«Fratelli tutti» - Il pellegrinaggio sulla tomba di San Francesco

Sui passi del Poverello

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05 ottobre 2020

Se per firmare la lettera apostolica Admirabile signum , il 1°  dicembre 2019 Papa Francesco si era recato a Greccio, dove il santo di cui ha preso  il nome realizzò il primo presepe, per la sua terza enciclica ha scelto direttamente Assisi. Qui,  ha celebrato la messa sulla tomba del patrono d’Italia nel pomeriggio di sabato 3 ottobre, vigilia della festa liturgica; e al termine, sullo stesso altare di marmo bianco, con la sua caratteristica grafia minuta ha scritto a penna il proprio nome in calce al documento Fratelli tutti , che prende ancora una volta spunto dal Poverello. Così come per la precedente enciclica Laudato si’ del 24 maggio 2015  — la prima, Lumen fidei, del 29 giugno 2013, era stata iniziata dal predecessore —, Francesco si è lasciato ispirare dall’umile frate  per una riflessione «sulla fraternità e l’amicizia sociale»,  nella scia del Documento  sulla Fratellanza umana sottoscritto ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019. Un tema, questo, rilanciato anche sui social media: «Lo sforzo per costruire una società più giusta implica una capacità di fraternità, uno spirito di comunione umana», ha scritto nelle stesse ore della visita ad Assisi con un tweet dell’account @Pontifex, nel quale ha inserito gli hashtag #TempoDelCreato (che si è chiuso l’indomani) e #FratelliTutti.

Prima uscita fuori Roma in tempo di pandemia

Del resto la cittadella francescana è, dopo Roma, una delle realtà maggiormente frequentate dai Papi, ben 19, per un totale di 36 visite: da Gregorio IX nel 1228,  a Giovanni Paolo II , giunto qui ben 6 volte, ovvero il doppio di Innocenzo IV , Clemente IV e Pio II (3 volte ciascuno), fino  a Benedetto XVI .

Intanto però, negli undici mesi che separano la tappa di Papa Bergoglio a Greccio da quella assisiate, è cambiato il mondo: la pandemia da covid-19 ha costretto ad annullare numerosi appuntamenti, al punto che quella odierna è stata la prima uscita pubblica fuori Roma nel 2020. Per tale motivo il pomeriggio vissuto in terra umbra, sebbene voluto in forma privata, è destinato a restare uno dei momenti forti di questo pontificato.

Sotto un cielo grigio coperto dalle nubi, con pioggia a tratti, Francesco è giunto in automobile presso la basilica del santo pochi minuti dopo le 15, trattenendosi per circa un’ora e mezza, in quella che è stata la quarta visita ad Assisi, dopo quelle del 4 ottobre 2013, del 4 agosto e del 20 settembre 2016. Lo accompagnavano monsignor Leonardo Sapienza, reggente della prefettura della Casa pontificia, e Piergiorgio Zanetti, aiutante di Camera.

Le celebrazione della messa nella cripta

Subito disceso nella cripta,  il Papa ha indossato i paramenti per la liturgia eucaristica mentre il coro dei frati minori conventuali — accompagnato dal suono dell’organo — eseguiva il canto Davanti al re . In un’atmosfera di sobria semplicità, alla luce tenue delle candele e delle lampade, il Pontefice ha presieduto il rito sull’altare sottostante il sarcofago di nuda pietra circondato da una gabbia di ferro, che custodisce il corpo del Poverello. Il luogo, in corrispondenza dell’altare maggiore della basilica inferiore, è volutamente spoglio e costituisce il cuore del santuario francescano, edificato su quello che era indicato popolarmente come il “colle dell’Inferno”, perché vi si svolgevano le esecuzioni capitali, e divenuto poi  nell’immaginario devozionale il “colle del Paradiso”.

Insieme con san Francesco sono tumulati  ai quattro cantoni della crociera, i suoi seguaci Rufino, Leone, Masseo e Angelo Tancredi. In fondo alla piccola navata, all’incrocio delle scale di accesso, riposano anche le spoglie della nobildonna romana che lui chiamava affettuosamente “frate Jacopa”  de’ Settesoli.

Letture della solennità del Serafico padre

Alla proclamazione delle letture della solennità del “Serafico padre” ( Siracide 50, 1.3-7; Salmo 15; Galati 6, 14-18) è seguita la proclamazione del vangelo ( Matteo 11, 25-30) da parte di padre Mauro Gambetti, custode del Sacro convento, che ha poi distribuito la comunione ai pochi che hanno potuto essere presenti:  alcuni frati della comunità conventuale, qualche suora francescana, il sindaco assisiate Stefania Proietti, l’arcivescovo Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, e il cardinale Agostino Vallini, legato pontificio per le basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli. Con loro anche  i monsignori Paolo Luca Braida, António Ferreira da Costa, capi ufficio della Segreteria di Stato, e Juan A. Cruz Serrano, del personale diplomatico in servizio presso la sezione per gli Affari generali, che hanno collaborato  alle traduzioni dell’enciclica con il Papa.

Il quale non ha pronunciato l’omelia, ma è rimasto in silenzioso raccoglimento, prendendo la parola solo al termine della messa per presentare e ringraziare i tre prelati della Segreteria di Stato. Quindi ha firmato Fratelli tutti . Un lungo applauso ha sottolineato il solenne momento: l’ultima volta che ciò avvenne fuori  Roma fu per l’enciclica di Pio VI , Il Trionfo , il  14 maggio 1814 a Cesena, sua città natale.

Dopodiché Francesco ha chiamato accanto a sé i tre ecclesiastici per la foto-ricordo, invitandoli all’altare con una battuta scherzosa sulla loro “umiltà”.

Il saluto ai frati nel chiostro

Lo stesso clima di cordialità ha caratterizzato il successivo incontro nel chiostro, dove il Papa ha salutato una novantina di persone. La maggior parte erano frati della comunità; tra cui il portavoce del Sacro convento, padre Enzo Fortunato, che gli ha mostrato la rivista «San Francesco», di cui ricorre il centenario. Tra gli altri vi erano i ministri generali delle famiglie francescane che annualmente si ritrovano ad Assisi per le celebrazioni in onore del patrono.

Risalito a bordo della vettura blu, verso le 16.35 il Pontefice è ripartito alla volta del Vaticano. Lungo la strada lo hanno salutato i  fedeli che hanno seguito la cerimonia sui maxischermi, a rigorosa distanza di sicurezza e indossando le mascherine, in osservanza delle norme volte a contenere la diffusione del contagio da coronavirus. Nonostante queste restrizioni e il maltempo, erano comunque numerosi, visto che negli ultimi giorni sono arrivati centinaia di pellegrini per le celebrazioni del 4 ottobre. Anche perché quest’anno è stata la confinante  regione delle Marche a donare l’olio per alimentare la lampada votiva — recante inciso il verso dantesco: «Non è che di suo lume un raggio» — che arde sulla tomba del Santo. Ad essi inoltre si sono uniti i devoti di Carlo Acutis, il quindicenne che sarà beatificato sabato prossimo proprio qui ad Assisi.

Con le claustrali a Spello

Molto più riservata, lontana da telecamere e flash dei fotografi, la visita del Papa in tarda mattinata a Spello, quando nel viaggio di andata verso Assisi ha fatto sosta presso il Monastero di Vallegloria in diocesi di Foligno. Qui era già stato “a sorpresa” nel gennaio 2019, per condividere un tempo di dialogo libero e informale e il pranzo con le clarisse del primo convento  fondato da santa Chiara fuori le mura di Assisi. In realtà si è trattato del terzo incontro con questa comunità, dato che il primo avvenne in Vaticano il 25 agosto 2016, quando le monache andarono a fargli visita a Santa Marta.

In quell’occasione il Santo Padre consegnò loro la costituzione apostolica Vultum Dei quaerere , sulla vita contemplativa femminile.

Al protomonastero di Santa Chiara

Giunto quindi nel primo pomeriggio nella città di san Francesco, tra bandiere con i colori vaticani e striscioni di benvenuto, il Papa ha fatto anche una breve sosta al Protomonastero di Santa Chiara, pure qui per salutare le claustrali. E anche in questo caso si è trattato di un ritorno, dopo la visita del 4 ottobre 2013 agli inizi del pontificato. In quell’occasione aveva sostato presso l’urna che custodisce i resti mortali della santa nella cripta della basilica, deponendo un piccolo mazzo di fiori; quindi aveva venerato e baciato il breviario usato dal Poverello negli ultimi anni di vita, e parlato alle clarisse nella cappella del Crocifisso di San Damiano. «Grazie tante — ha lasciato scritto  Francesco — per il vostro lavoro di preghiera e presenza silenziosa nella Chiesa. Per favore pregate per me e la Madonna vi custodisca. Fraternamente, che il Signore vi benedica.

di dal nostro inviato ad Assisi
Gianluca Biccini