Avviata una raccolta fondi per il restauro del Pontificio seminario francese

Un’eredità da proteggere

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27 ottobre 2020

Nonostante disti soltanto un centinaio di metri dal Pantheon, non è certamente uno degli edifici più conosciuti dai turisti e dai romani, probabilmente perché è situato un po’ in disparte. Eppure, fa assolutamente parte dal patrimonio culturale e storico della città: da oltre centosessant’anni (167 per l’esattezza), il Pontificio seminario francese è «luogo privilegiato, propizio alla rigenerazione per i sacerdoti che vengono a Roma, forma sacerdoti della Francia affinché siano buoni servitori e pastori, interamente dedicati a Cristo, alla loro diocesi, e alla Chiesa universale», come ricorda il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero, nel presentare la raccolta di fondi recentemente avviata al fine di salvare l’edificio. Sono tante le scadenze importanti nei prossimi mesi: rafforzamento dell’intera struttura, riparazione dei cornicioni esterni e interni, particolarmente danneggiati, rinnovo degli impianti, ristrutturazione totale della biblioteca che, dopo la cappella, è l’altro polmone del seminario.

«La nostra casa è vecchia e necessita di lavori per stare al passo con le attuali norme che, come tutti sanno, stanno diventando sempre più restrittive. Il nostro scopo è offrire a ciascuno dei seminaristi, che tornano in Francia solo tre volte all’anno, un luogo di formazione adatto per un soggiorno prolungato», spiega il rettore, don Vincent Siret: «I progetti non mancano e alcuni sono estremamente urgenti per poter proseguire nella nostra missione di formazione».

Il Pontificium Seminarium Gallicum di Roma — che ha la particolarità di dipendere sia dalla Conferenza episcopale francese sia dalla Santa Sede, più precisamente dalla Congregazione per il clero — «è un’istituzione importante per la Chiesa di Francia», precisa da parte sua monsignor Éric de Moulins-Beaufort, arcivescovo di Reims e presidente dell’episcopato: «Permette ai futuri sacerdoti francesi di beneficiare della qualità degli insegnamenti delle università pontificie, di immergersi durante la loro formazione al sacerdozio ministeriale nell’universalità della Chiesa, di scoprirsi servitori di una lunga tradizione e di una comunione che non conosce confini politici e culturali». Per i suoi ex-allievi e per tanti altri, prosegue il presule, «abitare in via di Santa Chiara 42, quando si arriva a Roma, è scontato: una casa grande, tranquilla, scandita dal ritmo studioso e spirituale dei seminaristi e dei sacerdoti, dotata di una biblioteca impareggiabile, situata nel cuore del centro storico della città. Nessuno sa di cosa sarà fatto il domani — conclude monsignor de Moulins-Beaufort — ma Roma sarà sempre a Roma. Mantenere l’edificio ereditato nella fede dai nostri predecessori, dotarlo di un progetto che includa il seminario e gli consenta di fornire altri servizi per garantirne la sostenibilità, questa è l’ambizione dei progetti espressi dal rettore e dall’insieme dei responsabili».

La storia del Pontificio seminario francese risale alla metà dell’Ottocento. Diversi vescovi d’oltralpe espressero il desiderio di fondare a Roma un istituto di formazione per i futuri sacerdoti. Volevano che la direzione fosse affidata alla Congregazione dello Spirito Santo, già molto impegnata nella formazione dei sacerdoti. È così che nel febbraio 1853 padre Louis-Marie Lannurien arrivò a Roma per fondare il seminario francese; il primo anno scolastico si svolse nel mese di ottobre dello stesso anno. Tuttavia le dimensioni degli edifici si rivelarono rapidamente insufficienti e il centro di formazione dovette trasferirsi altrove per ampliarsi. I padri spiritani procedettero così all’acquisto della chiesa crollata di Santa Chiara e dei beni immobiliari situati sul terreno adiacente e i seminaristi francesi vi si installarono nel 1856. I lavori di ricostruzione della cappella vennero completati solo nel 1881. Dal 1883 al 1890 i vecchi edifici, costruiti sui resti delle terme di Agrippa, furono gradualmente sostituiti da un insieme architettonico unitario e spazioso dove aria e luce penetrano abbondantemente.

La bolla In Sublimi Principis del 1859 segna l’approvazione canonica dell’istituto di formazione da parte di Pio ix, che si dichiara «protettore per sempre del Seminario francese». Il suo successore, Leone xiii mostra lo stesso interesse e il 20 giugno 1902 gli conferisce il titolo di Pontificio Seminario. Durante la seconda guerra mondiale, Pio xii chiede alle comunità romane di ospitare gli ebrei perseguitati. Per diversi mesi il numero dei seminaristi “ufficiali” cresce senza che nessuno si renda conto della vera causa di questo improvviso afflusso di vocazioni. L’11 gennaio 1981, Papa Giovanni Paolo ii fa visita al palazzo di via di Santa Chiara, dopo il suo primo viaggio apostolico in Francia. Nel 2003 riceve in udienza la comunità del seminario che festeggia i 150 anni: è allora che viene restaurata la cappella e effettuata la posa dei mosaici di padre Rupnik. Nel 2009, la Congregazione dello Spirito Santo, che aveva assunto la tutela del Pontificio seminario francese sin dalla sua fondazione, lo consegna alla Conferenza episcopale francese. In tale occasione, il 6 giugno, la comunità è ricevuta in udienza da Benedetto xvi che così si esprime: «Dobbiamo rendere grazie al Signore per l’opera svolta in questa istituzione in cui, dalla sua apertura, circa 5000 seminaristi o giovani sacerdoti sono stati preparati alla loro futura vocazione».

di Charles de Pechpeyrou