PER LA CURA DELLA CASA COMUNE
Correva l’anno 2015

Il Big Bang di Francesco

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31 ottobre 2020

Il 2015 è stato senza dubbio un anno ricco di eventi emblematici.

Il sogno europeo, tragicamente mortificato dal ristretto perimetro economico dentro al quale si era confinata l'Unione, faceva i conti con la disattesa promessa di solidarietà, resa evidente dalla reazione al fallimento della Grecia e dal tragico naufragio del Canale di Sicilia, dove 800 migranti perdevano la vita mentre l'Europa toglieva le risorse ai soccorsi in mare per questi disperati.

Che non si trattasse di burocrazia kafkiana continentale ma di un problema morale profondo per il quale la Storia stava finalmente richiamando all'ordine l'intera umanità, fu evidente a tutti. Basta ricordare il crollo che nello stesso anno ebbe il mercato automobilistico per gli stratagemmi truffaldini di colossi multinazionali che certificavano come non inquinanti vetture fuori legge.

A squarciare le tenebre di quella egoistica confusione planetaria è stato il luminoso cammino della Chiesa cattolica la quale — per quanto affatto immune ai maligni contagi della storia — ha trovato la forza di offrire punti fermi oggi ritenuti da tutti indispensabili per superare questa grave crisi.

In un anno caratterizzato da viaggi apostolici nel sud del mondo — indimenticabile la storica Messa a Manila davanti a 6 milioni di fedeli, come l'incontro con i Movimenti popolari in America Latina — Papa Francesco segnava il 2015 con un Giubileo straordinario della Misericordia che per la prima volta veniva aperto nel cuore del continente Africano e celebrato in ogni diocesi del Mondo.

Non occorre certo essere degli storici o dei Ssnti per comprendere l'inginocchiarsi del Papa alla miseria degli ultimi e la sua profonda speranza di curare il cuore malato dei primi.

Ma per quanto forti siano stati questi gesti, a gettare veramente luce sui tempi bui della nostra storia è stata quell'anno la Lettera enciclica Laudato si'.

I 193 Paesi membri delle Nazioni Unite si apprestavano a tirare le somme su due impegni decisivi colpevolmente disattesi: gli Obiettivi del Millennio — restati utopia in larga parte del mondo — e le Conferenze sul Clima — che in 20 occasioni non erano state capaci di produrre un accordo unanime, trasformando così i ambiamenti climatici in una tragica evidenza globale.

L'universale riconoscimento del ruolo giocato dall'enciclica sull'esito di questi due appuntamenti Onu racconta molto bene il significato storico di questo testo straordinario. E anche se è difficile credere che 246 brevi paragrafi possano produrre effetti tanto importanti, di fatto la Laudato si' ha innescato un sorprendente “Big-Bang ecologico ed umanitario” del quale solo i posteri potranno analizzarne adeguatamente la portata.

Nel 70° anniversario delle Nazioni Unite, il 25 settembre 2015 Papa Francesco era a New York nel Palazzo di Vetro per ribadire l'urgenza di mettere fine ad una “cultura dello scarto” che condanna alla fame miliardi di persone e minaccia la sopravvivenza stessa dell'umanità con cambiamenti climatici ormai alla soglia dell'irreversibilità.

Nello stesso giorno l'Onu trasformava gli 8 obiettivi del Millennio in 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, abbandonando per sempre il buonismo di speranze idealistiche in favore di una concreta relazione tra sviluppo economico e sviluppo socio-ambientale, senza la quale nessuna ricchezza al mondo potrà mai produrre la felicità dell'uomo.

Questo piccolo seme di speranza, che nella Laudato si' ha trovato la forza dell'unico ecosistema culturale planetario di riferimento, ha sottratto di fatto gli impegni delle Nazioni Unite dall'infertilità della carta. E oggi non c'è impresa al mondo che non si riferisca a questi 17 Obiettivi nel pianificare e nel raccontare la propria strategia di responsabilità sociale.

Il 30 novembre 2015, in una Parigi martoriata da feroci attentati (ad orologeria) dell'Is, le Nazioni Unite tornavano a riunirsi per la ventunesima volta nel tentativo di trovare un accordo sul clima. Con ogni probabilità la Cop21 sarebbe stata teatro dell'ennesimo fallimento se Papa Francesco non avesse saputo creare intorno alla questione il consenso universale di cui siamo tutti testimoni. Certamente il cardinale Bergoglio ha cominciato a creare questo cambiamento quando ha scelto di chiamarsi Francesco. Ma l'enciclica non è stata certo la semplice esortazione apostolica di un Papa sensibile alla custodia del Creato; piuttosto ha avuto il merito di portare nell'opinione pubblica la decisiva consapevolezza di quanto fosse vasto, e correlato alla nostra infelicità, il significato della crisi climatica.

Con la condivisione planetaria delle verità scientifiche e dei principi di sostenibilità da sempre ghettizzati nella piccola cerchia degli ambientalisti, e ancora di più con l'introduzione di veri e propri neologismi come quello dell'Ecologia Integrale — che lega indissolubilmente economia, ambiente e società — Papa Francesco ha generato nella coscienza collettiva dei veri e propri corto circuiti semantici, che hanno portato l'assemblea di Parigi a trovare una comunione d'intenti non solo tra i leader dei 193 Paesi membri ma anche tra questi e i manifestanti fuori del Palazzo.

Si potrebbe parlare a lungo dell'efficacia o dell'inefficacia della Laudato si' nel produrre effetti pratici sui disastri sociali ed ambientali che ci troviamo a fronteggiare. La strada da percorrere è in salita, il tempo è pochissimo ed è purtroppo molto concreto il rischio di non arrivare abbastanza avanti per poter consegnare ai nostri figli un pianeta colorato e felice. Ma certamente nel 2015 la commozione di quel momento di unità mondiale ha segnato per sempre la nostra storia. E anche se da allora ancora troppo poco è stato fatto, l'umanità può e potrà sempre ritrovare in quel momento sublime la piena consapevolezza di essere una sola famiglia umana alla quale è stata affidata una sola casa comune.

di Pierluigi Sassi
Presidente di Earth day Italy