
Mezzo secolo fa moriva lo scrittore francese
Moby Dick viene pubblicato per la prima volta in Francia nel 1939, nei «Cahiers du Contadour». A firmare la traduzione insieme a Lucien Jacques e Joan Smith è Jean Giono, che per tutti gli anni Trenta ha ingaggiato col capolavoro americano («il mio compagno straniero», lo definirà) un corpo a corpo di rara intensità e coinvolgimento.
Nel periodo in cui lavora alla traduzione, Giono scrive una sorta di diario di lavorazione con l’intenzione di ricavarne un’introduzione al libro di Melville. Ma tale è il trasporto vissuto dallo scrittore francese che ben presto il saggio straborda, si trasforma, cambia natura, diventando una narrazione a tutti gli effetti centrata su Herman Melville. Giono la pubblica nel 1941 con il titolo Pour saluer Melville , opera finora inedita in Italia e meritoriamente pubblicata da Guanda con il titolo Melville. Un romanzo (2020, pagine 144, euro 16, traduzione di Leila Beauté). Nel suo racconto Jean Giono immagina Melville negli anni che precedono e accompagnano la stesura della Balena, e lo fa con le caratteristiche che ben conosciamo: prosa limpida e sicura, trasporto per i personaggi, una pensosità appassionata che non smette mai di indagare l’umano in rapporto a ciò che lo circonda. Con rapidi cenni biografici Giono ci fa conoscere la giovinezza dell’americano, i rapporti con la famiglia e i primi viaggi per mare. Offre poi alcune pagine di scoperta ammirazione in cui celebra l’importanza che la prosa melvilliana ha avuto su di lui («La frase di Melville è come un torrente, una montagna, un mare […] questa frase avanza, si solleva e ricade con tutto il suo mistero»). E lo coglie infine in una fase di stallo: Melville è in viaggio a Londra per incontrare i suoi editori, pieno di dubbi su ciò che scriverà; vive un conflitto di desideri, inesorabilmente attratto dalla grande sfida ancora senza nome eppure recalcitrante alla lotta che quella storia, proprio quella, sembra richiedergli: «sono un uomo smarrito». È da questo punto in poi che sovente i piani si confondono, tale è l’immedesimazione di Giono con Melville sul piano della creazione letteraria. E se non è del tutto sbagliato considerare questo romanzo come secondario nella vasta produzione di Giono, tuttavia questa piccola finestrella ci regala uno sguardo inedito e intrigante su molta della produzione del francese, che parlando di Melville parla di sé e sembra raccontarsi con intimità appena velata. Nel suo viaggio Melville incontra, innamorandosene, Adelina White, il cui cognome (oltre a richiamare Moby Dick ) è un preciso riferimento a Blanche Meyer, donna che Giono ha a lungo amato e che in varie vesti compare spesso nei suoi romanzi. L’incontro si rivela decisivo, per il Melville di Giono, per sprigionare il sogno e l’ardire di scrivere Moby Dick . Nelle pagine forse più intense del romanzo, inoltre, Melville ci viene consegnato come segretamente impegnato in una lotta con un angelo, creatura misteriosa e divina che lo segue tentando di convincerlo all’impresa, rinunciando ai compromessi e a una scrittura che si accontenta, quando invece «l’opera è interessante solo se è in lotta continua con l’alto mare sconosciuto. Spetta a me costruire i miei passi e le mie vele. Il gioco consiste nel partire sempre per perdere o per guadagnare tutto». Come Giacobbe, Melville esce dalla lotta con l’angelo con un nome nuovo, ricco di grazia e potenza. Come resistere alla suggestione che questo fosse anche il desiderio di Giono, che ha sofferto in vita (e forse ancora oggi) l’etichetta riduttiva di cantore bucolico della campagna provenzale, e che qui racconta la sua lotta con l’angelo? «L’uomo desidera sempre un oggetto mostruoso. E la sua vita assume valore soltanto se la consacra interamente a tale inseguimento. Spesso non ha bisogno né di ostentazione né di cerimonie; sembra essere confinato saggiamente a occuparsi del suo giardino, ma dentro di sé è già salpato da tempo per la pericolosa crociera dei sogni. Nessuno sa che è partito; sembra esserci ancora; ma è lontano, affronta mari proibiti».
di Enrico Zarpellon