Atlante
Cronache di un mondo globalizzato

A Rohingya refugee youth carries relief materials at Kutupalong refugee camp, in Ukhia on October 6, ...
09 ottobre 2020

«Sperare esige realismo. Esige la consapevolezza delle numerose questioni che affliggono la nostra epoca e delle sfide all’orizzonte. Esige che si chiamino i problemi per nome e che si abbia il coraggio di affrontarli. Esige di non dimenticare che la comunità umana porta i segni e le ferite delle guerre succedutesi nel tempo, con crescente capacità distruttiva, e che non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più deboli». Con queste parole, lo scorso 9 gennaio, Papa Francesco si rivolgeva ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Il Papa faceva riferimento a due elementi cruciali che animano l’azione diplomatica della Santa Sede nel mondo, ossia la speranza e il realismo. Due dimensioni distinte, ma che si richiamano reciprocamente. La speranza esige il realismo, ed entrambi esigono il coraggio, vale a dire «la consapevolezza che il male, la sofferenza e la morte non prevarranno e che anche le questioni più complesse possono e devono essere affrontate e risolte». A questa ispirazione fondamentale si richiama il nuovo inserto di geopolitica internazionale de «L’Osservatore Romano», intitolato «Atlante», che ogni settimana cercherà appunto di “chiamare i problemi per nome” fornendo una mappa del mondo a partire dagli ultimi, dagli emarginati, dalle periferie della Terra, quei territori che troppo spesso vengono dimenticati dalla stampa internazionale. D’altronde, questo è ed è sempre stato “l’occhio” de «L’Osservatore Romano» fin dalla sua nascita. Speranza e realismo si uniranno nell’analisi puntuale di quella che il Papa ha definito “una guerra mondiale a pezzi”. Espressione, questa, che rende in modo particolarmente efficace la complessità del momento storico che l'umanità sta attraversando. Gli ultimi vent’anni sono stati segnati da eventi inconcepibili fino a pochi decenni prima: il terrorismo jihadista, la diffusione delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale, la crisi economica che ha letteralmente azzerato la classe media in Occidente, la crescita rampante della Cina e dell'India, gli enormi flussi migratori che segnano il Mediterraneo e da ultimo la pandemia di coronavirus. A questi si aggiungono crisi più profonde e croniche, come il riscaldamento globale, l'instabilità in Medio oriente o il dilagare della povertà e dello sfruttamento in Africa e in Sud America, o ancora piaghe terribili come la tratta degli esseri umani o il traffico di armi che stanno  distruggendo intere regioni. L’ordine mondiale nato dalla Seconda guerra mondiale e dalla guerra fredda è ormai finito. Da esso non è emerso un nuovo ordine, ma un quadro spezzettato, fragile, sfuggente. Con le sue quattro pagine di notizie e approfondimenti, «Atlante» cercherà di fornire al lettore un filo conduttore per  interpretare un’umanità sempre più disorientata, inquieta e incapace di guardare a se stessa.

di Luca M. Possati