Per la riforma del Regolamento di Dublino

L’Europa in cerca di una strategia

Migranti in attesa di essere condotti al porto di Mytilene a Lesbo (Ansa)
08 ottobre 2020

La Commissione Ue ha recentemente presentato la proposta di una riforma del Regolamento di Dublino, il trattato internazionale in materia di diritto di asilo varato alla fine degli anni Novanta e che ha avuto diverse rielaborazioni. La proposta ha sollevato un vasto dibattito internazionale tra coloro che denunciano un compromesso al ribasso tra le esigenze dei Paesi del nord e quelle dei Paesi del sud, e coloro che invece vedono nella proposta della Commissione un punto di partenza, una base sulla quale discutere prospettive più solidali.

Ma perché si è resa necessaria una riforma del Regolamento di Dublino? Molto semplicemente, oggi assistiamo a un fatto del tutto nuovo: enormi flussi migratori dall'Africa puntano verso il Vecchio Continente. Le ragioni alle radici di questo fenomeno sono tante e complesse. Le principali sono economiche: l'immigrazione è un business enorme. Secondo un rapporto dell'Interpol che risale al 2016 ma è considerato attuale ancora oggi, il guadagno delle associazioni criminali che sfruttano l'immigrazione clandestina in tutto il mondo è pari a circa sei miliardi di euro. Una cifra enorme, che potrebbe coprire l’economia di diversi Stati. I gruppi criminali hanno bisogno di ogni genere di manovalanza: chi fornisce i documenti falsi, chi tiene i contatti con le famiglie dei migranti che pagano il viaggio, chi gestisce i centri di detenzione, chi organizza le traversate del Mediterraneo, chi controlla i canali della prostituzione, dello spaccio, dei legami con le mafie sul territorio, ecc. E' un sistema, una rete. Dopo la crisi economica del 2008, la crescita spropositata di questa rete ha creato uno squilibrio nell’area di Schengen e nel sistema di asilo disegnato dal Regolamento di Dublino. Appena i flussi sono aumentati, come avvenuto dal 2014 in avanti, è diventato evidente che il sistema non avrebbe retto. Nel 2015 sono arrivati così tanti migranti dal Medio oriente e dal Nord Africa, in fuga dalla guerra e dalle violenze, che le autorità greche e italiane hanno smesso temporaneamente di registrare gli arrivi. Ora, il Regolamento di Dublino stabilisce che i migranti debbano presentare la richiesta di asilo nel Paese di prima accoglienza. L’ovvia conseguenza è che i Paesi più esposti ai flussi come Italia, Grecia e Malta sono sovraccaricati e non riescono a far fronte alla situazione. A differenza delle precedenti proposte di riforma, che prevedevano quote obbligatorie di richiedenti asilo da accogliere in tutti i Paesi membri, il nuovo progetto della Commissione propone un’alternativa. Ogni Paese potrà decidere se accogliere concretamente un certo numero di richiedenti asilo nel proprio territorio oppure aiutare i Paesi sotto pressione. Questa seconda opzione potrà essere svolta in due modi: o agevolando i rimpatri o finanziando centri di accoglienza con progetti di sviluppo mirati nei Paesi di primo ingresso. Il punto nodale della proposta è quello di condividere la solidarietà. Il presidente von der Leyen ha parlato della necessità di trovare un equilibro fra «responsabilità e solidarietà» fra gli stati membri, e ha spiegato che il nuovo sistema offrirebbe «un modo nuovo» per gestire l’immigrazione «rispettando i nostri valori».

di Luca M. Possati