La Church of England affronta la crisi abitativa

Un alloggio degno per tutti

Micro case edificate nell’ambito del progetto solidale «Cambridge Pace» in Gran Bretagna
09 ottobre 2020

Impegnata da anni nell’affrontare la crisi abitativa in Gran Bretagna, la Church of England ha indetto un concorso che consentirà il  finanziamento di due progetti destinati a offrire una soluzione di alloggio alle persone fragili. Sotto la guida congiunta della Commissione per l’edilizia abitativa, la Chiesa e la comunità della diocesi di Canterbury e il Cinnamon Network — l’ente di beneficenza che fornisce sostegno all’azione sociale della comunità anglicana — il concorso segue il modello che il pubblico ha potuto scoprire in televisione seguendo il reality show  «Dragons’ Den», in onda nel Regno Unito, nel quale diversi imprenditori competono  per ottenere il finanziamento del loro progetto.
Finora sono state selezionate cinque proposte abitative, provenienti da tutto il territorio della Gran Bretagna. I candidati hanno tempo fino al 3 novembre per convincere la giuria del Cinnamon Network. Due vincitori  riceveranno un premio di 30.000 sterline. Uno dei progetti  si chiama «Cambridge Pace» e consiste nel progettare e costruire “micro case” per soddisfare le esigenze abitative dei Finora sono state selezionate cinque proposte abitative, provenienti da tutto il territorio della Gran Bretagna. I candidati hanno tempo fino al 3 novembre per convincere la giuria del Cinnamon Network. Due vincitori  riceveranno un premio di 30.000 sterline. Uno dei progetti  si chiama «Cambridge Pace» e consiste nel progettare e costruire “micro case” per soddisfare le esigenze abitative dei senza fissa dimora della celebre città universitaria. L’idea era germogliata durante il vertice sui senzatetto «It takes a city» svoltosi a Cambridge nel 2018, sostenuto dall’ex arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. Concretamente, le persone che vivono adesso in ostelli potranno imparare a costruire piccoli edifici con una zona soggiorno, una camera da letto e un bagno, a basso consumo energetico e rispettosi dell’ambiente. Le case da dieci tonnellate vengono costruite in “moduli” e poi collocate sul sito prescelto. Il progetto, gestito in collaborazione con Allia U.K. e Jimmy’s shelter a Cambridge, ha riunito diversi gruppi in città e ha fornito corsi di edilizia e costruzioni alle persone disagiate.

Un altro progetto, sostenuto dall’associazione Safehaven women, a Brighton, nel Sussex orientale, mira a creare alloggi comuni ai volontari e a donne vulnerabili. «La nostra visione — ha detto la pastora Sam Coates, fondatrice e direttrice di Safehaven women —  è che le case forniscono sicurezza, stabilità e un senso di vita familiare e  comunitaria per le donne che non hanno avuto esperienze familiari positive in passato». Ad avere incoraggiato dieci anni fa Safehaven women è stata la parrocchia anglicana St Peter’s di Brighton, dove ogni settimana un centinaio di donne, a volte con bambini, ricevono aiuto dai  volontari. Inoltre vengono forniti cibo e sostegno alle mille persone che vivono in ostelli nell’area di Brighton.
Gli altri progetti selezionati sono Hope4all housing surgery, a Londra, che offre formazione sui problemi abitativi, e Radiant cleaners, a Northampton, che fornisce lavoro e supporto individuale per le persone che hanno affrontato molteplici barriere nella ricerca di un impiego, tra cui i senzatetto. Nella rosa dei candidati va menzionata anche Street connect, a Glasgow, che sostiene persone tossicomani, senzatetto o con disturbi mentali.
«Le Chiese si occupano di alloggio da secoli», ha ricordato Graham Tomlin, vice-presidente della Commissione per l’edilizia abitativa, della comunità e della diocesi di Canterbury, commentando l’iniziativa. «Ora abbiamo bisogno di nuovi approcci per soddisfare le mutevoli esigenze — ha aggiunto il vescovo di Kensington — e i cinque finalisti di Project Lab fungeranno da modello per mostrare ad altre chiese in tutto il Paese come possono aiutare le persone a trovare un tetto accogliente in questo momento cruciale». Dal canto suo, Mike Royal,  di Cinnamon Network, ha sottolineato quanto «negli ultimi mesi siamo diventati tutti consapevoli dell’importanza di un posto sicuro da chiamare casa».

di Charles de Pechpeyrou