Il tappeto di Cleopatra

Elizabeth Taylor nei panni di Cleopatra nell’omonimo film (1963)
02 ottobre 2020

«Se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, tutta la faccia della terra sarebbe cambiata» sentenziava con arguzia Pascal. Certo è che il suo carisma riuscì laddove eserciti sia pur potenti avevano fallito: far capitolare prima Giulio Cesare e poi Marco Antonio. Padroneggiava numerose lingue e non aveva rivali nell’arte della conversazione: e, come tramanda Plutarco nella Vita di Antonio, il suo temperamento, vibrante e magnetico, era come «un penetrante pungiglione».

Eppure le premesse che avrebbero portato al suo incontro fatale con Cesare non erano state beneauguranti. Quando il generale romano Pompeo, dopo la disfatta di Farsalo, riparò in Egitto per sfuggire a Cesare che lo aveva sconfitto, il re Tolomeo finse di accettare la sua richiesta, ma poco tempo dopo lo fece uccidere per mano dell’eunuco Potino, pensando di guadagnare così il favore del vincitore di Farsalo.

Il proditorio atto produsse l’effetto contrario: Cesare si accese d’ira quando su un piatto gli fu offerta la testa del suo nemico (che era pur sempre un suo concittadino) e convocò alla reggia sia Tolomeo che Cleopatra, che erano ai ferri corti, per tentare di sistemare la confusa situazione in Egitto.

La regina, temendo di cadere vittima di un agguato di Tolomeo, ricorse a uno stratagemma per giungere incolume all’appuntamento: si fece avvolgere in un tappeto, legato con una cinghia, e un suo fedele amico, con quell’involto sulle spalle, fece ingresso nella reggia dicendo alle guardie che stava portando un dono a Cesare. E arrivato al suo cospetto, srotolò il tappeto, che rivelò una donna irresistibilmente seducente, inguainata da abiti succinti e impreziosita, artatamente, da gioielli pregiati. In quel preciso istante, non fu solo il tappeto a srotolare: anche le sorti di Roma cominciarono ad andare a rotoli. Divennero amanti la notte stessa. (gabriele nicolò)