Appello del cardinale Sandri al Pontificio istituto Orientale

Pace per il Caucaso

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22 ottobre 2020

Un nuovo appello alla pace e alla riconciliazione, con riferimento speciale a quella parte del Caucaso dove «popoli amici quali sono quello armeno e quello azero hanno ripreso in mano le armi per ridestare un conflitto non privo di interessi e di appoggi da diverse potenze», è stato rilanciato dal cardinale Leonardo Sandri durante l’inaugurazione dell’anno accademico del Pontificio istituto orientale (Pio). La cerimonia si è svolta martedì 20 ottobre, nell’aula magna, alla presenza dell’arcivescovo Giorgio Demetrio Gallaro e di monsignor Flavio Pace, rispettivamente segretario e sotto-segretario del dicastero vaticano, e del rettore del Pio, il gesuita David Nazar.

Nella prolusione il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali ha fatto riferimento alla situazione di pandemia che «affligge il mondo intero e induce particolari sofferenze e preoccupazioni a tanti dei Paesi» da cui provengono docenti e studenti dell’istituto. Tanto che quest’anno si è stati costretti a «rivedere al ribasso l’assegnazione delle borse di studio», perché si sono create condizioni «inaspettate nella conduzione dei luoghi di formazione ecclesiastica superiore a Roma».

Il porporato ha poi messo in evidenza come si sia data «per scontata l’esistenza gli uni degli altri», mentre la pandemia «ci ha costretti a ripensare questo nostro essere e vivere». Quindi ha riconosciuto che esistono «diversi modi per affrontare le sfide e le difficoltà dal punto di vista umano», ma per il cristiano, e «ancor più per colui che studia e fa teologia, non si tratta semplicemente di fermarsi allo scorrere del tempo — al kronos — ma di cogliere in ogni situazione un’occasione, essendo cioè attenti al kairòs di Dio», ossia a cosa voglia «comunicare al suo popolo in ogni tempo della storia».

Il cardinale Sandri ha anche ricordato che il Pio ha comunicato alla Congregazione per le Chiese orientali «l’impossibilità di avviare il primo anno di studi per la facoltà di Diritto canonico». Tuttavia, ha invitato a considerare questo di oggi «un tempo in cui sfruttare le maggiori risorse per pensare alla propria missione»; e anche un modo di «presentare agli studenti un’offerta formativa attenta al presente, grazie alle piattaforme tecnologiche per le quali il Pio si segnala tra le eccellenze nel panorama romano». Ciò è reso possibile, ha aggiunto,  per l’esistenza di quella comunità accademica pensata non soltanto come «funzionale all’erogazione di un servizio, ma come istanza capace di un pensiero condiviso, di un esercizio dell’intelligenza della fede e di un vissuto umano illuminato dalla fede, e secondo quello spirito di discernimento tanto caro al Santo Padre grazie alla sua provenienza dalla Compagnia di Gesù». La pandemia, ha detto il porporato, «ci ha costretti a rimanere in ascolto dei movimenti dello spirito nel cuore di ciascuno di noi di fronte agli eventi del presente»,  stimolando a riflettere su cosa tali eventi «significavano e significano per una comunità, per un popolo», come proprio il Papa ha esortato a fare nel ciclo di catechesi del mercoledì appena concluso.