La paura di decidere chi essere di Stefania Colombo, Quello che vedo dall’aldiquà di Elton Ziri e Il buco della serratura di Marcello Spiridigliozzi sono i tre libri vincitori del “Premio Carlo Castelli” per la solidarietà. Giunto alla sua tredicesima edizione il riconossimento letterario si ispira alla testimonianza di Carlo Castelli (1924-1998) volontario vincenziano nelle carceri e pioniere nell’opera di recupero sociale dei detenuti. Il premio, il cui titolo è Il mondo di fuori visto da dentro è promosso dalla Società San Vincenzo de’ Paoli con il patrocinio del Senato della Repubblica, Camera dei Deputati, Ministero della Giustizia, Università Europea di Roma e con lo speciale riconoscimento della medaglia del Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. Media Partner il Dicastero per la Comunicazione, TV2000 e Radio InBlu. L’assegnazione dei premi verrà trasmessa venerdì prossimo in diretta su Facebook e Youtube a partire dalle ore 18 dalla sede di palazzo Maffei Marescotti, a Roma.
Come ogni anno, anche per questa edizione, sono giunti elaborati da numerosi istituti di pena italiani. Ai primi tre classificati la giuria assegnerà un “doppio” premio in denaro: una parte verrà consegnata all’autore, mentre un’altra somma verrà destinata a un’opera di solidarietà. Così, anche chi ha “sbagliato” nella vita e vive l’esperienza della reclusione, avrà la possibilità di compiere una buona azione. «Riteniamo che questo — afferma Antonio Gianfico, presidente della Federazione nazionale della Società di San Vincenzo de’ Paoli — sia uno stimolo per aiutare il recluso a riconciliarsi con il proprio vissuto e con la società. Questa edizione del premio ricade in un periodo di rara eccezionalità per la pandemia da Covid-19. Una situazione che sta mettendo a dura prova la nostra società, improvvisamente trovatasi a vivere come in un film di fantascienza, dove però è in gioco la nostra quotidianità, la nostra stessa vita. La San Vincenzo de’ Paoli — aggiunge — non si è mai fermata, il coronavirus ci ha ricordato ancora di più che ogni persona vive di relazioni ed è al tempo stesso una relazione; e così, seppur con mille problemi, abbiamo continuato a scommettere sull’umanità che ci unisce e ad offrire un servizio a chi in difficoltà ha incrociato la nostra strada». Il presidente della San Vincenzo, inoltre, sottolinea quanto sia importante la dimensione relazionale con le comunità carcerarie «che non può essere trascurata, così come la realizzazione del concorso nazionale a premi, che porta il nome del nostro indimenticato Carlo Castelli, promosso negli istituti di pena ormai da 13 anni». Gianfico ricorda che il Covid-19 nelle carceri italiane ha provocato morti e disagi. «Soprattutto ha impedito l’incontro fisico con i familiari e l’ingresso delle migliaia di volontari che ogni giorno svolgono attività di sostegno, scolastiche, culturali e di vario genere. Si è creato così, improvvisamente, un grande vuoto, un senso di abbandono nelle persone ristrette, perché è mancato loro quel filo diretto con il mondo esterno attraverso una persona che dona la sua vicinanza, il suo mettersi alla pari senza pregiudizio».
La pandemia ha accentuato ancora di più quel senso di vuoto e di solitudine tra i detenuti ai quali viene impedito di avere un contatto fisico con i loro cari: una carezza, una stretta di mano, anche uno sguardo ravvicinato. «La galera — sottolinea Claudio Messina, delegato nazionale carceri della Società San Vincenzo de’ Paoli e ideatore del premio — interrompe bruscamente una condizione di vita e ne determina un’altra piena di limitazioni e divieti, tagliando contatti esterni e causando grossi condizionamenti e una forte regressione nello sviluppo della personalità e nelle relazioni».
Dai racconti dei detenuti emerge proprio la consapevolezza di vivere in un “tempo sospeso”, l’ansia di non sapere se, una volta scontata la pena, fuori ci sarà ancora qualcuno ad attenderti, una casa, un lavoro. Ma, dagli elaborati — spiegano dalla San Vincenzo — emerge anche un altro sentimento: la paura. Tutti noi, che viviamo nel “mondo di fuori”, durante il lockdown, siamo rimasti in qualche modo “reclusi” nelle nostre abitazioni ed abbiamo sperimentato sensazioni di isolamento e clausura. Come avranno vissuto, i detenuti, la pandemia vista “da dentro”?.
Puntando all’essenza della narrazione, stimolando soprattutto la spinta interiore che la persona è capace di sentire e di esprimere, il “Premio Carlo Castelli” vuole significare vicinanza a coloro che hanno intrapreso un percorso di cambiamento, o di conversione, a chi ancora non se ne sente capace, nonché provocare una riflessione in tutte le persone che non vogliono vedere e sentir parlare di carcere.
Ai tre vincitori di questa tredicesima edizione vanno rispettivamente 1.000, 800 e 600 euro, con il merito di sostenere anche un progetto di solidarietà. In aggiunta ai premi, a nome di ciascuno dei tre vincitori saranno devoluti, nell’ordine: 1.000 euro per finanziare la costruzione di un’aula scolastica nel Centro Effata di Nisiporesti (Romania); 1.000 euro per un progetto formativo e di reinserimento sociale di una giovane dell’Istituto minorile di Casal del Marmo (Roma); 800 euro per l’adozione a distanza di una bambina dell’India. (francesco ricupero)