Allarmante progetto di legge nel Regno Unito

Impunità anticipata per i crimini di guerra

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07 ottobre 2020

Il progetto di legge, all’attenzione del Parlamento britannico, che prevede l’impunità anticipata per i crimini di guerra commessi dai soldati inglesi nelle missioni all’estero «va contro il diritto umanitario e il diritto penale internazionale», per questo va ritirato. A sostenerlo sono gli esperti di diritto dell’uomo delle Nazioni Unite secondo cui «non ci può essere nessuna giustificazione alle uccisioni illegali e alla tortura».

Il progetto di legge sulle operazioni militari all’estero ha già superato due dei cinque step necessari perché sia adottato dalla Camera dei Comuni, la camera bassa del Parlamento britannico. Al momento il progetto di legge è all’attenzione della Commissione designata che dovrà valutarne i contenuti, ma gli esperti Onu sostengono che questo provvedimento viola gli obblighi internazionali del Regno Unito. Gli esperti ritengono, infatti, che le disposizioni contenute nel disegno di legge proteggerebbero i soldati britannici in servizio all’estero dalle accuse di gravi crimini internazionali, tra cui uccisioni illegali e torture. «Il divieto universale di tortura è assoluto e non subisce deroghe, è considerato così importante che non può essere limitato o sospeso in nessuna circostanza», hanno sottolineato gli esperti, ricordando che «i governi non possono legalmente concedere l’impunità o rifiutarsi di indagare e perseguire tali crimini». In particolare gli esperti Onu criticano le norme della legge che prevedono limitazioni e la presunzione giuridica per l’avvio dell’azione penale. Con tali disposizioni, il disegno di legge minerebbe «la natura assoluta e inderogabile del divieto di tortura e violerebbe i diritti umani, così come il diritto penale e umanitario internazionale».

Allo stesso modo, le limitazioni previste dal provvedimento rischiano di intralciare le indagini sugli atti di scomparsa forzata, in quanto questa è considerata un reato in corso finché gli autori continuano a nascondere il destino delle persone scomparse, la loro posizione e i fatti non vengono chiariti. Gli esperti criticano inoltre la limitazione di tempo a disposizione delle vittime per chiedere un risarcimento, imposta dal provvedimento. Infine, il disegno di legge britannico, si evidenzia, limita la discrezionalità dei tribunali di estendere il periodo di reclamo per le violazioni commesse dai soldati in servizio all’estero. Facoltà concessa solo al Procuratore Generale e solo in circostanze eccezionali. «Queste due disposizioni rappresentano un allarmante passo indietro rispetto all’indipendenza della magistratura e al principio democratico, di lunga data, della separazione dei poteri», hanno affermato gli esperti indipendenti. «È essenziale — ricordano — che le leggi nazionali rispettino gli obblighi internazionali» e considerano il disegno di legge britannico «particolarmente allarmante» anche alla luce di un rapporto del 2018 che ha dimostrato come  l’esercito britannico sia stato «intenzionalmente negligente» nell’indagare sulle denunce di torture e maltrattamenti durante i dispiegamenti all’estero. Infine gli esperti «deplorano profondamente» il fatto che Londra abbia ignorato le preoccupazioni sollevate, all’inizio di giugno, sul provvedimento di legge da Nils Melzer, Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla tortura.

In risposta, il governo britannico aveva detto che il disegno di legge non avrebbe impedito futuri procedimenti giudiziari, un’affermazione che gli esperti hanno trovato poco convincente. «È estremamente preoccupante che il governo britannico stia negando i diritti alla verità, alla giustizia e al risarcimento delle vittime di reati gravi e delle loro famiglie, sulla base di una presunzione arbitraria che le affermazioni contro i soldati britannici siano vessatorie e fuorvianti», hanno sostenuto. Recentemente contro il provvedimento aveva tuonato anche il direttore di Amnesty International UK, Kate Allen, secondo cui queste norme «offrono agli ufficiali disonesti l’impunità di agire come desiderano senza timore di ripercussioni». «Non è nell’interesse di nessuno — aveva aggiunto — che ai membri delle forze armate sia dato un pass gratuito su presunti crimini di guerra».

di Anna Lisa Antonucci