Presentata al clero di Roma la nuova edizione del messale

Per una Chiesa in cammino

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13 ottobre 2020

Alla presenza del cardinale vicario Angelo De Donatis è stata presentata al clero di Roma nella mattina di martedì 13, nella basilica di San Giovanni in Laterano, la nuova edizione italiana del messale romano che entrerà in vigore dal 29 novembre, Domenica i  di Avvento. «Sarà l’occasione per riscoprire nella Messa il polo essenziale, l’occasione imprescindibile per generare relazioni autentiche, sane e improntate al Vangelo, per riscoprire l’Eucaristia come esperienza di popolo», ha detto il porporato nel suo saluto. «Sarà un momento privilegiato del nostro stare insieme, per consegnare al Padre ogni grido che abbiamo ascoltato in città, per affidargli i nostri propositi di costruire e ripristinare relazioni fraterne. A Lui racconteremo ciò che abbiamo appreso nell’ascolto contemplativo delle sorelle e dei fratelli incontrati. Il Messale ci riporta alla comunità, all’esperienza di popolo e l’Eucaristia è la risposta del popolo all’amore coinvolgente del Padre».
A illustrare questa terza edizione del volume è stato il vescovo di Castellaneta, presidente della Commissione per la liturgia della Conferenza episcopale italiana. Pubblichiamo un estratto del suo intervento.

Lo scorso 28 agosto il cardinale presidente — con una delegazione di persone in rappresentanza delle oltre cinquanta che hanno messo mano a quest’opera per diciotto lunghi anni — ha presentato al Santo Padre la prima copia della terza edizione del Messale Romano in lingua italiana. Si è trattato di un momento significativo e simbolico perché in questa consegna al Santo Padre, Primate d’Italia, quella che nell’editio typica  è ancora una liturgia per certi aspetti asettica e “disincarnata” diventa, nel Messale tradotto, liturgia viva, pronta per essere celebrata dalle comunità del nostro Paese. Il Papa ha apprezzato la fattura del nuovo libro liturgico e ha indicato in questo Messale il testo che deve spingere la Chiesa italiana avanti sulla via tracciata dal concilio Vaticano ii , via che rimane ancora in buona parte da percorrere. Questa terza edizione rappresenta, infatti, l’ultima tappa di un cammino di Chiesa che — fedele alla via indicata dalla riforma conciliare, “riforma irreversibile” — riconosce alla liturgia una importanza decisiva nella vita delle comunità e un ruolo determinante nel suo impegno di evangelizzazione. Ora è il momento della gratitudine: è giusto, innanzitutto, ricordare con animo grato in questa sede le tante persone che hanno lavorato a questa nuova edizione del Messale, vescovi, sacerdoti religiosi, religiose, teologi, laici professionisti, uomini e donne che con passione hanno prestato il loro tempo e le loro capacità a servizio della Chiesa, consapevoli della grande responsabilità di operare su uno strumento che avrebbe guidato la celebrazione eucaristica delle nostre comunità per i prossimi decenni. Gratitudine che in un modo tutto particolare va espressa al Santo Padre, che non solo ha approvato il frutto di questo lavoro, ma ne ha sostenuto il cammino con il suo magistero autorevole (magnum principium ) e con il suo personale interessamento. Ora è il momento della responsabilità. Papa Francesco in un incontro con i partecipanti alla 68ª Settimana liturgica nazionale così si è espresso: «Non basta riformare i libri liturgici per rinnovare la mentalità. I libri riformati a norma dei decreti del Vaticano ii  hanno innestato un processo che richiede tempo, ricezione fedele, obbedienza pratica, sapiente attuazione celebrativa da parte, prima dei ministri ordinati, ma anche degli altri ministri, dei cantori e di tutti coloro che partecipano alla liturgia».

Le parole del Santo Padre confermano e rilanciano l’insegnamento conciliare che invita a una specialissima cura nella formazione di tutto il popolo alla piena e attiva partecipazione alla liturgia (cfr. Sacrosanctum Concilium , 14) e chiedono quindi alle nostre comunità diocesane e parrocchiali di affrontare la sfida che si presenta con questa nuova edizione del Messale. Nella lettera del Consiglio permanente che accompagna la pubblicazione del libro liturgico, si afferma che «la terza edizione italiana del Messale Romano […] è un dono prezioso: con gioia lo affidiamo a ogni comunità, invitando ciascuno a riscoprire la bellezza e la fecondità della celebrazione dell’eucaristia». È un dono che, per portare frutto, esige un’accoglienza appropriata, perché «non è solo uno strumento per la celebrazione, ma è, prima di tutto, un testimone privilegiato di come la Chiesa abbia obbedito al comandamento […] di spezzare il pane in memoria del Signore»; inoltre, «concretizza per noi la norma della celebrazione dell’eucaristia» che è garanzia e sostegno dell’arte del celebrare. Si tratta quindi di cogliere responsabilmente questa pubblicazione come una vera opportunità, perché le nostre comunità riscoprano nella liturgia la «prima e indispensabile fonte dalla quale […] possano attingere il genuino spirito cristiano» (Sacrosanctum Concilium , 14), consapevoli che la partecipazione piena, consapevole, attiva e fruttuosa della celebrazione dell’eucaristia è garanzia per una formazione integrale della personalità cristiana.

È questo il momento di guardare avanti. Con quali strumenti la nuova edizione del Messale può diventare un’occasione per riscoprire i motivi delle decisioni compiute con la riforma liturgica, superando letture infondate e superficiali, ricezioni parziali e prassi che la sfigurano (cfr. Papa Francesco ai partecipanti alla 68ª Settimana liturgica nazionale)? Per promuovere un’adeguata accoglienza della nuova edizione del Messale e per sfruttarne appieno le potenzialità pastorali, si possono indicare dei punti di riferimento che — utilizzati con equilibrio e sapienza — potranno risultare utili alla causa. Poiché «la miglior catechesi sull’Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata» (Benedetto xvi ), il libro del Messale è il primo e indispensabile strumento da utilizzare, non solo per i testi eucologici e per la strutturazione delle sequenze rituali, ma per i preziosi documenti che lo arricchiscono: l’ordinamento generale, le premesse e le precisazioni, testi di principi e norme di carattere teologico, rituale e pastorale. Se l’uso della nuova edizione del Messale Romano non sarà accompagnato da un’attenta e corretta lettura di queste premesse, la semplice applicazione delle rubriche e il solo cambiamento di qualche parola non solo non renderanno più attiva e fruttuosa la partecipazione, ma rischieranno di far apparire vuota tutta l’attesa che ne ha preceduto la nuova edizione. Inoltre lo stile semplice e al contempo sostanzioso con cui è stato redatto il messaggio del Consiglio permanente per accompagnare la pubblicazione del Messale lo rende un ulteriore prezioso strumento per aiutare la fruttuosa ricezione del libro liturgico: se ne vedrebbe opportuna una maggiore valorizzazione, magari con una sua consegna alle comunità insieme al nuovo testo.

Infine, raccogliendo una raccomandazione di questo Consiglio permanente, l’Ufficio liturgico nazionale e l’Ufficio catechistico nazionale hanno predisposto un sussidio “non operativo” di circa cento pagine (Un Messale per le nostre assemblee ), che propone un percorso di accoglienza e valorizzazione della nuova edizione del Messale con schede tematiche che affrontano da varie angolature la celebrazione di cui il Messale è norma, fornendo spunti di riflessione da articolare nelle varie realtà ecclesiali. L’auspicio è che si apra una stagione per la nostra Chiesa italiana in cui «riscopriamo insieme la bellezza e la forza del celebrare cristiano, impariamo il suo linguaggio — gesti e parole — senza appiattirlo importando con superficialità i linguaggi del mondo», una stagione in cui «ci lasciamo plasmare dai gesti e dai “santi segni” della celebrazione e ci nutriamo con la lectio  dei testi del Messale».

di Claudio Maniago