Ne «La signora trasformata in volpe», di David Garnett

Percorsi accidentati e meravigliosamente reciproci

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19 ottobre 2020

«A lungo si temette per la sua vita, ma alla fine si riprese, recuperò la ragione e visse fino a tarda età, anzi, a dire il vero è ancora vivo». Si conclude così La signora trasformata in volpe  (Milano, Adelphi 2020, pagine 112, euro 15), favola, romanzo, metafora, parodia o quel che si voglia, dello scrittore inglese David Garnett (1892-1981). Appena ripubblicata — con la traduzione di Silvia Pareschi — la storia è accompagnata da dodici illustrazioni in bianco e nero di R.A. Garnett, prima moglie dell’autore. Uscito per la prima volta nel 1922 e ambientato nel 1880, il libro racconta la vicenda della bella Silvia Tebrick — nata Fox — che un giorno, senza preavviso e sotto gli occhi stupefatti del marito, si tramuta in volpe durante una passeggiata in campagna.

Improvvisa e istantanea, la metamorfosi avviene proprio quando Mr Tebrick comincia a trascinarla via dalla strada perché una battuta di caccia si sta avvicinando. «Sentendo i cacciatori, affrettò il passo per raggiungere il limitare del boschetto (...). Sua moglie rimaneva indietro, e lui, tenendola per mano, cominciò quasi a trascinarla. Prima che arrivassero al limitare, d’un tratto Silvia strappò via la mano dalla sua con violenza e diede un grido, e lui si voltò di scatto a guardarla. Dove un istante prima si trovava sua moglie, adesso c’era una piccola volpe di un color rosso acceso».

Chi è la donna che ama? È Silvia nella volpe o la volpe in Silvia? Si è fedeli a uno sguardo o a una postura? E una metamorfosi quando è davvero reale, e quando è solo apparente?

A questa storia dello scrittore inglese, che fece parte del Bloomsbury Group, sono state date le più diverse interpretazioni. Lettera in codice indirizzata alla persona amata, apologo sulla sessualità femminile, allegoria dell’amore assoluto, critica arguta ai costumi borghesi dell’epoca, e all’idea che l’identità personale sia monolitica e immutabile, puro divertissement ...

Con iniziale difficoltà, lungo un percorso accidentato ma meravigliosamente reciproco, Mr Tebrick, il marito (ma per qualificare una moglie serve l’appartenenza al genere umano?), continuerà ad amarla anche quando la volpe sarà ormai completamente tale. Così il romanzo di Garnett diventa anche una splendida metafora della difficoltà di accettare i cambiamenti della persona cara. Di riconoscerla per chi veramente è al di là delle apparenze, ponendosi così la questione — serissima — di quando l’apparenza diventi sostanza.

Perché il percorso di Mrs Tebrick-Fox-volpe è ben accidentato, ma quello dell’uomo lo è decisamente di più. Specie nel suo vedersi costretto ad abbandonare quel paternalismo gentile che dapprincipio sembra caratterizzarlo imprescindibilmente.

Perché — e la meravigliosa copertina con un’illustrazione rielaborata di Newell Convers Wyeth sembra confermarlo — al di là del chiaro e incontrovertibile aspetto, nel corso delle cento pagine cambiano radicalmente entrambi. O almeno così parrebbe.

di Giulia Galeotti