A colloquio con Pierluigi Bartolomei

Adotta un infermiere

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19 ottobre 2020

«C’è bisogno di dare gambe alle parole del Papa, di dare sostanza, di farle diventare un’esperienza concreta: volti, incontri, momenti da ricordare. Al di là dei cuoricini e delle parole su Facebook» spiega Pierluigi Bartolomei, preside della Scuola di formazione professionale Elis di Casalbruciato (e anche autore e interprete di monologhi sulle disavventure tragicomiche della vita in famiglia, ma questa è un’altra storia). «Per questo — continua Bartolomei — in sintonia con l’uscita dell’enciclica di Papa Francesco sulla fraternità e l’amicizia sociale siamo andati con un gruppo di ragazzi in un noto ospedale romano; come segno di riconoscenza abbiamo consegnato al pronto soccorso una busta con una ventina di gift card  prepagate Amazon da destinare agli infermieri di turno»; un’iniziativa spontanea, frutto di una raccolta fondi con alcuni papà. «Da parte di cittadini riconoscenti e ammirati per il vostro lavoro silenzioso e discreto verso il prossimo» si legge nella lettera scritta dai ragazzi.

 «Alcuni di loro — continua Bartolomei —  erano ammessi alla prova dal tribunale e questo gesto li aiuterà a riconciliarsi con il mondo. Per questioni di regolamento ci è stato giustamente vietato di consegnare i regali ad personam . Gli infermieri seppur avvisati, non possono ricevere neanche un caffè quando sono in servizio, per cui ci penserà l’amministrazione a decidere come e cosa fare dei coupon . L’importante è che abbiano percepito la stima e l’ammirazione dei nostri ragazzi». Ragazzi che, tornati al dopo scuola, hanno pregato per loro; «da domani sull’ambulanza ci siamo anche noi» è stata la frase che ha fatto scattare la commozione tra il personale del Pronto Soccorso. Sono tante le piccole grandi, sorprendenti storie di incontro e di fraternità on the road  che fioriscono in quel  «Giardino che nessuno sa» (dal verso di una canzone di Renato Zero del 1994). Dare un nome bello alle cose che si fanno non è un optional, è un modo per ricordare ai ragazzi che la realtà è positiva, che il vicino di casa non è solo un nome, è un mondo ancora tutto da scoprire. Per questo alla Elis sono partite iniziative come «Adotta un infermiere». Per far capire meglio, il preside si serve di un paragone sportivo: «Nella didattica la teoria, le lezioni in classe sono come l’alzata nel volley, ma serve la didattica outdoor , servono attività concrete in esterna per fare punto». Un preside che si definisce «un uomo del fare», allergico alle polemiche sui social. Nei suoi scritti online preferisce parlare di fatti, più che di commenti o opinioni. «Sono nato a Roma — si legge in uno dei suoi identikit —  come i miei bisnonni uno dei quali era ebanista in via di Ripetta. Mio padre Gregorio, poliziotto di origine contadina, mi ha insegnato il valore dell’onestà invisibile, non ostentata ma vissuta a qualunque costo sulla propria pelle, giorno dopo giorno. Mia madre Margherita, casalinga, “romana de Roma” ha invece contribuito quand’ero piccolo a rendere la nostra abitazione un ambiente molto allegro e divertente, un luogo sempre aperto ad accogliere ospiti (...) La sorpresa più bella è stata quella di poter lavorare nel campo educativo in una scuola border line , nella periferia romana, nei pressi delle borgate più emarginate della capitale».

di Silvia Guidi