La prefazione del Papa a un libro del vescovo Fabene sul laicato

Un passo avanti un passo in più

PapaFrancesco_13_x.jpg
13 ottobre 2020

«È l’ora che i laici facciano un passo avanti, un passo in più. E trovino nella Chiesa lo spazio necessario per farlo, il modo per rispondere alle loro vocazioni». Lo scrive Papa Francesco nella prefazione, che qui pubblichiamo, al volume Sinfonia di ministeri. Una rinnovata presenza dei laici nella Chiesa, del vescovo Fabio Fabene, sotto-segretario del Sinodo dei vescovi (Libreria editrice vaticana - Edizioni San Paolo, Città del Vaticano - Cinisello Balsamo, Milano, 2020, pagine 128, euro 10).

Tutti i tempi hanno la loro novità, perciò possiamo dire che viviamo un tempo nuovo. È l’ora che i laici facciano un passo avanti, un passo in più. E trovino nella Chiesa lo spazio necessario per farlo, il modo per rispondere alle loro vocazioni. Attingendo al ricco insegnamento del Concilio Vaticano II , recepito dal Sinodo dei Vescovi e dai miei predecessori, questo volume offre un’approfondita riflessione sui ministeri che il Papa san Paolo vi  ha riformato, legandoli non più al cammino di preparazione al ministero ordinato, ma alla varietà di vocazioni e servizi laicali che lo Spirito Santo suscita nella Chiesa.

Lo Spirito è sempre attivo nel Popolo di Dio, arricchendolo di doni ogni volta nuovi, e dobbiamo essere attenti a non spegnerlo (cfr. 1 Ts  5, 19) e a non contristarlo (cfr. Ef  4, 30). Purtroppo lo facciamo ogni volta che non ci affidiamo alla sua fantasia creatrice, ma pretendiamo di ridurre la sua azione dentro i nostri schemi, senza lasciar posto al primato della grazia e correndo il rischio di diventare autoreferenziali.

Il Vaticano II , con la Costituzione Lumen gentium , è stato il Concilio del Popolo di Dio, un Popolo che cammina nella storia sospinto dal vento della Pentecoste. Questo Popolo santo è continuamente arricchito di ministeri e carismi, radicati nel sensus fidei  che rende la totalità dei battezzati infallibile   in credendo . È una realtà di grazia che dobbiamo continuamente tener presente nell’azione pastorale, superando il clericalismo sempre dannoso per la Chiesa, come ha richiamato anche il Documento Finale  del Sinodo dedicato ai giovani.

Il santo Popolo di Dio, unto dallo Spirito, è tutto sacerdotale, in quanto partecipa all’unico sacerdozio di Cristo. I ministri ordinati, che agiscono in persona Christi capitis , sono certamente indispensabili alla crescita di questo Popolo, dal momento che solo essi possono presiedere l’Eucaristia per sfamarlo e assolvere i peccati per prolungare in esso la misericordia di Dio.

Al tempo stesso, se il cuore dell’identità del sacerdote sta nel consacrare il pane eucaristico, il centro della missione laicale consiste nel consacrare il mondo secondo il progetto di Dio. Quest’azione fa tutt’uno con la corresponsabilità dei laici nell’edificazione della Chiesa, come ha messo in luce in special modo la Christifideles laici  di san Giovanni Paolo ii . I ministeri istituiti assolvono questa duplice missione in favore della Chiesa e del mondo, rendendo i laici (donne e uomini) soggetti attivi dell’evangelizzazione e della missione. Come ho scritto nella Evangelii gaudium , essi sono la stragrande maggioranza del Popolo di Dio ed è necessario che venga riconosciuta a tutti i livelli la loro specifica vocazione, evitando in ogni modo di clericalizzarli.

Dobbiamo verificare se siamo fedeli a questa identità laicale, facendo ripartire l’orologio che sembra essersi fermato. Il tempo è ora. La missione dei laici non è un privilegio di pochi e comporta dedizione totale e compromissione piena. Ai laici stessi è chiesto di essere lieti nel dono di sé e nella preghiera, di crescere e di operare dentro la comunità cristiana per condividerne e sostenerne il cammino, nel reciproco scambio dei doni suscitati dallo Spirito. Proprio questa è la sinodalità cui Dio ci chiama e che ci chiede di rispondere alle diverse chiamate; di camminare insieme, pastori e gregge, sui sentieri della storia; di essere una cosa sola nella diversità dei carismi.

Alcuni nuovi ministeri laicali sono stati suggeriti dai recenti Sinodi dedicati alla famiglia, ai giovani e all’Amazzonia. Sono ministeri pensati per una Chiesa più sinodale e in uscita, protesa verso le periferie esistenziali. Anche per questo, è importante che ogni vescovo e ogni Chiesa particolare possano condurre un attento discernimento sui ministeri di cui nel loro territorio c’è concretamente bisogno, affinché la Chiesa sia presente laddove l’uomo vive e soffre per far risplendere ovunque la luce del Vangelo. Infatti, come ho scritto in Querida Amazonia , «l’inculturazione deve anche svilupparsi e riflettersi in un modo incarnato di attuare l’organizzazione ecclesiale e la ministerialità. Se si incultura la spiritualità, se si incultura la santità, se si incultura il Vangelo stesso, come fare a meno di pensare a una inculturazione del modo in cui si strutturano e si vivono i ministeri ecclesiali?» (85).

Occorre evitare il rischio di trasformare i ministeri in forme di potere, che è una tentazione sempre in agguato. Essi rispondono a una vocazione, sono il frutto di un discernimento personale e comunitario e si esprimono nella diakonia  del Popolo di Dio. Una Chiesa tutta ministeriale manifesta un Popolo dai mille volti. È una Chiesa dove il ruolo della donna è centrale. È una Chiesa perennemente fecondata dallo Spirito, che «con la forza del Vangelo la fa ringiovanire, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo» (Lumen gentium  4).

Francesco