La Settimana ecumenica di preghiera nel Regno Unito

Per gli uomini e le donne del carcere

Burigana_15_x.jpg
15 ottobre 2020

Non sei solo: queste parole guidano l’annuale Settimana di preghiera per coloro che sono in carcere. Si tratta di un’iniziativa ecumenica che raccoglie Chiese e organizzazioni cristiane della Gran Bretagna impegnate direttamente nell’assistenza dei carcerati e delle loro famiglie. Da oltre 40 anni questo appuntamento costituisce un momento particolarmente forte dell’attenzione verso gli ultimi da parte di tanti cristiani che hanno scoperto nella testimonianza in carcere una profonda unità al di là delle appartenenze confessionali. La dimensione ecumenica della Settimana è stata rafforzata quando l’organismo ”Churches Together in England”, che raccoglie il maggior numero di Chiese in Inghilterra, ha deciso di partecipare e di sostenere questa iniziativa. È un’occasione per i volontari per condividere le loro storie, che nascono dal desiderio di dare tempo al “mondo del carcere”, mostrando le ricchezze spirituali di queste esperienze tanto più quando si realizzano in una dimensione ecumenica, aiutando così a scoprire l’universalità del messaggio evangelico, che va oltre i confini ecclesiali, coinvolgendo anche i carcerati di altre religioni. L’evento che, per una tradizione ormai consolidata, inizia con la seconda domenica di ottobre e si concluderà sabato prossimo, coinvolge migliaia di cristiani, non solo coloro che, anche saltuariamente, operano negli istituti di pena. Secondo uno schema preparato ecumenicamente vengono indicati testi per la preghiera quotidiana, senza che questo sia vincolante, anche se, come viene sempre ricordato, la stessa preparazione del sussidio aiuta ad approfondire la comunione tra i cristiani guidandoli in questo tempo specifico di preghiera per il “mondo del carcere”, che va ben oltre coloro che sono stati condannati. Per questo durante la Settimana le preghiere quotidiane, che sono profondamente radicate sulle Sacre Scritture, aprendosi con la recita del Padre Nostro, sono rivolte ai carcerati, alle loro vittime, alle loro famiglie, alle comunità, a quanti lavorano in carcere e a coloro che vi svolgono un servizio di volontariato e, infine, al sistema giudiziario per far  comprendere a tutti il “mondo del carcere”.

Accanto al momento della preghiera ne sono previsti altri di approfondimento sulla condizione dei carcerati, con una particolare attenzione al reinserimento nella società e alla condizione della “famiglia” del carcerato tanto più se questo è un migrante che aggiunge solitudine a solitudine. In alcuni casi sono state pensate anche  iniziative per raccogliere aiuti materiali per i carcerati e loro famiglie. In sede di presentazione è stato detto che quest’anno la Settimana assume un valore  particolare a causa della pandemia che, non solo nel Regno Unito, ha determinato nuove regole per le visite nei carceri, limitando fortemente l’attività dei volontari e, di fatto, alzando ancora di più il  muro tra chi è dentro e chi è fuori, con delle conseguenze anche per l’assistenza sanitaria dei carcerati. Per  “Churches Together of England” la Settimana è un tempo privilegiato per rinnovare la richiesta al Signore a vivere misericordia e riconciliazione ogni giorno con la convinzione che i cristiani, se vivono questo tempo insieme, possono rendere più efficace la loro testimonianza nell’accoglienza di chi è nella sofferenza.

di Riccardo Burigana