si è venuto rafforzando in questi anni, creando anche tensioni interreligiose e sociali, dal momento che, nonostante i provvedimenti legislativi e le dichiarazione delle Chiese, spesso sottoscritte congiuntamente, «la pratica della casta nelle sue numerose manifestazioni costituisce una macchia nella vita sociale e nella politica indiana», come ha scritto il reverendo Asir Ebenezer, segretario generale del Ncc-India, nel presentare questa Giornata.

Il reverendo Ebenezer ha ricordato che il Ncc-India, fondato dal 1914, da decenni ha messo al centro della propria attività la liberazione dei dalit tanto da sostenere “la tolleranza zero” contro ogni forma di discriminazione, sottolineando che nessuno può dirsi cristiano e accettare il sistema della casta dal momento che «la pratica della casta è un peccato e l’idea dell’intoccabilità è un crimine». Si tratta di una lotta che, fin dall’inizio, ha assunto una dimensione ecumenica anche perché dalla discriminazione dei dalit non erano esenti le Chiese e gli organismi ecumenici ai quali era chiesta una conversione quotidiana per rimuovere l’istituzione stessa della casta.

Sempre per il reverendo Ebenezer questa manifestazione costituisce un’occasione per condividere le testimonianze di coloro che sono colpiti dalla pratica disumana della casta perché proprio nella conoscenza di quanto questa sia ancora diffusa si possono trovare nuovi stimoli per l’azione dei cristiani.

Nelle numerose iniziative che si sono svolte in tanti luoghi domenica 8 novembre, con una specifica attenzione alle norme sanitarie anti-covid, forte è stato l’appello ecumenico a compiere tutti i gesti necessari per rimuovere i presupposti culturali della discriminazione nei confronti dei dalit, con un rinnovato impegno a condannare qualunque giustificazione religiosa alla loro condizione; per questo nel sussidio preparato per la preghiera ecumenica, a partire dalla lettura del brano del Vangelo secondo Giovanni riguardante l’incontro tra Gesù e la samaritana, è stato pensato un primo passaggio di riconoscimento dei peccati dei singoli e delle comunità per il silenzio e per la complicità, al quale far seguire una confessione pubblica di cosa i fedeli devono fare «per rompere tutti i muri di separazione confidando nel potere dello Spirito di rendere tutte le cose nuove nella via indicata da Gesù e per la gloria di Dio».

di Riccardo Burigana