La testimonianza di Carlo Acutis riproposta da monsignor Semeraro

In un’epoca di “followers” si è fatto discepolo

Monsignor Semeraro ad Assisi davanti alla tomba di Carlo Acutis (19 ottobre 2020)
20 ottobre 2020

«Oggi abbiamo sotto i nostri occhi l’immagine di un giovane che si è giocato la vita puntando su Cristo». Così il nuovo prefetto della Congregazione delle cause dei santi, il vescovo Marcello Semeraro, ha riproposto la testimonianza di Carlo Acutis durante la concelebrazione eucaristica presieduta lunedì 19 ottobre nel santuario della Spogliazione, ad Assisi, in occasione della chiusura della tomba del beato, elevato agli onori degli altari domenica 11.

«Sono molti gli aspetti che rendono affascinante la figura» del giovane, ha riconosciuto il presule confidando di essere rimasto colpito dal grande afflusso di fedeli e di pellegrini — circa 2.500 al giorno —  che si sono recati in questi giorni a venerare le spoglie del nuovo beato.

«Per andare avanti nelle cause di beatificazione e di canonizzazione — ha quindi spiegato —  c’è una clausola che è quella della presenza di una fama di santità, e per Carlo non c’è stato bisogno e non ce n’è bisogno!  Non riusciremo a comprendere molto, d’altra parte, della sua vicenda terrena. Consumatus in brevi explevit tempora multa , potremmo ripetere con una espressione del libro della Sapienza: “Giunto in breve alla perfezione, ha conseguito la pienezza di tutta una vita”».

«Siamo nella città di san Francesco»  ha detto ancora attingendo alle Fonti francescane e proseguendo l’omelia con il riferimento alle domande  rivolte da fra Masseo a Francesco: «Perché a te? Perché a te? Perché a te?». Alla replica del santo su cosa intendesse, il frate aveva aggiunto: «Perché a te tutto il mondo viene dietro, e ogni persona pare che desideri di vederti, d’udirti?  Tu non sei un bell’uomo del corpo, tu non sei di grande scienza, tu non sei nobile, onde dunque a te che tutto il mondo ti venga dietro?». E  Francesco gli aveva risposto: «Perché non hanno veduto fra i peccatori il più vile, né più insufficiente, né più peccatore di me».

«In breve si tratta della umiltà. Francesco era fondato nell’umiltà», ha affermato monsignor Semeraro, raccontando  che anche lui si è posto la domanda: perché questo corteo così numeroso a venerare il corpo del beato? «Forse — ha detto — anche in questo c’è la forza di attrazione del beato Carlo Acutis: l’umiltà». Tale aspetto, ha detto riferendosi agli atti ufficiali della causa di canonizzazione, «ha segnato l’intero suo percorso spirituale e umano e a tutti i livelli. Era sicuro che l’umiltà fosse la scala per aprire i tesori del cuore di Cristo, la via più rapida per accedere all’infinita misericordia divina».

La madre ha testimoniato durante la causa che «Carlo era un ragazzo come tutti gli altri. Aveva anche lui i suoi difetti: era chiacchierone, orgoglioso». Ma, ha commentato il prefetto,  «è cresciuto. Ha potuto riconoscere la propria fragilità e piccolezza, eliminando ogni ostacolo all’azione dello Spirito».

Certo, il giovane «era diverso dalla figura fisica di Francesco descritta da frate Masseo, che diceva “tu non sei un bell’uomo”; invece Carlo era un bel ragazzo. “Tu non sei di grande scienza”; invece Carlo era un ragazzo intelligente. “Tu non sei nobile”; ma Carlo è nato in una famiglia distinta e anche ricco. Sicché per questi aspetti esterni, Carlo era diverso di Francesco. Umile però lo è stato come lui; soprattutto lo è stato come il Signore Gesù. Ha preso su di sé il suo giogo, ha imparato da lui, mite e umile di cuore, ed è per questo che ha trovato il ristoro per la propria vita e una giovinezza riuscita; ha conseguito la pienezza di tutta una vita», ha affermato ancora monsignor Semeraro. «Ci dicono — ha proseguito—  che il nostro beato era bravo, anzi geniale, nell’uso delle tecnologie, al punto che qualcuno lo ha proposto come “patrono di internet”. In epoca di followers,  però, Carlo si è fatto discepolo, non ha cercato ammiratori. Si è fatto discepolo di Gesù. Così come in una epoca come la nostra di volontà di potenza, ha voluto scegliere l’umiltà di Cristo. Amava essere qui ad Assisi e qui i genitori hanno voluto fosse sepolto. Ha voluto scegliere l’umiltà di Cristo il quale, come dice san Paolo, da ricco che era si è fatto povero per noi; ed è così che Carlo Acutis è diventato ricco, non più per una eredità umana, ma per mezzo della povertà e dell’umiltà di Cristo Gesù» ha concluso il prefetto, affidando Papa Francesco e la Chiesa — ma anche il suo nuovo incarico nella Congregazione delle cause dei santi —  all’intercessione del beato.

Con il presule hanno concelebrato il vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, l’arcivescovo Domenico Sorrentino, una quindicina di sacerdoti, tra cui il vicario generale della diocesi, don Jean-Claude Hazoumé e il parroco  e rettore del santuario della Spogliazione, fra Carlos Acácio Gonçalves Ferreira.

Alla fine della concelebrazione, monsignor Sorrentino ha ringraziato  il Signore per i «giorni belli, stupendi e immaginabili» dell’apertura della tomba di Carlo, e ha espresso profonda gratitudine alle persone che si sono  adoperate «perché tutto fosse vissuto con bellezza, nella disciplina e nell’ordine». L’arcivescovo ha chiarito che l’unico motivo per cui si chiude la tomba «è  per non incentivare l’afflusso che potrebbe essere pericoloso e perché non si è in grado di gestire il flusso per troppo tempo, a causa delle esigenze della contingenza  pandemica». Però ha rassicurato che non appena possibile sarà riaperta. 

La cerimonia di chiusura è avvenuta in un profondo raccoglimento, con applausi  e visi che lasciavano indovinare il desiderio di ritornare al più presto a venerare il corpo del beato.  (jean-baptiste sourou)