La figura del missionario tirolese Eusebius Franz Kühn

Il gentile “contadino nero” dell’Arizona

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02 ottobre 2020

La Congregazione delle cause dei santi ha riconosciuto le virtù eroiche del gesuita tirolese padre Eusebius Franz Kühn, conosciuto poi con il nome di Eusebio Francisco Kino. L’atto, reso pubblico il 10 luglio, è un importante passo verso una possibile beatificazione del religioso di origine trentina. Originario di un’antica famiglia del luogo la cui presenza è documentata sin dal 1380, padre Kühn nacque il 10 agosto 1645 a Segno (oggi comune di Taio nella Val di Non). L’intero territorio dell’attuale comune (in tedesco Theyl) all’epoca apparteneva al capitolo cattedrale di Trento e quindi era assoggettato alla contea principesca del Tirolo.

Il nome Kühn, o Chini, è tuttora molto diffuso nella valle. Un suo antenato, il dottor Simone Chini, notaio e giudice, aveva ricevuto un titolo nobiliare dall’imperatore Carlo v mentre un suo parente, il padre gesuita Martino Martini (1614-1661), aveva lavorato a Pechino e pubblicato la prima carta geografica utile della Cina (Novus Atlas Sinensis) oltre una storia del Paese (Sinicae Historiae decas prima). La parentela con il missionario gesuita Martini e l’educazione religiosa, prima nella cattolica Val di Non, poi nel collegio dei gesuiti a Trento e quindi nel loro liceo ad Hall, contribuirono a spianare la strada alla vocazione. Dopo una grave malattia, nel 1665 Eusebio entrò nella Compagnia di Gesù.

Padre Kühn studiò a Innsbruck, Monaco, Ingolstadt e Friburgo. Il suo obiettivo era la Cina. Con 18 confratelli salpò da Genova per raggiungere Cadice. Lì lo attendeva la flotta delle Indie occidentali spagnola, che doveva condurre alcuni gesuiti in America, mentre altri (tra i quali Kühn) dopo aver superato l’istmo di Panamá, avrebbero proseguito per le Filippine e la Cina. La nave del religioso, però, arrivò a Cadice in ritardo impedendogli di partire con la flotta delle Indie occidentali. La spedizione successiva non era prevista prima di due anni, così padre Chini approfittò di quel tempo per imparare lingue e svolgere ricerche astronomiche. Studiò la cometa del 1680-1681 e sempre qui fu informato che la sua prossima destinazione non era la Cina ma la Nuova Spagna, nel territorio degli attuali Messico e Arizona (“arida zona”, terra arida). Dopo tre mesi di navigazione, nella primavera del 1681 approdò a Veracruz, sulla costa orientale del Messico. La sua destinazione era la California (calida fornax, cioè “calda fornace”), e più precisamente l’estesa penisola a ovest del Messico, che all’epoca si pensava fosse un’isola. Kühn definì la California, la Baja California, la più bella isola del mondo. Nascondeva però anche un gran numero di pericoli: deserto, serpenti, scorpioni, caldo, sete, tribù indiane ostili e tempeste. L’anelata “vigna del Signore” si rivelava desolata.

La prima spedizione di padre Kühn lo portò, nel 1683, come superiore della missione, nella punta meridionale della penisola californiana. Dopo qualche giornata tranquilla, alcuni soldati spagnoli aprirono il fuoco contro degli indiani che avevano scambiato per ladri di cibo. Essendo molti di più, gli indiani distrussero l’insediamento dei bianchi, dei quali solo pochi riuscirono a mettersi in salvo sulle navi e ritornare sulla terraferma. Dopo diverse spedizioni infruttuose, a Kühn fu assegnato un nuovo territorio dove lavorare, e più precisamente nell’attuale Sonora in Messico, a Cucurpe, il luogo dove “canta la colomba”. Qui diventò consigliere del viceré del Messico e da qui andò in esplorazione, insieme ai suoi compagni, tracciando la carta geografica di altri territori di missione. Fondò la stazione missionaria di Dolores, che per quasi un quarto di secolo gli servì da base. In patria padre Kino aveva imparato l’agricoltura e l’allevamento di bestiame. Così, in breve tempo costruì impianti di irrigazione, dissodò la terra e piantò delle viti. Si fece dei nemici tra gli uomini di medicina indiani, che vedevano diminuire la loro influenza, e tra i proprietari di miniere spagnoli, che sfruttavano i minatori. Il visitatore generale ricevette diverse lamentele, ma bastò una visita a convincerlo e il gesuita poté continuare il lavoro della sua vita.

Padre Kühn quasi non scendeva di sella. La coperta da cavallo gli faceva da letto, la sella da cuscino. Battezzava, portava soccorso ai malati, consolava i morenti e seppelliva i morti. Gli indiani saccheggiavano le missioni, uccidevano i missionari e bruciavano le fattorie degli invasori bianchi. Fu chiamata la cavalleria spagnola e ci si ricordò di padre Kühn, il quale, insieme a un generale spagnolo, riuscì a concludere un accordo di pace nel 1695.

La penisola californiana aveva un’importanza strategica come punto di partenza per recarsi nelle Filippine e in Cina. Nel 1697 padre Kühn fu mandato a esplorare la parte nord del territorio. Nel 1701 raggiunse il Colorado River, scoprendo così che esisteva un collegamento terrestre con il continente, ossia che la Baja California non era un’isola. In totale percorse più di 35.000 chilometri, tracciando mappe precise di tutti i suoi viaggi e lasciando opere geografiche in lingua spagnola.

La sua mappa della penisola, stampata in Europa nel 1705, fu per lungo tempo quella più precisa. Per ringraziarlo del suo lavoro, il re Filippo v lo nominò “cosmografo di corte”. Fino al 1711, ossia al suo sessantaseiesimo anno di vita, padre Kühn percorse instancabilmente il deserto come missionario e insegnante. Nonostante problemi di artrite, nel 1711 si recò a cavallo all’inaugurazione di una cappella a Magdalena (l’attuale Magdalena de Kino, 68 chilometri a sud del confine tra Stati Uniti e Messico). Il 15 marzo 1711 il gesuita — secondo alcune opere storiografiche tirolesi — fu ucciso da un indiano Tarahumara. Secondo altri sarebbe morto di febbre. Fu sepolto nei pressi della stazione missionaria da lui fondata a Magdalena. Non riuscì a raggiungere il suo obiettivo di evangelizzare l’intera California, pacificare gli Apache e creare un collegamento con il territorio di missione nel Canada francese. Era un uomo gentile, coraggioso, ascetico, ed era considerato un missionario il cui interesse più grande era il benessere degli indiani. Dopo 250 anni sono state rinvenute la sua tomba e le sue spoglie mortali. Oggi sopra la tomba si trova un piccolo mausoleo. Di alcuni paesi e chiese fondati da Kühn esistono tuttora le rovine, per esempio a Tumacacori. Questi monumenti del tempo oggi vengono restaurati e riattivati. Ci sono strade, località, come Bahia Kino sulla costa del Golfo di California, fiumi e valli che portano il nome del religioso.

Padre Kühn è entrato nella storia del paese come “padre a cavallo”. Oggi ci sono cinque grandi monumenti a ricordarlo. Come fondatore dello stato dell’Arizona, in occasione dei duecentocinquanta anni dalla sua morte è stata collocata una sua statua nel Campidoglio di Washington. Il monumento doveva mostrare il suo volto, che però nessuno conosceva. Il gesuita Ernest J. Burrus si è così recato in Val di Non e ha fotografato diversi membri della famiglia Chini, permettendo la realizzazione di un ritratto sulla base delle foto. Kino viene ricordato inoltre con due statue equestri, a Hermosillo nello stato del Sonora e davanti al Campidoglio di Phoenix, come “Father on horseback”. Un altro monumento si trova a Nogales (sul confine tra il Messico e gli Stati Uniti) mentre quello più vicino è nel parco davanti alla stazione di Trento, nei pressi della statua a Dante, il quale mostra il “serpente piumato”, ovvero l’antica divinità messicana Quetzalcóatl.

Padre Kühn si è distinto per il suo atteggiamento gentile verso gli indigeni nordamericani. Per via dell’abito talare, gli indios lo chiamavano il “contadino nero”. Molti messicani onorano il religioso come santo. Adesso il gesuita può essere considerato ufficialmente uno speciale modello di fede. Ai fini della beatificazione serve ancora il riconoscimento di un miracolo avvenuto per sua intercessione.

di Heinz Wieser