In un istituto salesiano di Torino

Educare all’arte e al cibo

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16 ottobre 2020

Arte e cibo genuino, da soli o in connubio, sono strumenti che confortano l’animo, lo distolgono anche per un attimo dai mille pensieri quotidiani. Quando poi queste due voci si uniscono per costituire l’indirizzo o, meglio, la curvatura di un istituto scolastico che educhi all’arte e all’alimentazione la questione si fa ancora più interessante. L’idea è nata dal corpo docente del liceo linguistico dell’istituto salesiano Madre Mazzarello di Torino, gestito dalle figlie di Maria Ausiliatrice che entrarono nella struttura nel lontano 1924. «Volevamo dare un’impronta diversa e attuale al piano di studi 2021-2022, che andasse oltre il tradizionale studio delle tre lingue che insegniamo — spiega a “L’Osservatore Romano” Monica Falcini, docente coordinatrice del liceo e membro dello staff direttivo dell’istituto — e così grazie anche all’appoggio della preside Daniela Mesiti abbiamo proposto qualcosa di nuovo che completasse, rispettandole, le direttive  ministeriali». Una primizia assoluta in Italia, sottolinea la docente, che ha ricevuto la “benedizione” di Slow food e della sua rete Terra Madre, Università di Pollenzo e Fondazione Torino Musei, riguardante i circa quattrocento allievi del linguistico, parte degli oltre mille di tutto il complesso scolastico che va dalle materne alle superiori. L’open day per la presentazione dell’iniziativa è previsto il 24 ottobre.

In sostanza, osserva Monica Falcini, obiettivo dell’iniziativa è quello di coniugare lo studio fondato sulla pedagogia salesiana (educazione, formazione integrale, accoglienza, inclusione) alla conoscenza e alle possibilità di occupazione che derivano dal patrimonio artistico ed enogastronomico del Piemonte. Saranno proprio docenti provenienti da tali ambiti a dare il contenuto specifico di carattere artistico e agroalimentare, senza nulla togliere alle altre materie.
Nel corso dei cinque anni di studi, sotto l’egida di Slow food e Fondazione Torino Musei, ognuno sarà dedicato a un blocco di temi diverso: per l’area alimentare, dalla tutela della biodiversità e valorizzazione dei prodotti di qualità di natura casearia o relativi alla produzione vinicola alla progettazione di itinerari storico-artistici-ambientali-enogastronomici, dalla questione dell’ambiente e della sostenibilità nel mondo della pesca alla storia e cultura del cibo in Piemonte. E poi nozioni tecniche sull’allestimento di opere e cataloghi delle mostre, management e gestione di un ente culturale e dell’impiego di guida turistica per enti, comuni, associazioni e musei, cura e restauro delle collezioni per tutto ciò che invece è relativo all’area artistica.

Un percorso che si basa quindi sulla formazione, aggiunge Falcini, improntato sul rafforzamento dell’interdisciplinarietà «per approfondire il rapporto tra conoscenza teorica ed esperienziale, nel quadro di un’attività sperimentale, partecipata e itinerante. In questo modo sarà possibile diffondere e condividere le nozioni sulle diversità gastronomiche e artistiche con istituti di natura analoga, sia italiani che stranieri, rafforzando il profilo internazionale e la conoscenza delle ricchezze del territorio in tal senso». Da qui all’ingresso nel mondo del lavoro il passo è breve perché la cultura acquisita favorirà una migliore relazione  con esso, «essendo entrati già in possesso durante l’iter formativo — precisa la coordinatrice del liceo — di nozioni fondamentali come “team management” e “team work”. Ciò permetterà, a esempio, di fare esperienza dell’attività di accoglienza in occasione di congressi, fiere e altri tipi di manifestazioni o di progettare e attuare eventi all’interno della scuola. Di fronte al periodo complesso sotto vari punti di vista che stiamo vivendo, questo nuovo tipo di liceo rappresenta una risposta concreta ed elaborata per dare ai giovani maggiori risorse e strumenti utili a trovare una collocazione dignitosa nel campo lavorativo».

di Rosario Capomasi