Le inquadrature si alternano fra momenti di ordinaria condivisione di giornate e spazi: l’apparecchiatura della tavola, una festa di compleanno, piccole intimità con i loro bimbi, giochi e persino risate e, se non fosse per i momenti di spiegazioni e lacrime, non si avrebbe la percezione di essere nel vortice di uno spaccato reale e drammatico che loro, le giovani detenute, vivono apparentemente senza prendere coscienza trovando, all’omicidio commesso che le ha portate in carcere, motivazione e giusta reazione verso una società aggressiva.
Omicidi compiuti talvolta assieme alle madri delle quali sono state complici e che sono detenute in un’altra ala dell’istituto. Così la cinepresa del regista Mehrdad Oskouei, nato a Teheran nel 1969, è stata testimone della quotidianità di un gruppo di ragazze rinchiuse in un centro di detenzione minorile per aver ucciso il padre, il marito o un altro componente maschile della famiglia.
Il documentario intitolato Sunless Shadows — Ombre senza Sole — aprirà la sezione dedicata al cinema dell’xi edizione di Middle East Now 2020 festival di cinema arte e cultura medio orientale in calendario a Firenze dal 6 all’11 ottobre. Ideato e organizzato dall’associazione culturale Map of Creation, si svolgerà in diversi luoghi fra i quali il Cinema La Compagnia, MAD Murate Art District. La manifestazione è sempre stata sensibile alle tematiche sociali attuali, al racconto di esse, all’essere interprete di culture del Medio Oriente che gli organizzatori ritengono dover essere meglio conosciute e approfondite in ogni ambito: cinema, documentari, mostre, musica, cibo, incontri ed eventi speciali.
Una rassegna che rispetterà ovviamente le precauzioni sanitarie in vigore, con proiezioni fisiche, ovvero tornando in sala, e proiezioni online sulla speciale sala virtuale Più Compagnia in collaborazione con MyMovies che garantirà ad una più vasta platea di spettatori la visione dei film in anteprima. Visual Voices è il tema di questa edizione del festival e mai come oggi immagini e narrazioni si possono rivelare strumento efficace per rendere tangibili messaggi di cambiamento, culturale e sociale. «Faccio riprese nei Centri di correzione e riabilitazione da dodici anni — ha spiegato il regista Oskouei — ho visto tante carceri e prigionieri che mi hanno sempre affascinato. Il mio film si concentra sull’atto dell’omicidio. Non tanto il “come” ma più sul “perché”. Le donne che uccidono i loro mariti mostrano pochissimo rimorso, anche dopo anni di prigione ma perché una madre dovrebbe uccidere con l’aiuto di sua figlia? Cosa è successo nella sua vita per portarla a un tale atto? Volevo esaminare il loro gesto da varie prospettive, capire le loro “ragioni” e capire come portano il fardello delle loro azioni per anni e anni».
Fotografo e ricercatore, laureato in regia cinematografica all’Università delle Arti ha all’attivo numerosi film apprezzati dalla critica durante festival in patria e all’estero. Nel 2010 ha ricevuto l’olandese Prince Claus Award, è membro fondatore dell’Istituto di antropologia e cultura nonché ambasciatore culturale per il Comitato umanitario delle Nazioni Unite Ucha.
L’elenco delle pellicole è dunque corposo, con trentasette titoli in programma — già premiati nei migliori festival internazionali — fra i quali tredici cortometraggi, ventuno anteprime italiane, 10 internazionali e due mondiali. Un viaggio in Paesi molto diversi dal nostro che proprio per questo necessitano essere conosciuti anche oltre i pregiudizi e le convinzioni, oltre la politica che non sempre rispecchia la volontà della gente, anche nelle piaghe culturali e sociali delle quali sono vittime e carnefici le adolescenti di Sunless Shadow. Uno spaccato illustrato viaggiando in Iran, Iraq, Israele, Palestina, Egitto, Emirati Arabi, Kuwait, Afghanistan, Siria, Algeria, Marocco, Tunisia. Particolare attenzione sarà dedicata al Libano e a Beirut.
In calendario fra i progetti speciali «7x7. Seven by Seven. Transcultural Narratives from The Middle East and North Africa» che riunisce gli scatti di sette giovani fotografi mediorientali chiamati a illustrare le loro città — Baghdad, Beirut, Marrakesh, Teheran, Dubai, Istanbul e Algeri — ognuno in un giorno preciso della settimana. E ancora tra le iniziative speciali «Medio Oriente a fumetti»: storie a colori e in bianco e nero che si prefiggono di narrare in chiave alternativa la vita e la cronaca delle città, accompagnate da una serie di talk con gli autori.
di Susanna Paparatti