Esplode l’oleodotto iracheno Bassora-Baghdad, 51 vittime. Si segue la pista terroristica

La guerra del petrolio

Iraqi anti-government protesters confront security forces as the latter attempt to break up a ...
02 novembre 2020

Una violenta esplosione ha colpito l'oleodotto iracheno Bassora-Baghdad nei pressi di Sanāwa, capitale del Governatorato di al-Muthanna, la mattina del 30 ottobre. La detonazione, le cui cause non sono ancora state accertate, ha causato due vittime, entrambe di giovanissima età, e un numero non precisato di feriti: la polizia locale parla di 51, mentre un comunicato dell'esercito ne ha riportati 28. Si tratta della seconda esplosione che si verifica in un oleodotto in Iraq nel giro di pochi giorni, dopo quella che ha danneggiato il condotto diretto al porto turco di Ceyhan la sera del 26 ottobre.

Nelle vicinanze del luogo della deflagrazione si trova una sede delle milizie paramilitari delle Forze di Mobilitazione Popolare (Hashd al-Shaabi). Fonti militari governative hanno dichiarato che fra i feriti ci sono anche 9 militanti del gruppo armato.

I vigili del fuoco sono intervenuti prontamente sul posto, bloccando il flusso del condotto e riuscendo a domare le fiamme dopo alcune ore in modo da impedire ulteriori danni. Il ministero del Petrolio iracheno ha dichiarato che le riparazioni sono iniziate immediatamente al termine dell'intervento dei pompieri, consentendo all'oleodotto di tornare a funzionare a pieno regime nel giro di poche ore.

Il petrolio rappresenta la principale risorsa economica dell'Iraq, dal momento che circa il 90% del budget governativo proviene dai ricavati della sua vendita. La struttura interessata dall'esplosione risulta inoltre essere di cruciale importanza per lo stato iracheno, poiché il petrolio che trasporta costituisce il principale rifornimento energetico delle più grandi città del sud del Paese e per una delle maggiori centrali elettriche di Baghdad. I tecnici inviati sul posto hanno dichiarato alle emittenti nazionali che l'evento non avrà alcuna ripercussione sulla produzione irachena di petrolio e sulle operazioni di raffinazione.

Il Ministero del Petrolio iracheno ha avviato un'indagine per scoprire le cause dell'avvenimento, che al momento restano ignote. Non vi sono infatti state rivendicazioni di alcun genere da parte di gruppi paramilitari o terroristici.

Il governo iracheno ha dichiarato in un comunicato che il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), organizzazione ritenuta terroristica da numerosi Paesi, è sospettato di coinvolgimento nell'accaduto. Alcuni analisti politici ritengono che alla base dell'accusa ci siano le recenti frizioni createsi fra il Pkk e il Governo Regionale del Kurdistan iracheno (Krg), che amministra una parte di oleodotto. I rapporti fra le due istituzioni curde si sono infatti incrinati a seguito delle accese critiche mosse dal Pkk al Governo regionale per un'eccessiva vicinanza alla Turchia.

di Giovanni Benedetti