Il cardinale Parolin per l’ordinazione episcopale del nunzio in Angola e São Tomé e Príncipe

Favorire il dialogo tra quanti sono distanti e divisi

Em.mo Cardinal Pietro Parolin -  Altare della Cattedra - Ordinazione Episcopale S.E. Mons. Giovanni ...
19 ottobre 2020

Sabato 17 ottobre, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, nella basilica vaticana ha conferito l’ordinazione episcopale a monsignor Giovanni Gaspari, arcivescovo titolare di Alba marittima e nunzio apostolico in Angola e  São  Tomé  e Príncipe. Co-consacranti erano gli arcivescovi Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, e Tommaso Valentinetti, ordinario di Pescara-Penne, arcidiocesi di origine del nuovo rappresentante pontificio. Pubblichiamo l’omelia pronunciata dal porporato durante il rito.

Le parole pronunciate da Gesù nel Vangelo ci guidano nella presente celebrazione, durante la quale verrà conferita l’Ordinazione Episcopale a monsignor Giovanni Gaspari, nominato il 21 settembre scorso dal Santo Padre Francesco Nunzio Apostolico in Angola e São Tomé e Principe, ed elevato alla dignità di Arcivescovo, con l’assegnazione della Sede titolare di Alba Marittima.

Abbiamo ascoltato la risposta che il Signore diede alla madre dei figli di Zebedeo. Subito dopo il terzo annuncio della Passione, ella aveva chiesto al Maestro un posto preminente per i suoi figli nel regno futuro.

Gesù, con le sue parole, conduce i discepoli a sentimenti e progetti ben più elevati e mostra loro un modello del tutto nuovo di autorità. Egli invece di dominarci con durezza, volle servirci con dolcezza e ci indicò una forma di autorità che si manifesta come paradossale e sublime servizio di Dio per noi, fonte della nostra gioia e della nostra speranza.

Ogni autorità umana trova di conseguenza la sua ragion d’essere e la sua nobiltà nell’imitare questo stile divino.
Il Figlio di Dio ha voluto farsi servitore dell’essere umano e quest’ultimo è chiamato ad imitarlo servendo il prossimo, se vuole tributare a Dio un culto in spirito e verità. Ciascuno, mettendo a disposizione la propria persona con tutte le sue doti e facoltà, potrà così diventare grande nell’amore e regnare insieme a Cristo.

Egli ci insegna a considerare ogni autorità come strumento per operare il bene verso tutti e in maniera speciale verso i più bisognosi, offrendoci Egli stesso come esempio perfetto da ammirare e da imitare.

Ci insegna a trasformare ogni potere in un dono prezioso a beneficio della comunità e di ogni singola persona. In tal modo ci libera dalla concezione del potere e della ricchezza come fonte di dominio e di arroganza e ci rivela che a legittimare l’autorità è l’idoneità e la capacità di servire, rese possibili e purificate dall’amore a Dio.

Come sempre le parole di Nostro Signore sono semplici e profondissime, dolci ed esigenti e destano ammirazione e devozione, perché rivelano l’insondabile intensità dell’amore di Dio per noi. Siamo invitati a far sì che esse ispirino profondamente le scelte quotidiane e gli atteggiamenti di fondo fino ai nostri comportamenti.

Pur con i limiti connessi alla fallibilità e debolezza umane, diverremo allora, con l’aiuto della Grazia, capaci di servire tutti e in particolare i più poveri ed abbandonati, capaci di servire la Chiesa e non di servircene, imitando il Figlio di Dio che spogliò se stesso per rivestire noi, che si abbassò per innalzarci, che si fece debole per renderci forti, che salì sulla croce per farci salire in Cielo.

Sant’Ignazio di Antiochia, di cui oggi la Chiesa fa grata memoria, è stato un santo vescovo che ha amato il Signore e la Chiesa fino alla testimonianza più alta nel martirio. Egli poté farlo perché le parole del Signore entrarono profondamente nella sua anima, plasmandolo e trasformandolo. Egli donò interamente se stesso perché conobbe ed amò il Signore, perché le sue parole lo commossero, lo convinsero, lo liberarono dalle vuote paure e dall’inconsistenza dei sogni e delle mire umane, rendendolo saldo nella fede e capace di aspirare ai beni eterni. Le parole pronunciate da Gesù si sono esemplarmente realizzate in lui.

Le parole del Signore aspirano a trovare realizzazione anche in ogni vescovo che, succedendo agli Apostoli, è chiamato a testimoniare e a vivere la medesima loro fede in Cristo Risorto, ed a configurarsi a Cristo-Capo per servire il gregge a lui affidato e compiere con dedizione, onore e coraggio la missione ricevuta.

Ogni vescovo, assumendo il suo mandato, tenga perciò presente quanto ha affermato il Santo Padre Francesco in occasione di un’Ordinazione episcopale: «Riflettete che siete stati scelti fra gli uomini e per gli uomini, siete stati costituiti nelle cose che riguardano Dio. “Episcopato” infatti è il nome di un servizio, non di un onore. Poiché al Vescovo compete più il servire che il dominare, secondo il comandamento del Maestro: “Chi è il più grande tra voi, diventi come il più piccolo. E chi governa, come colui che serve”. Siate servitori. Di tutti: dei più grandi e dei più piccoli» (19 marzo 2016).

A sua volta san Paolo vi , alla conclusione del concilio, parlando ai vescovi italiani, identificò quanto qualificava in quel momento l’esercizio dell’autorità episcopale nel senso di una responsabilità sempre più chiara, nel servizio e nell’amore che tutto penetra e vivifica diventando fonte di comunione (cfr. Discorso ai Cardinali, Arcivescovi e Vescovi d’Italia, 6 dicembre 1965). Tali parole mantengono pienamente il loro valore nel nostro tempo.

Caro mons. Giovanni, con questo spirito sei chiamato a svolgere il ministero episcopale che oggi ti è conferito.  Lo farai come nunzio apostolico,  esercitando cioè la funzione di rappresentare il Santo Padre e la Santa Sede presso le Chiese particolari e gli Stati a cui è inviato. È un compito da espletare con alto senso di responsabilità e con zelo pastorale, ma al tempo stesso con gioiosa fiducia nel costante e potente aiuto di Dio.

Questa rappresentanza è finalizzata, innanzitutto, all’arricchimento della comunione tra le Chiese particolari e la Chiesa Universale. La tua missione, infatti, deve rendere visibile ed effettiva la sollecitudine del Santo Padre per le Chiese locali e permettere a lui di disporre di quelle conoscenze aggiornate e specifiche, indispensabili allo svolgersi ordinato ed efficace della sua complessiva azione apostolica.

Porterai poi alle Chiese e agli Stati ai quali sei inviato gli insegnamenti del Santo Padre, in special modo quelli sulla dignità di ogni persona dal concepimento alla morte naturale e sui diritti dei più poveri, quelli per la pace e la fraternità fra i popoli e per il rispetto della libertà religiosa e quelli a favore di un’economia ispirata a criteri di equità ed inclusività, tale da consentire ad ognuno di venire pienamente valorizzato.

Quello del nunzio apostolico è un lavoro volto a favorire l’intesa e la pace fra le Nazioni. Tale impegno, provenendo da chi non ha interessi propri di natura ideologico-politica o economica da difendere, né velleità di dominio, si trova nelle migliori condizioni per favorire il dialogo anche tra i più distanti o tra coloro che fossero divisi da profonde inimicizie.

È un servizio reso al bene della Chiesa e alla pace nel mondo. Esso sarà tanto più efficace e luminoso quanto più verrà costantemente alimentato dalla vita di preghiera e dalla meditazione della Parola di Dio e quanto più si incarnerà in uno stile di vita che lasci trasparire la luce del Vangelo, uno stile di vita di bontà, di semplicità, di discrezione, di umiltà, di pacatezza, di mitezza, che, grazie a Dio, ti è già connaturale. In tal modo, anche quando non sarà immediatamente possibile annunciare il nome e la Parola di Cristo, l’autenticità, sobrietà e genuinità della vita del Rappresentante pontificio, diverranno una chiara ed eloquente testimonianza in grado di suscitare la salutare domanda sul Signore Gesù ed attrarre alla vita buona del Vangelo.

Caro mons. Giovanni, ti sei lungamente preparato per questa missione che il Santo Padre ti ha affidato. Dopo gli anni trascorsi alla Pontificia Accademia ecclesiastica, hai svolto il tuo servizio, a partire dal 2001, presso diverse Nunziature apostoliche in tre continenti, rispettivamente in Iran, Albania, Messico, Lituania ed infine, nell’ultimo decennio, presso la Seconda Sezione della Segreteria di Stato.

Durante questo tempo hai avuto la possibilità di conoscere e trattare molte questioni dibattute nella Chiesa e nel mondo, collaborando proficuamente con i diversi Capi Missione e poi direttamente con i Superiori della Segreteria di Stato. Ogni esperienza svolta e studio compiuto ti saranno utili nel tuo lavoro, ma più ancora ti sarà utile la tua fervida devozione e l’intensità del quotidiano dialogo d’amore con il Signore, nell’Eucaristia e nella preghiera.

Con questo prezioso bagaglio potrai dare avvio con fiducia al tuo nuovo cammino come nunzio apostolico in Angola, dove il 21 novembre dello scorso anno è entrato in vigore l’Accordo-Quadro con la Santa Sede, che ora si sta implementando, e a São Tomé e Príncipe, dove si lavora da ambedue le parti al raggiungimento del medesimo fine.

In questi due Paesi africani incontrerai una numerosa e maggioritaria comunità cattolica alla quale farai percepire la bellezza di essere parte viva ed insostituibile della Chiesa Universale e l’importanza e provvidenzialità del forte legame che lega ogni Chiesa al Papa e alla Santa Sede. Nel medesimo tempo sarai tenace fautore di un dialogo fraterno, in primo luogo con i cristiani appartenenti ad altre confessioni religiose, e quindi con tutti gli uomini di buona volontà per favorire ed incrementare le relazioni ecumeniche ed interreligiose e per l’armonioso e pacifico sviluppo dell’intera società.

San Giovanni Battista, che preparò la via al Messia, sant’Ignazio di Antiochia e san Cetteo, vescovo e martire, patrono dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne, che ho avuto la gioia di celebrare proprio nella tua città sabato scorso,  ti accompagnino e benedicano. Maria Santissima, Madre di Dio e della Chiesa ed umile discepola del Signore ti assista e protegga nella tua missione.