Vent’anni dopo il discorso di Giovanni Paolo II alla Gmg di Roma

Non sono passati inutilmente

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23 ottobre 2020

Vent’anni dopo il discorso di Giovanni Paolo ii alla Giornata mondiale della gioventù sul pratone di Tor Vergata, a Roma, quel grido «Voi non vi rassegnerete» è risuonato in un incontro a più voci promosso dal Forum delle associazioni familiari e voluto dal suo presidente Gigi De Palo, all’epoca ventitreenne e tra gli organizzatori di quel raduno. Ai partecipanti, leader di movimenti e associazioni collegati in rete e seguiti da tutto il mondo da migliaia di persone grazie anche alle dirette Facebook e Youtube, ha portato il suo saluto il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana. Dopo aver colto la felice coincidenza del forum con la festa liturgica di san Giovanni Paolo ii, il porporato ha invitato «a ispirarci ancora oggi a quelle parole del Papa», in questo periodo di preoccupazioni e sofferenze in cui quel “ma voi non vi rassegnerete” resta «un grido chiaro e ineludibile. Facciamolo risuonare nella nostra coscienza, portiamolo come messaggio ai nostri fratelli perché ce ne è particolarmente bisogno in questo mondo di fragilità. Non rassegniamoci, non è tempo di particolarismi né di esasperare le divisioni. È invece il tempo della corresponsabilità condivisa, della costruzione, della solidarietà, del favorire la partecipazione di tutti, senza escludere nessuno», ha detto Bassetti.

Il primo intervento-testimonianza è stato quello di Kiko Arguello, fondatore del Cammino Neocatecumenale, che si è alternato con Giampiero Donnini nel ribadire che «noi in Giovanni Paolo ii abbiamo trovato un gigante che sempre ci ha dato il doppio di quello che abbiamo chiesto, ci ha fatto sentire piccoli e grati alla Chiesa», ricordando l’impronta di Wojtyła su alcune opere del Cammino, dal seminario alle famiglie inviate in missione.

Anche don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, ha voluto ricordare la vicinanza del Papa polacco al percorso del movimento fondato da don Giussani: «Per la nostra storia è stato cruciale», aggiungendo come Giovanni Paolo ii, nel suo ardore di comunicare la fede affinché «Cristo sia sempre per noi la felicità del vivere», ha anche messo davanti a tutto «la questione fondamentale: voi chi dite che io sia? Oggi, per non rassegnarci, dobbiamo farci questa domanda perché è questa la sfida che abbiamo davanti. E anche oggi i ragazzi ci chiedono il senso del vivere, il gusto del quotidiano: ma noi, stiamo rispondendo a queste domande?». Salvatore Martinez, presidente di Rinnovamento nello Spirito Santo, ha ripreso e sviluppato, in un altro intervento appassionato e sul filo dell’emozione, le istanze degli altri partecipanti al forum, chiamando tutti a «un nuovo inizio, perché la Chiesa passa di inizio in inizio, come ci ricordano i Padri. Il pontificato di Giovanni Paolo ii resta attuale per aver indicato la via kerigmatica e carismatica della Chiesa. E la passione per Dio e per l’uomo rimane come eredità che non si consuma». Martinez ha inoltre sottolineato come la Laudato si’ e la Fratelli tutti di Papa Francesco in qualche modo sono «come un’esegesi di quel discorso-manifesto per il terzo millennio di Giovanni Paolo ii », richiamando altresì altre parole di Bergoglio, ovvero quelle dell’omelia del 29 giugno scorso: «Tu vuoi una Chiesa profetica? Incomincia a servire, e stai zitto».

Matteo Truffelli, presidente dell’Azione Cattolica, ha offerto la visuale di un’associazione fatta per tre quinti di ragazzi e giovani «e posso dirlo con certezza: i giovani di oggi sono generosi, creativi, appassionati di una fede che chiede di cambiare il mondo, di immergersi nella storia, hanno una grande domanda di “politica buona” e non solo di buona politica, rivolta al bene. Sono i giovani cresciuti in un mondo fatto a talk show, e che quindi tende a dividere. E invece dentro a questo contesto tanti giovani si spendono alla ricerca del bene, di una società migliore e anche di una Chiesa migliore. Anche la Chiesa non è rassegnata, tanto che dopo Giovanni Paolo ii sono arrivati altri due giganti, Papa Benedetto xvi e Papa Francesco. Quest’ultimo, a esempio, ci sta indicando l’antidoto per il morbo di oggi della tristezza individualista, ovvero fraternità e misericordia. No — ha chiosato Truffelli — questi vent’anni non sono passati inutilmente».

Roberto Rossini, presidente delle Acli, è riandato a quel periodo preciso della storia così segnato dal Papa polacco: «Erano anni in cui si pensava che il mondo cambiasse in modo straordinario, verso un’epoca nuova e bella. Il discorso di Giovanni Paolo ii fece capire che c’erano nuove sfide. Pensiamo all’Europa com’era, nel post caduta muro di Berlino; pensiamo alla famiglia, alla politica, ai sindacati. Effettivamente non ci siamo rassegnati, abbiamo difeso quei soggetti che costruiscono la vita sociale. Un lavoro che abbiamo fatto alla luce della dottrina sociale della Chiesa».

L’ultima testimonianza è arrivata da Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni xxiii: «Per noi Giovanni Paolo ii è stato il Papa che ha confermato la nostra appartenenza piena alla Chiesa e che nel 2004 ha riconosciuto i nostri statuti e per don Oreste Benzi, il nostro fondatore, è stato uno dei regali più grandi». Ramonda ha ricordato anche l’invito ricevuto dal Papa polacco a continuare il servizio agli ultimi «e a camminare con i nostri vescovi e sacerdoti», sottolineando che anche l’aspetto di san Giovanni Paolo ii uomo di preghiera è stato un lascito per l’associazione «perché noi crediamo molto che per stare in piedi bisogna stare in ginocchio».

di Igor Traboni