Il documentario «Sunless Shadows - Ombre senza Sole» del regista Mehrdad Oskouei girato in un centro di detenzione minorile

Un pesante fardello

Una scena del documentario
03 ottobre 2020

Le inquadrature si alternano fra momenti di ordinaria condivisione di giornate e spazi: l’apparecchiatura della tavola, una festa di compleanno, piccole intimità con i loro bimbi, giochi e persino risate e, se non fosse per i momenti di spiegazioni e lacrime, non si avrebbe la percezione di essere nel vortice di uno spaccato reale e drammatico che loro, le giovani detenute, vivono apparentemente senza prendere coscienza trovando, all’omicidio commesso che le ha portate in carcere, motivazione e giusta reazione verso una società aggressiva.

Omicidi compiuti talvolta assieme alle madri delle quali sono state complici e che sono detenute in un’altra ala dell’istituto. Così la cinepresa del regista Mehrdad Oskouei, nato a Teheran nel 1969, è stata testimone della quotidianità di un gruppo di ragazze rinchiuse in un centro di detenzione minorile per aver ucciso il padre, il marito o un altro componente maschile della famiglia.

Il documentario intitolato Sunless ShadowsOmbre senza Sole — aprirà la sezione dedicata al cinema dell’xi edizione di Middle East Now 2020 festival di cinema arte e cultura medio orientale in calendario a Firenze dal 6 all’11 ottobre. Ideato e organizzato dall’associazione culturale Map of Creation, si svolgerà in diversi luoghi fra i quali il Cinema La Compagnia, MAD Murate Art District. La manifestazione è sempre stata sensibile alle tematiche sociali attuali, al racconto di esse, all’essere interprete di culture del Medio Oriente che gli organizzatori ritengono dover essere meglio conosciute e approfondite in ogni ambito: cinema, documentari, mostre, musica, cibo, incontri ed eventi speciali.

Una rassegna che rispetterà ovviamente le precauzioni sanitarie in vigore, con proiezioni fisiche, ovvero tornando in sala, e proiezioni online sulla speciale sala virtuale Più Compagnia in collaborazione con MyMovies che garantirà ad una più vasta platea di spettatori la visione dei film in anteprima. Visual Voices è il tema di questa edizione del festival e mai come oggi immagini e narrazioni si possono rivelare strumento efficace per rendere tangibili messaggi di cambiamento, culturale e sociale. «Faccio riprese nei Centri di correzione e riabilitazione da dodici anni — ha spiegato il regista Oskouei — ho visto tante carceri e prigionieri che mi hanno sempre affascinato. Il mio film si concentra sull’atto dell’omicidio. Non tanto il “come” ma più sul “perché”. Le donne che uccidono i loro mariti mostrano pochissimo rimorso, anche dopo anni di prigione ma perché una madre dovrebbe uccidere con l’aiuto di sua figlia? Cosa è successo nella sua vita per portarla a un tale atto? Volevo esaminare il loro gesto da varie prospettive, capire le loro “ragioni” e capire come portano il fardello delle loro azioni per anni e anni».

Fotografo e ricercatore, laureato in regia cinematografica all’Università delle Arti ha all’attivo numerosi film apprezzati dalla critica durante festival in patria e all’estero. Nel 2010 ha ricevuto l’olandese Prince Claus Award, è membro fondatore dell’Istituto di antropologia e cultura nonché ambasciatore culturale per il Comitato umanitario delle Nazioni Unite Ucha.

L’elenco delle pellicole è dunque corposo, con trentasette titoli in programma — già premiati nei migliori festival internazionali — fra i quali tredici cortometraggi, ventuno anteprime italiane, 10 internazionali e due mondiali. Un viaggio in Paesi molto diversi dal nostro che proprio per questo necessitano essere conosciuti anche oltre i pregiudizi e le convinzioni, oltre la politica che non sempre rispecchia la volontà della gente, anche nelle piaghe culturali e sociali delle quali sono vittime e carnefici le adolescenti di Sunless Shadow. Uno spaccato illustrato viaggiando in Iran, Iraq, Israele, Palestina, Egitto, Emirati Arabi, Kuwait, Afghanistan, Siria, Algeria, Marocco, Tunisia. Particolare attenzione sarà dedicata al Libano e a Beirut.

In calendario fra i progetti speciali «7x7. Seven by Seven. Transcultural Narratives from The Middle East and North Africa» che riunisce gli scatti di sette giovani fotografi mediorientali chiamati a illustrare le loro città — Baghdad, Beirut, Marrakesh, Teheran, Dubai, Istanbul e Algeri — ognuno in un giorno preciso della settimana. E ancora tra le iniziative speciali «Medio Oriente a fumetti»: storie a colori e in bianco e nero che si prefiggono di narrare in chiave alternativa la vita e la cronaca delle città, accompagnate da una serie di talk con gli autori.

di Susanna Paparatti