Alba Dorata è un’organizzazione criminale

Sentenza storica in Grecia

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08 ottobre 2020

Il partito greco di estrema destra Alba Dorata è stato dichiarato organizzazione criminale. È quanto decretato lo scorso 7 ottobre dal Tribunale di Atene, a conclusione di un processo in corso dall’aprile del 2015 e rallentato dall’emergenza covid-19. Le indagini su Alba Dorata erano però iniziate già nel settembre 2013, in seguito all’omicidio del musicista e attivista politico Pavlos Fyssas per mano di Giorgios Roupakias, un militante del partito. Fondata nel gennaio 1985 da Nikólaos Michaloliákos e registrata come partito politico nel 1993, Alba Dorata è stata storicamente definita come un’organizzazione neonazista dalla maggior parte degli osservatori, mentre i suoi membri hanno sempre rifiutato questa definizione e utilizzato quella di “nazionalista”. Il partito ha raccolto un numero molto limitato di consensi fino alla crisi finanziaria del 2008, quando il suo seguito ha iniziato ad allargarsi fino all’ingresso in parlamento dei primi membri con le elezioni politiche del 2012. Il miglior risultato elettorale del partito è stato il 7,09% dei voti raggiunto nelle elezioni anticipate di settembre 2015, che lo hanno reso la terza forza politica del Paese ellenico. La reputazione estremamente negativa che si è venuta a creare intorno ad Alba Dorata in seguito all’inizio del processo si è però riflettuta sulle ultime elezioni parlamentari greche, nelle quali il partito non ha superato la soglia di sbarramento del 3%, ritrovandosi così ai margini della politica del Paese. A contribuire a questa debacle sono stati anche i numerosi episodi di violenza — in particolare nei confronti di immigrati e minoranze etniche — avvenuti negli ultimi anni e riconducibili a militanti del partito. Ad essere imputati nel processo erano 68 membri di Alba Dorata, fra i quali anche i 18 ex parlamentari. Il procuratore Isidoros Doyiakos ha presentato un fascicolo di oltre 700 pagine contro i militanti, accusati di usare il partito per portare avanti attività illecite. I leader del partito indagati, fra cui Michaloliákos, sono stati condannati a pene comprese fra i 5 e i 15 anni di carcere per avere guidato un’associazione a delinquere, mentre gli altri membri sono stati giudicati colpevoli di appartenenza alla stessa. Giorgios Roupakias è stato invece giudicato colpevole per l’omicidio di Fyssas, e potrebbe essere condannato all’ergastolo. Dei 68 imputati, solo 11 erano presenti in aula al momento della sentenza, nessuno dei quali esponente di spicco del partito. Una folla di oltre 15.000 persone si è radunata all’esterno del tribunale in attesa del verdetto definitivo, e si sono verificati scontri con le forze dell’ordine. Il premier greco Kyriakos Mitsotakis si è espresso riguardo alla sentenza dichiarando «in quanto primo ministro, mi astengo coscientemente dal commentare le decisioni della Corte. Come cittadino greco, invece, condivido la soddisfazione universale per il riconoscimento del suo [di Alba Dorata] carattere criminale».

di Giovanni Benedetti