Il popolo di Ravenna e la Croce del Papa

La prima pagina del “B re v e ” di Paolo VI (14 marzo 1964)
10 ottobre 2020

Su richiesta del popolo di Ravenna, Papa Francesco ha benedetto sabato mattina, 10 ottobre, la “Croce di Dante” che Paolo vi  ha inviato alla città il 19 settembre 1965, nel 700º anniversario della nascita dell’Alighieri, perché fosse posta sulla sua tomba nella basilica di San Francesco. Il Papa ha compiuto questo gesto durante l’udienza, nella Sala Clementina, a una delegazione che ha rappresentato l’intera comunità civile e religiosa di Ravenna.

Benedetta dal Pontefice, la Croce — restaurata e finora custodita nella Biblioteca Classense — sarà nuovamente collocata sulla tomba di Dante, nell’ambito delle celebrazioni per i 700 anni della morte, aperte il 5 settembre (si concluderanno a settembre 2021) dal presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella.
All’inizio dell’udienza, monsignor Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia, ha ricordato in particolare i suggestivi contenuti della lettera che Paolo  vi  — «cultore appassionato dell’opera dell’Alighieri» — scrisse, il 14 marzo 1964, all’allora arcivescovo ravennate Salvatore Baldassarri. Inoltre, ha fatto presente monsignor Ghizzoni, Papa Montini è anche l’autore della lettera apostolica in forma di motu proprio Altissimi Cantus , «vera ode nei confronti della poesia cristiana dantesca». E la data della consegna di questo documento è, significativamente, il 7 dicembre 1965, il giorno prima della conclusione del concilio Vaticano ii:  Paolo vi  volle donare un’edizione della Divina Commedia ai padri conciliari.
Ecco perché, ha detto ancora l’arcivescovo al Papa, «uno dei gesti più significativi delle celebrazioni dantesche sarà  porre questa Croce, simbolo così frequente nei mosaici ravennati, di nuovo sulla tomba di Dante».
In realtà, ha proseguito rivolgendosi sempre  a Francesco, «il motivo più ampio della nostra presenza qui è il desiderio di coinvolgerla nella commemorazione del sommo poeta: le chiediamo un’attenzione speciale per rilanciare l’opera dantesca nella scuola, nell’università, nelle sedi dove si fa cultura ed educazione, dove si studia la lingua e la letteratura italiana; nelle facoltà teologiche dove si formano i futuri sacerdoti; nei mass media e sui social; tra i govani e gli adolescenti». A  dar più forza alle parole dell’arcivescovo erano presenti, con il sindaco e presidente della Provincia di Ravenna, Michele De Pascale, le diverse componenti della comunità cittadina.